Titolo originale | Keeper |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Belgio, Svizzera, Francia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Guillaume Senez |
Attori | Kacey Mottet Klein, Cédric Vieira, Vincent Sornaga, Dominique Baeyens, Béatrice Didier Corentin Lobet, Galatéa Bellugi, Laetitia Dosch, Sam Louwyck, Catherine Salée, Aaron Duquaine, Leopold Buchsbaum, Sophia Leboutte, Mounia Raoui, Arthur Mas, Théo Dardenne, Alain Bellot, Sarah Ber, Emmanuelle Gilles-Rousseau, Karol Tatiana Ararat Mora, Bastien Rempp, Hélène Kapako, Zoé De Smet, Zacharia Vigneron, Paloma Garcia Martens. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,95 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 28 novembre 2015
A sconvolgere vite, genitori ed equilibri di una coppia di quindicenni innamorati, una gravidanza: all'inizio indesiderata, poi difesa con grande convinzione contro ogni pressione e previsione. Il film è stato premiato a Torino Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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Maxime e Mélanie si amano. Al contempo goffi e teneri esplorano la loro sessualità di adolescenti. Quando Mélanie scopre di essere incinta, Maxime inizialmente respinge l'idea di diventare padre ma, a poco a poco, si convince che quello sia il suo ruolo e convince Mélanie a tenere il bambino. La decisione è presa dall'alto dei loro quindici anni: diventeranno genitori. Ma tra i loro genitori c'è chi non condivide l'idea.
Esordire, come ha fatto il regista belga Guillaume Senez, con un film senza nomi di richiamo e con la storia di una maternità/paternità di due adolescenti non in stile 'tempo delle mele' rappresentava indubbiamente un rischio. Infatti il regista ha dovuto battersi a lungo per poter trovare i finanziamenti per poter girare. L'attesa e la costanza però lo hanno premiato e premiano anche il pubblico che avrà la fortuna di vederlo. Perché si sente il respiro della verità in questo confronto tra posizioni diverse nei confronti di un tema così centrale come è quello dell'accoglienza di una nuova vita. Al rifiuto iniziale di Maxime che arriva a ferire moralmente Mélanie con sospetti del tutto infondati fa seguito un'assunzione di responsabilità che va contro lo stereotipo consolidato dei padri in fuga.
Perché qui chi è determinato a tenere il nascituro è il giovanissimo padre sostenuto dalla sua famiglia. Chi invece è sola e lasciata in balia dei propri sentimenti, a volte contrastanti, è Mélanie che ha una madre che trasferisce i propri problemi irrisolti su di lei. Senez segue i suoi protagonisti con tenerezza e con adesione ai loro diversi stati d'animo con una macchina da presa pronta a coglierne le accensioni di entusiasmo così come le cadute nella disillusione.
Il focus però è posto, da parte del regista e sceneggiatore, sulla paternità e sul suo significato. Affidando le sue considerazioni a una vicenda di adolescenti ha potuto analizzare reazioni con un livello di immediatezza elevato ma anche mostrare quanto il contesto sociale possa intervenire su di esse. Maxime, una volta superati i dubbi iniziali, 'vuole' essere padre con determinazione e amore. Quell'amore di cui un nascituro ha bisogno ma che non sempre la società (anche nei suoi microcosmi familiari) è disposta a offrirgli.