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Ultimo aggiornamento giovedì 2 giugno 2022
Un esplosivo racconto di formazione, una commedia dark-rock immersa nella cultura pop degli Anni 80.
CONSIGLIATO SÌ
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Nord Italia, scintillanti anni 80. Alice è un'adolescente introversa, vive con la madre operaia in una grigia cittadina e a scuola condivide con il migliore amico Jimbo l'impopolarità e l'emarginazione. La sua è una vita piatta, almeno fino al giorno in cui scopre che il padre, Santo Barone, non è morto come la madre le ha sempre raccontato. La ragazza decide di andarlo a cercare, e viene a conoscenza del fatto che Barone non è un cognome qualunque, bensì è quello di una famiglia della 'Ndrangheta che opera su Milano. È per amore della figura paterna perduta che Alice si trova catapultata nel mondo del crimine, nel quale impara a sopravvivere anche grazie all'uso dell'immaginazione, alimentata da riferimenti televisivi, cinematografici e musicali degli anni 80.
A prescindere da difetti e inciampi, c'è da rimanere affascinati di fronte a Bang Bang Baby, che si muove fra citazioni esplicite ed implicite, tradendo divertimento e voglia di sperimentare.
Come la fortunata Stranger Things, che fa dell'esplicita citazione di un determinato immaginario letterario e cinematografico (King e Spielberg, primi fra tutti), il suo principale marchio di fabbrica, impastando riferimenti su riferimenti e dando vita, almeno nell'insuperabile prima stagione, a qualcosa di nuovo, anche Bang Bang Baby si segnala per la spudorata volontà di citare, e nel caso della serie Prime video di far suo, un determinato contesto e trasformarlo in una vera e propria impalcatura su cui costruire ogni puntata. Ma se i Duffer urlano a gran voce ogni riferimento, Bang Bang Baby invece si muove, divertito, fra l'esplicito e il non esplicito.
Siamo in Italia, sono gli anni 80, la televisione la fa da padrona e cresce i suoi spettatori con il delizioso e ottenebrante latte di Mamma USA: ecco quindi l'esplicito che apre e determina la linea guida di ogni puntata, passando da riferimenti pubblicitari a serial americani, lo spot delle Big Bubble ad esempio, o le Charlie's Angels. C'è poi l'implicito, con cui gli autori di questa serie sembrano essersi divertiti a giocare: se inizialmente Alice può ricordare la nota eroina che si perde nella Tana del Bianconiglio, poco dopo invece ci fa pensare alla seducente piccola Mathilda di Leon; così come la gang di prostitute capitanata da Barbarella (con il suo locale e le sue lynchiane performance musicali alla Twin Peaks 3) non può non farci pensare alla Rosario Dawson di Sin City e alla sua banda di attraenti scagnozze.
E poi le opere più recenti, l'attenzione sugli ultimi prodotti, come lo straordinario Wandavision, con la sua intuizione di svolgere ogni puntata in un determinato mood televisivo... D'altronde anche Wanda, come Alice, è cresciuta a suon di contenuti televisivi. Ma continuando lungo la strada del paragone con la creatura dei fratelli Duffer, ci sembra che Bang Bang Baby si muova ancor di più su un piano principalmente estetico, di forma prima che di contenuto... È indubbio infatti che la storia dei Barone, dall'iniziale ritmo serrato, perda mordente dopo poche puntate e che le dinamiche criminali entrino in un loop ripetitivo con conseguente perdita di tensione.
Ma questa più che una sconfitta è piuttosto un ottimo inizio, perché ci sembra fondamentale che prodotti del genere si avviino a dimenticare i rassicuranti meccanismi di un trama performante (è proprio della banalità degli incastri perfetti che pecca Stranger Things 4) per sperimentare e divertirsi su altri piani, spaziando, perdendosi anche, purché si osi un po' o se non altro, si tenti.
Insomma, a prescindere da difetti e inciampi (e forse è davvero giunto il momento di dimenticare gli eighties), c'è da rimanere affascinati di fronte a Bang Bang Baby e alla sua voglia di sperimentare... Voglia che la presenza delle SVOD non fa che incentivare e che, anche se a piccoli passi, era ora travolgesse i prodotti seriali italiani.
Posto che l'operazione produttiva ci sembra di per sé interessante, al di là dei suoi meriti o meno, Bang Bang Baby costituisce l'occasione per riflettere su due questioni. La prima è sull'idea di italianità che veicola una serie del genere e vuole dialogare con una platea internazionale. Parliamo di un gangster movie, che da La piovra a Gomorra ci rende riconoscibili altrove, incrociato con il coming [...] Vai alla recensione »
"Fin dove ti spingeresti per amore?": recita il claim nel trailer di Bang Bang Baby, nuova serie italiana originale Amazon in 10 episodi in onda dal 28 aprile e dal 19 maggio su Prime Video. Questa volta però l'amore di cui si parla non riguarda una romantica coppia, ma quello di una figlia degli anni '80 verso suo padre, criminale della mafia milanese.