Fanny Ardant è un'attrice francese, regista, sceneggiatrice, è nata il 22 marzo 1949 a Saumur (Francia). Fanny Ardant ha oggi 75 anni ed è del segno zodiacale Ariete.
L’odore del sangue è un romanzo che Goffredo Parise decise di non pubblicare e che venne invece pubblicato dopo la sua morte avvenuta il 31 agosto1986.
È la narrazione torbida, erotica e infausta, ambientata a Roma alla fine degli anni Settanta, di una coppia coniugale di cinquantenni, colta, civile, raffinata, e di un ragazzo di cui lei si innamora (un teppista, un picchiatore, un fascista dei quartieri alti dalle idee confuse) e di cui lui, nella sua gelosia, nella sua curiosità di medico analista, vuoi sapere tutto, ogni dettaglio, ogni comportamento anche sessuale. Un «romanzo mentale» lo definì Cesare Garboli. Con le variazioni inevitabili, Mario Martone ne ha tratto un film,e ha affidato la parte della protagonista femminile a Fanny Ardan.
Ha fatto benissimo, nulla potrebbe essere più adatto ai personaggio del mix segreto e seducente dell’attrice francese: eleganza e ardore. Fanny Ardant ha 55 anni. Il suo miglior successo è stato, nel 1981, La signora della porta accanto di FrançoisTruffaut, con Gérard Depardieu. Truffaut era il suo amante, padre di sua figlia (da padri diversi ha avuto altre due figlie), la loro intesa professionale era piena, lei fu interprete anche dell’ultimo film del regista morto nel 1984 a cinquantadue anni; Depardieu era l’amico carissimo che da poche settimane, da quando si sono rincontrati sul set di Nathalie, è diventato il suo amante, in un nuovo rapporto appassionato tra coetanei che ha rapidamente escluso l’ex compagna annosa e bellissima di lui, Carole Bouquet. Enigmatica e istintiva, romantica e signorile, Fanny Ardano è interprete apprezzatissima di teatro e anche di film italiani: La famiglia di Ettore Scola (1987), Desiderio di Anna Maria Tatò (1985), Al di là delle nuvole di Michelangelo Antonioni (1995), Forever Callas di Franco Zeffirelli (2002).
È molto bella, soprattutto tenendo conto della sua età. È brava. È una star europea, cosmopolita. È beneducata, diversamente dalla maggior parte delle attrici. È elegantissima. Spesso pare fredda, lontana, dominata da una severità e da uno stile alto borghese che non sono fatti per ispirare simpatia né per scaldare il cuore: ma questa apparenza contrasta con un ardore, con una sensualità, con una capacità di sedurre che diventano, proprio nel contrasto (rimangono nel tempo), irresistibili.
Da Lo Specchio, 20 marzo 2004
Se il destino di un volo, quello di Fanny Ardant viaggia da sempre sulle ali della passione e dell’istinto. Scoperta da François Truffaut in televisione (bizzarro incontro per un regista che amava il cinema come pochi), mentre recitava in un feuilleton dal titolo che per l’attrice si rivelerà fluviale, Les dames de l’à còte, Fanny Marguerite Judith Ardant ( questo il suo nome esteso) accende subito col suo “pigmalione” un sodalizio artistico e di vita che solo la morte di François, violenta e feroce causata da un cancro, avrebbe potuto interrompere. Due film, La signora della porta accanto, un melodramma disperato sull’impossibilità di cancellare gli amori assoluti e veri delle nostre vite, e Finalmente domenica!, vero e proprio documentario d’amore che circumnaviga sul volto e attorno al corpo di un (s)oggetto d’amore che qualunque donna, qualunque attrice, sogna di “subire“ nell’arco di una vita e di una carriera, un noir buttato in commedia, girato in bianco e nero e con la consapevolezza, da parte di Truffaut (già minato dal male), che sarebbe stato l’ultimo, il suo testa-mento, il suo dolcissimo commiato amoroso. Fanny Ardant non ama ricordano: il dolore è inesauribile e l’elaborazione definitiva praticamente impossibile. C’è una figlia, a testimoniare che non è stato un film.
E alcuni episodi forzata-mente strappati al pudore da documentarí, interviste e libri. È un’attrice straordinaria Fanny Ardant, e cioè fuori dall’ordinario, dal percorso guidato da una coerenza che a volte chi l’impressione di assomigliare a un manifesto programmatico tignoso e rigidissimo. Perché i suoi personaggi, i suoi film, parlano sempre d’amore e di passione, di trasporti ardenti e sperimentali, di svenimenti dell’anima e di pulsazioni coronariche che flirtano pericolosamente con le esplosioni cardiache. «Ha scelto sempre all’interno di un perimetro che vive annusando l’odore del sangue. E che è tragicamente consapevole che l’amore muore ogni volta che non può fare a meno di esporsi, ogni volta che non è corrisposto. Sbirciare l’elenco dei titoli della sua filmografia, è come ripassare un ideale dizionario sentimentale: Melò, Desiderio, Paura e amore, Al di là delle nuvole, L’ultima luna, Un amore di Swann. E riandare al suo sguardo erotico, alla sua voce flebilmente roca, al suo portamento che non lascia spazio agli indugi, ai suoi occhi che ridono e che sanno piangere lacrime che arrivano dritte dritte dalle ineluttabili pene del cuore, è come tuffarsi nella vita, quella vita così simile al cinema che l’uomo che amò le donne e soprattutto lei, riuscì meravigliosamente a fermare con le sue im-magini semplici e tormentate. Non a caso Fanny adora l’Italia e un certo cinema italia-no, si lamenta spesso di non essere chiama-ta come meriterebbe e vorrebbe, si è tuffata nel delirio amoroso di un’altra donna che le somiglierà per sempre, Maria Callas, sui pal-coscenici e sui grandi schermi, ha vestito in costumi che oggi convenzionalmente definiamo “ottocenteschi” ma che indossati dal suo corpo paiono provenire da altri mondi e da altre vite che devono ancora sorprenderci. Ecco, Fanny Ardant non è dei nostri giorni. Deve ancora apparire.
Da Film Tv, n. 2, 2005