Riviera di alberghi sterminati, nebbia che una volta c’era e forse ora non più e festival, quella romagnola. Sì, perché tra il mare e la collina, tra cinema, teatro e letteratura, non mancano certo gli appuntamenti tra cui scegliere nel mazzo di offerte culturali sparpagliate da Cattolica a Ravenna (e oltre).

Uno di questi è il Bellaria Film Festival – e non uno qualsiasi. Giunta alla 41.ma edizione, la kermesse della cittadina romagnola si porta dietro una storia variegata e significativa, dalla sua fondazione nel 1983 come “Anteprima per il cinema indipendente italiano” alle direzioni di enrico ghezzi, Morando Morandini e Daniele Segre (tra gli altri), dall’esperienza sperimentale di “Adriaticocinema” di fine anni ’90 a una lista di vincitori delle sue competizioni che vede in elenco Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Silvio Soldini, Studio Azzurro, Ciprì e Maresco, Antonio Rezza e in anni più recenti Gianfranco Rosi, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Michelangelo Frammartino, Pietro Marcello.

È con uno spirito rivolto al patrimonio memoriale e identitario, mentre ci si proietta verso i nuovi sguardi del contemporaneo, che la direzione artistica di Daniela Persico e quella organizzativa della start-up Approdi curano da due anni un rinnovato Bellaria Film Festival, che dal 10 al 14 maggio animerà di nuovo le sale come le piazze del luogo, e che vedrà in parallelo una presenza virtuale su MYmovies ONE con lo sbarco sulla piattaforma di tutti i titoli della sezione Gabbiano, nove opere senza alcun limite di generi, formati e durate.

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Dal giorno di presentazione al festival e fino a domenica 21 maggio si potrà scandagliare una fetta importante del cinema indipendente italiano, tra esordi e conferme che spaziano da documentaristi locali a studenti di cinema ad artisti visivi. I titoli proposti in streaming concorreranno per il premio MYmovies che sarà assegnato al titolo più votato dagli spettatori online.

Questa disponibile in streaming è una sezione del festival senza pareti né confini, come l’epitome rappresentata da Perduto Paradiso in due rulli di Luca Ferri, Morgan Menegazzo e Mariachiara Pernisa, che vede i tre registi-autori dialogare, semplicemente, con l’altro regista-autore Franco Piavoli, sul suo prossimo film – semplicemente.

L’obiettivo, insomma, è mettere in crisi lo sguardo dello spettatore, come ad esempio in Lala di Ludovica Fales, dove la doppia battaglia portata avanti dalla protagonista omonima che cerca di ottenere il permesso di soggiorno e sovvertire le dinamiche di potere della famiglia rom, si specchia in una messa in scena che avvicina reale e finzionale, interprete e personaggio, pubblico e autore; o nei molteplici piani di Le formiche di Mida di Edgar Honetschläger, con il mito di Fetonte, il cinema di Bresson e le tensioni della contemporaneità tutti insieme a raccontare, ancora e ancora, l’uomo nella sua fiera e fragile interezza.

Storie grandi dentro spazi piccoli, da trovare in Roger... arriva il presidente! di Marco Chiarini, il regista-illustratore-cantastorie che ora ci mostra la sua Teramo ad altezza bassotto, intento ad attraversare lo spettro di passioni di una piccola comunità in fermento per l’arrivo del Presidente della Repubblica Mattarella; e in Ultimo Impero di Daniele Monte, dove nell’oramai contratto e vuoto “Disco Tempio” di Airasca in Piemonte raccoglie le vite di un ragazzo e una donna, che non hanno niente in un luogo in cui prima c’era tutto.

L’osservazione sul reale è garantita da Real Guadagna di Laura D'Angeli e Giusi Restifo, che esplorano una comunità che si fa spazio occupato, squadra di calcio, quartiere cittadino, per cercare di tenere insieme le vite di due fratelli; ma c’è anche il reale privato di Fuori tempo di Matilde Ramini, dove l’autrice scopre e ricostruisce la figura di Sante Notarnicola, in un processo personale e collettivo; o la manipolazione su materiali d’archivio di In tutte le ore e nessuna di Davide Minotti e Valeria Miracapillo, che partendo dalle poesie e dal volto di Asli Erdog?an attraversano epoche e nazioni per mostrarci corpi di donne e il potere esercitato su di loro.

Nove titoli, nove modi diversi di guardare, nove pezzi di cinema possibile.