Due percorsi nella follia visionaria, due viaggi allucinanti che vi ricorderete a lungo. Sia che si transiti nelle lande della perversione sessuale di Bertrand Mandico o in quelle della cinefilia surreale di F.J. Ossang, l’esperienza è irreversibile: nulla sarà più come prima. Il collante rimane il noir, poco più di una membrana che tiene ancorati alla realtà convenzionale. Forse è più un’astrazione cinefila di noir, che omaggia esplicitamente Suzuki (9 Doigts) o lo sussume (Les garçons sauvages) insieme ad altri frammenti di settima arte, per rielaborarlo in forme (finalmente) radicalmente nuove.

9 Doigts e Les garçons sauvages sono ora disponibili in streaming con MYmovies ONE grazie alla selezione di Nightmare Legacy. 
 

Magloire fugge. Che sia per sfuggire alla polizia o per finire nelle braccia di una femme fatale poco cambia: sta nella fuga il senso del cinema di F.J. Ossang. Girato in un bianco e nero straniante, che già dona la sensazione di un’apocalisse incombente, 9 Doigts di F.J. Ossang è un’opera di enorme fascino: si potrebbe definire l’ultima di una specie protetta – quella che ha come capostipite La farfalla sul mirino di Seijun Suzuki - sempre più rara nel cinema odierno.

Cercarvi un filo logico narrativo e inseguire un qualche residuo di verosimiglianza è del tutto vano. Il fascino di 9 Doigts sta tutto nelle atmosfere che restituisce, in quella sensazione di noir o di meta-noir, in cui una messa in scena esageratamente posticcia trasforma le figure a tuttotondo in silhouette astratte e diviene laboratorio di escursioni oniriche. Tra le righe è possibile lasciare libero sfogo a ogni interpretazione e scatenarsi nella lettura dei simboli: l’oscuro bianco e nero di 9 Doigts è come se invitasse a farlo, lasciandosi andare al flusso ipnotico della visione.
 

Siamo nell’isola della Réunion, agli inizi del Novecento. Cinque ragazzi violenti, parenti alla lontana dei drughi di Arancia meccanica, devono trascorrere un periodo in mare per scontare un reato. Ma il viaggio nell’oceano si trasforma in graduale allontanamento della realtà verso una dimensione sensoriale affascinante e terribile.

L’approccio con il cinema di Bertrand Mandico può comportare uno choc. Niente è riconducibile ai criteri con cui siamo soliti giudicare la realtà, tutto è queer, disturbante, radicalmente differente. Le immagini possono essere sessualmente esplicite, benché in chiave di caricatura grottesca; la violenza può scatenarsi, ma è diffusa in un clima di singolarità irriducibile, di diversità a 360° rivendicata con orgoglio. I richiami all’omoerotismo sottopelle di Kenneth Anger e Fassbinder sono fortissimi, ma in Les garçons sauvages ribolle una materia noir, carica di suggestioni cinefile (il cinema di Jean Cocteau, in primis). Avvicinatevi con cautela. Il viaggio potrebbe essere contagioso, le probabilità di un ritorno a riva illesi del tutto impredicibili.