Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Bolivia, Francia, Qatar, Svizzera |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Kiro Russo |
Attori | Julio César Ticona, Gustavo Milán, Israel Hurtado, Francisca Arce de Aro Max Bautista Uchasara. |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,55 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 settembre 2021
Un ragazzo cambia vita e si trasferisce in città. Questo però lo farà molto ammalare. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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La Paz, circa 3600 metri d'altitudine. Un gruppo di minatori sta manifestando nella capitale della Bolivia. Arrivano da Huanani e hanno camminato a piedi per una settimana. Tra loro c'è Elder che cerca di essere reintegrato in miniera. Decide poi di restare in città e trova lavoro al mercato. Le sue condizioni di salute però peggiorano. Sposta a fatica i sacchi e respira con affanno. Un'anziana donna, conosciuta come Mama Pancha, lo mette in contatto con Max, un senzatetto che è anche uno stregone ed eremita che trascorre gran parte del suo tempo nella foresta e potrebbe trovare la cura adatta per salvargli la vita.
C'è una continuità nel percorso del cineasta boliviano Kiro Russo.
Si era calato nel buio della miniera nel corto Juku e nel suo primo lungometraggio Viejo calavera, Menzione speciale - Cineasti del presente al Festival di Locarno del 2016. Ed è lo stesso protagonista Elder, interpretato dall'attore non professionista Julio César Ticona, che arriva a La Paz e nella manifestazione iniziale il collegamento tra El gran movimiento e il film precedente di Russo è dichiarato attraverso un'intervista con lo smartphone. Dal buio alla luce e ancora al buio. Da una parte viene mostrata la vita e i rumori della città: i palazzi, il traffico, la funivia e i rumori. Dall'altra c'è il punto di vista di Elder e di Max. Il primo inizia ad avere problemi di salute. Tossisce spesso e sul lavoro al mercato svolge appena i suoi compiti. Max invece potrebbe essere la reincarnazione di qualche spirito. Si muove tra le ombre del bosco, lascia avvertire presenze demoniache e profetizza che "La Paz sarà ridotta in polvere". Russo è abile a bilanciare El gran movimiento tra un disperato realismo segnato da una sconfitta esistenziale imminente e una componente magica e visionaria che introduce in un potenziale aldilà, un universo oscuro sospeso tra la vita e la morte. Non tutto il film è equilibrato ma mostra il coraggio di un cineasta capace di inabissarsi in una dimensione dove il cinema può mettere a fuoco quello che nel movimento quotidiano della metropoli è nascosto: gli occhi di Max, la luna piena tra gli alberi, un lupo bianco che corre e attraverso l'inquadratura con l'illusione di un effetto digitale. Trova improvvise e felici intuizioni come nel numero musical in cui i due protagonisti sono al centro di una danza ritmica insieme ad altre figure femminili dove il cinema di Russo trova le fughe provvisorie dal dramma individuale e collettivo. In più sottolinea l'importanza della componente sonora che preannuncia l'arrivo di un temporale e mostra come El gran movimiento possa essere ipnotico e sensoriale.
È un film ambiziosissimo ma sostanzialmente irrisolto quello girato dal regista trentasettenne boliviano Kiro Russo che aveva fatto parlare di sé cinque anni fa, quando a molti festival fra cui Locarno (dove aveva ottenuto una menzione speciale) aveva presentato il suo film d'esordio dal titolo spagnolo Viejo calavera, ossia Vecchio teschio, a oggi il film boliviano più celebre del nuovo millennio. Non [...] Vai alla recensione »
El gran movimiento comincia dove terminava Viejo calavera. I minatori del film d'esordio di Kiro Russo si recano a La Paz per una manifestazione sindacale. Russo è senza ombra di dubbio la voce nuova a emergere dal continente latinoamericano. Se nel precedente film, pur attraverso un approccio documentario materico, restava ancorato a certe leggi non scritte del cosiddetto world cinema, con El gran [...] Vai alla recensione »
II Secondo lungometraggio del regista boliviano (nato nel 1984) Kiro Russo, già molto premiato col suo esordio Viejo Calavera (2016), El gran movimiento, al di là di quello che sarà il palmarès, è già il vincitore della sezione Orizzonti, di cui almeno tra quelli visti è l' unico a proporre un lavoro di ricerca che sorprende il proprio soggetto con una costante ricerca formale.
Se Valparaiso di Joris Ivens si muove in una verticalità connaturata all'orografia della città, El gran movimiento, il film di Kiko Russo attraversa, con uno sguardo orizzontale La Paz scoprendo, dentro ad una città di mattoni e di infinite favelas, una metropoli fatta di vite invisibili e disperate, di misteriosi riti di guarigione che sembrano radicare i luoghi alle remote tradizioni di quelle alture. [...] Vai alla recensione »
In molti ricorderanno il bellissimo documentario Berlino - Sinfonia di una grande città, diretto da Walter Ruttmann nel 1927. In questo singolare e innovativo prodotto cinematografico la città di Berlino risultava viva e pulsante sul grande schermo come mai era capitato prima, grazie soprattutto a un sapiente lavoro di montaggio e a un adeguato uso di suoni.