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Lunedì del cinema, online dal 20 al 26 gennaio Godland, tra i più grandi film europei degli ultimi anni

La rassegna online promossa da Repubblica e MYmovies torna con il film di Hlynur Pálmason, una riflessione straordinaria sulla fede, sull’eredità del colonialismo e sulla strenua lotta condotta dall’individuo per trovare un suo posto nel mondo. PRENOTA GRATIS UN POSTO »
di Alberto Libera

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lunedì 20 gennaio 2025 - mymoviesone

Godland – Nella terra di Dio di Hlynur Pálmason (A White, White Day – Segreti nella nebbia, Winter Brothers) è uno dei grandi film degli ultimi anni: una riflessione straordinaria sulla fede, sull’eredità del colonialismo e sulla strenua lotta condotta dall’individuo per trovare un suo posto nel mondo.

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Ambientato nel XIX secolo, il racconto è incentrato sulla figura del pastore luterano danese Lucas (uno strepitoso Elliott Crosset Hove), partito per l’Islanda (ai tempi un possedimento della Danimarca) con lo scopo di costruire una chiesa.

Accompagnato da una rudimentale macchina fotografica, il giovane intraprende un viaggio in direzione di un remoto villaggio a sudovest, durante il quale è costretto ad affrontare non solo le prevedibili difficoltà legate al clima e all’asperità del luogo ma anche una sua personale crisi morale e spirituale. S’innamorerà quindi della bella Anna (Vic Carmen Sonne) e finirà per dubitare delle ragioni profonde della sua missione.


In foto una scena del film Godland - Nella terra di DIo.

Come sempre, nel cinema di Pálmason il paesaggio diventa un personaggio a sé stante. La natura esercita infatti una pressione implacabile sui personaggi, rivelandone vulnerabilità e contraddizioni.

Lo dimostra perfettamente il calvario del protagonista: da una parte rappresentante degli ideali di solidarietà e fratellanza promossi dalla fede cristiana, dall’altro simbolo involontario e inizialmente inconsapevole delle dolorose conseguenze delle politiche coloniali europee, che pretendono di portare la civiltà e imporre la religione a un popolo che vive già in perfetta armonia con la propria terra.

Esploratore e missionario, Lucas ricorre alla fotografia non come semplice atto di documentazione ma soprattutto come strumento per cercare quel senso delle cose che sembra continuamente sfuggirgli e finisce per distaccarlo sempre di più da sé stesso e dagli altri.


È però dal punto di vista figurativo che il film sorprende di più: la magistrale fotografia di Maria von Hausswolff ricorre all’inusuale formato 1.33 : 1 coi bordi curvi e arrotondati che simulano quelli di una cornice e sfrutta la calda pastosità della pellicola in 35mm per dare alle immagini l’effetto di una stampa d’epoca, enfatizzando allo stesso tempo l’isolamento che inghiotte l’identità fratturata del protagonista.

Il ricorso a campi lunghi e lunghissimi non serve solo a esaltare la maestosità del paesaggio, ma anche a rendere gli esseri umani simili a delle microscopiche silhouette, come a volerne sottolineare la fragilità di fronte alle forze che lo sovrastano.

Presentato a Cannes e poi proiettato anche al Torino Film Festival, Godland – Nella terra di Dio si offre quindi come un esempio di grande cinema d’autore capace di confrontarsi con alcuni interrogativi fondamentali senza però dimenticarsi il piacere del racconto.

E sa mettere in relazione il passato al presente, mostrando come certe tensioni legate alla fede e alla religione regolino ancora oggi le dinamiche di potere tra popoli e Nazioni.


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