Basato su di una sceneggiatura di Quan Yongxian, Cliff Walkers è la prima incursione del regista Zhang Yimou nel genere dello spy thriller. Ambientato nello stato fantoccio di Manchukuo negli anni '30, il film segue le vicende di quattro agenti speciali del partito comunista che tornano in Cina dopo aver ricevuto un addestramento in Unione Sovietica. Insieme, si imbarcano in una missione segreta denominata in codice Utrennya. Dopo essere stata venduta da un traditore, la squadra si ritrova però circondata da minacce da ogni parte nel momento stesso in cui comincia la missione. Gli agenti romperanno l'impasse e completeranno la loro missione? Sul terreno innevato di Manchukuo, la squadra sarà messa alla prova fino al limite massimo della sopportazione
Film d’apertura del XXIII Far East Film Festival, “Cliff Walkers” (precedentemente intitolato “Impasse”) è l’ultima opera di Zhang Yimou che torna a parlare, come nel suo “I fiori della guerra”(2011), dell’invasione giapponese della Cina degli anni Trenta, quando furono compiuti orrendi crimini contro l’umanità nei riguardi del [...] Vai alla recensione »
Per Zhang Yimou la rivoluzione culturale è ormai un ricordo distante, persa nei frammenti di una poetica lontana nel tempo e nella vocazione espressiva. Gli ultimi 5 minuti di One Second, da questa prospettiva, ne hanno sancito il definitivo crollo analitico, favorendo allo stesso tempo il trionfo di una storicizzazione (a)problematica della Storia del paese.
Difficile poter applicare i concetti della politique des auteurs a un regista come Zhang Yimou, il più noto esponente della Quinta Generazione cinese. Un cineasta che è stato capace di spaziare da opere storiche calligrafiche, film neorealisti, blockbuster wuxia, e anche di fare un film come Keep Cool, riprendendo e adattando lo stile dell'hongkongese Wong Kar-wai all'epoca molto in auge.
La zampata di un vecchio leone. Vista la tematica per certi versi simile, il crepuscolare Cliff Walkers (Xuan ya zhi shang, in cinese) ci ha fatto un po' l'effetto che ci fece a suo tempo Il ponte delle spie di Steven Spielbeg: ossia un film classico nella struttura, narrativamente avvincente, solido, "retro", dotato poi di quelle apprezzabili connotazioni umanistiche che rendono più facile sviluppare [...] Vai alla recensione »