Titolo originale | We Are X |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna, USA, Giappone |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Stephen Kijak |
Attori | Yoshiki, Gene Simmons, Wes Borland, Richard Fortus, Toshimitsu Deyama Sugizo, Hiroshi Morie, Pata, Tomoaki Ishizuka, Hideto Matsumoto, Taiji Sawada, Marilyn Manson, Dir en Grey, Glay, Stan Lee. |
Uscita | lunedì 30 ottobre 2017 |
Distribuzione | Drafthouse |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,04 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 18 dicembre 2017
A vent'anni dalla loro difficile separazione, il leader degli X Japam, Yoshiki, combatte contro il culto della personalità, tormentato da una storia di sventura contro i pregiudizi occidentali. Al Box Office Usa We Are X ha incassato 8,3 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
|
Storia degli X, band heavy metal giapponese nota nel mondo come X Japan (per evitare ambiguità con l'omonimo gruppo di L.A.), dei loro successi e delle tragedie che l'hanno colpita, dal suicidio del chitarrista alla conversione religiosa del cantante, fuggito per unirsi a una setta.
La sensazione è quella di essere all'interno di un manga, eccessivo e schizofrenico. E forse era l'effetto voluto da Stephen Kijak, documentarista musicale americano (Backstreet Boys: Show 'em What You're Made of) che ignorava l'esistenza degli X Japan prima di girare il film, ma che ha saputo coglierne comunque l'essenza.
L'accostamento ai manga non è casuale, visto che tra gli ospiti e gli intervistati del film c'è anche Stan Lee, immarcescibile autore Marvel: Yoshiki, batterista della band, è effettivamente divenuto protagonista di una storia a fumetti della sua vita.
Leader e simbolo di X Japan, Yoshiki è un personaggio ai confini tra realtà e fantascienza. Discendente da una famiglia di venditori di kimono, ossessionato dal teatro kabuki, pianista classico convertito alla batteria e al rock, è lui a conferire unicità a un sound che oscilla tra prog rock, glam e heavy metal, annegando nel kitsch ma trascinando per la sua epicità. Benché affetto da una disfunzione cronica e da problemi ossei e respiratori, che lo obbligano a innumerevoli precauzioni, Yoshiki è capace di performance straordinarie per energia profusa sul palcoscenico. Sembra quasi sul punto di morire per la fatica, ma, in un melodrammatico trionfo della volontà, giunge ogni volta stremato al traguardo.
Un delirio kitsch, indubbiamente suggestivo. Per Gene Simmons, bassista dei Kiss e intervistato in We Are X: "Se gli X fossero nati in America, avrebbero potuto diventare la più grande band al mondo". Esagerazioni a parte, un fenomeno unico, con un ascendente mostruoso sul proprio pubblico e contraddistinto da un sinistro fil rouge di tragedie, su cui Kijak non indugia oltre il lecito. Il suicidio di Hide è affrontato con discrezione, mentre la conversione a una setta di Toshi è immortalata nel suo paradigmatico percorso di lavaggio del cervello. Uno spaccato inedito su una fetta di rock poco conosciuta: e la paternità del gesto con gli avambracci incrociati a X - carpita da X Factor - è finalmente ristabilita.