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Zhang delinea una realtà tensiva, eccitante e convoluta, che ingloba in sé i tratti della migliore spy story. Ma è anche, forse, la fine di un cinema che non tornerà mai più problematico. Prime Video
di Daniele D'Orsi Sentieri Selvaggi
Per Zhang Yimou la rivoluzione culturale è ormai un ricordo distante, persa nei frammenti di una poetica lontana nel tempo e nella vocazione espressiva. Gli ultimi 5 minuti di One Second, da questa prospettiva, ne hanno sancito il definitivo crollo analitico, favorendo allo stesso tempo il trionfo di una storicizzazione (a)problematica della Storia del paese. Nel cinema del regista cinese ora non c'è più spazio per un indagine drammatica dei tempi passati, né tanto meno per quegli orizzonti agresti illuminati dai raggi violenti del sole, che come saette nel buio, infuocavano i corpi (Ju Dou), le passioni (Sorgo rosso) e la quotidianità storicizzata (Vivere!) dei suoi personaggi/proletari. [...]
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