Anno | 2021 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Roland Sejko |
Attori | Pietro De Silva . |
Uscita | lunedì 7 marzo 2022 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,56 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 marzo 2022
La storia di un operatore cinematografico rimasto in Albania dopo la guerra. In Italia al Box Office La macchina delle immagini di Alfredo C. ha incassato 5,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo l'occupazione italiana dell'Albania, il 7 aprile 1939, molti coloni italiani si trasferiscono a lavorare nel Paese. Quando la Germania prende il controllo del Paese (8 settembre 1943) i militari fuggono in montagna e gli italiani sono costretti a lavorare per i tedeschi. Infine, con la liberazione (28 novembre 1944) il regime comunista trattiene alcuni connazionali, tra cui un operatore cinematografico per l'Istituto Luce: Alfredo C. Dopo questi dati, sinteticamente riassunti dalle didascalie iniziali, Sejko rimette in scena quell'operatore (interpretato dall'attore Pietro De Silva) e lo fa muovere all'interno di un deposito di pellicole. Qui ripristina una vecchia moviola, riassembla un proiettore e riporta letteralmente alla luce le preziose immagini raccolte tra il '39 e il '43.
Direttore editoriale dell'Archivio storico Luce, curatore del MIAC (Museo Italiano del Cinema e dell'Audiovisivo di Cinecittà), Roland Sejko, nato e cresciuto in Albania, Premio David di Donatello con Anija - La nave (2012), ha scoperto la storia di Alfredo C. facendo ricerche nell'Archivio Centrale di Albania.
Testimone di fatti storici e di svariati eventi di propaganda politica legati sia al regime fascista che a quello successivo, comunista, la voce extra diegetica di Alfredo C. diventa il passe-partout per riflettere sul senso e l'uso delle immagini, la responsabilità di chi filma e di chi le legge. "Ridare movimento al fotogramma" per riscoprirne i significati è l'intenzione che muove La macchina delle immagini, che è al tempo stesso anche raro documento di storia del cinema pre digitale, per quanto è specifico nell'inquadrare e raccontarne la natura analogica, la meccanicità. A partire dal rumore della manovella per andare ai nomi evocativi delle parti che compongono gli strumenti e rendono possibile la proiezione: rocchetto trascinatore, rullo dentato, specchietto di messa a fuoco, lanterna, ovvero lo strumento che permette la magia dei 24 fotogrammi al secondo (la cinepresa 35 mm Parvo Debrie, brevettata nel 1908, è parte della collezione museale di Cinecittà si mostra). Ma il vero focus è una delle intuizioni del MinCulPop fascista (e nazista, come dimostrano Trionfo della volontà o Olympia di Leni Riefenstahl), ovvero "la cinematografia è l'arma più forte", come si legge sotto un'imponente immagine che riproduce Benito Mussolini in una delle tante parate riprese dall'operatore.
Gli esempi di forzatura del punto di vista e di manipolazione sono molti. Il più clamoroso è il doppio passaggio delle navi per la visita di Hitler a Napoli, ma il narratore porta di continuo l'attenzione di chi guarda con occhi nuovi quelle riprese istituzionali ad aspetti poco considerati, come il potere dell'obiettivo su chi è ripreso, la posizione della macchina da presa rispetto all'evento, l'illuminazione, il ruolo delle masse, che siano effettive o ricreate ad hoc in un teatro di Cinecittà. Fino alla costruzione delle città in funzione delle riprese di comizi, adunate, feste. Unico limite, la densità del pervasivo commento in voce over; per il resto, un interessante esercizio di riuso filmico, affine alla ricerca, in tempi recenti, di Sergei Loznitsa.
E' davvero un documentario particolare e creativo La macchina delle immagini di Alfredo C. di Roland Sejko, passato all'ultima Mostra di Venezia. Per ciò che descrive e per come lo fa. La storia è quella di Alfredo Cecchetti, un cineoperatore al servizio di due dittature, si potrebbe dire. Il fascismo imperialista prima e il regime comunista di Enver Hoxha poi.
Alfredo Cicchetti, operatore del Luce specializzato nel riprendere il duce (dal basso, mai di spalle!) e le masse a lui inneggianti, è spedito a Tirana con i 150 mila colonialisti che rapinano il paese (anche di fallici obelischi), costruiscono strade (per invadere la Grecia), esportano civiltà fascista. Nel novembre 1944, dopo la liberazione, il Partito del lavoro di Enver Hoxha si avvarrà di Cicchetti, [...] Vai alla recensione »
"Il rumore della cinepresa mi rasserena; mentre giro la manovella canticchio nella mente La vispa Teresa. È uno dei vecchi trucchi per mantenere il ritmo della mano. Senza il ritmo la ripresa non è fluida". Così l'ideale voce narrante di Alfredo C., vale a dire Alfredo Cecchetti, introduce le immagini di soldati che arrivano in porto, preparano le prime trincee, avanzano nella città tenendosi bassi, [...] Vai alla recensione »
Notevole repertorio di documenti e una testimonianza storica che da occasionale diventa epocale. Tra l'inizio e la fine della Seconda guerra mondiale, spedito in Albania a filmare la prima invasione dei soldati italiani, l'operatore Alfredo C. dell'Istituto Luce si trova per più di un lustro al centro di una rivoluzione, anche al servizio della dittatura comunista.
Nei titoli di coda de La macchina delle immagini di Alfredo C. (in "Orizzonti extra") si può leggere: «gli eventi e i personaggi di questo film sono liberamente ispirati a una storia vera romanzata a scopo narrativo e drammaturgico». E in effetti è molto utile ed istruttiva la "storia vera romanzata" di Alfredo Cecchetti, un uomo con la macchina da presa a manovella, che ci viene narrata dal regista [...] Vai alla recensione »
Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E' quello che succede nel 1945 a circa 27000 italiani tra reduci e civili che vengono letteralmente sequestrati dal nuovo regime comunista che prende il posto dell'occupazione fascista. La campagna d'Albania iniziata nel 1939 con 180000 soldati si trasforma nel 1944 in una vera disfatta con oltre 20000 morti.
È davvero una storia segreta, quella rievocata da La macchina delle immagini di Alfredo C., il documentario di Roland Sejko (vincitore del David di Donatello per La nave dolce) presentato a Venezia nella nuova sezione Orizzonti Extra. Se non segreta, è una storia perlomeno dimenticata, che non fa i conti con i fantasmi ma più precisamente disseppellisce un momento del colonialismo fascista meno ricordato [...] Vai alla recensione »