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Jean Vigo, l'identità tragica di un poeta maledetto, scomparso troppo presto

Tutti i capolavori del regista, da L'Atalante a Taris sono disponibili in streaming su Cinema ritrovato - Fuori sala. ACQUISTA UN ACCREDITO. 
di Pino Farinotti

giovedì 25 febbraio 2021 - mymovieslive

Negli anni vulnerabili, della formazione, frequentavamo certe sale d’éssai dove c’erano retrospettive di Bergman, Carné, De Sica, Renoir, Welles, Hitchcock, Ford, Chaplin e compagnia bella. Io ero un assiduo di quelle sale. E ricordo che ci fu un autore che mi segnò come un marchio sulla pelle. Era Jean Vigo (1905-1934): i sentimenti, la storia, la sofferenza, il destino maledetto, il dolore, la morte...  tutta roba giovanile e romantica.

Col tempo la fase giovanile si è uniformata, la professione ha regolato e smorzato. Ma quel poeta morto a 29 anni, ha sempre mantenuto, nella mia memoria, la sua identità tragica. Come spesso accade, quando sei ragazzo, tabula rasa, sei nella condizione migliore per vedere, sentire e capire. I film che prendevano posto nel tuo conscio e nel recondito e lì rimanevano, erano quelli buoni e veri, erano i capolavori. L’Atalante e gli altri titoli di Vigo facevano parte di quel patrimonio (tutti i titoli sono ora disponibili in streaming su Cinema ritrovato – Fuori Sala). Poi, crescendo e studiando ero in grado di collocare, di dare dimensione estetica e storica. E poi Vigo presentava altre storie e dolori: il padre anarchico ucciso in carcere, la madre che lo avvolgeva in una coperta e lo portava alle riunioni parigine. E forse era proprio in quegli ambienti certo poco salubri, che il ragazzo cominciò a incubare il male che lo fece morire così giovane.

La straordinaria vocazione di Jean - genio è un lemma che non uso mai, ma qui ci starebbe - lo portò ad anticipare di qualche anno il magnifico movimento del Fronte popolare: decisivo, eroico, una delle massime manifestazioni, anche in chiave di arte assoluta, del ‘900. Omologabile alle grandi idee dell’espressionismo in Germania e del realismo in Italia. Con un valore in più: la letteratura alta. Quel cinema riuscì nella fusione, la più nobile e difficile, fra la poesia pura e lo specifico del cinema. Era il manifesto di uno splendido sviluppo umano, sociale e artistico, certo ideale e teorico, la realizzazione di un sogno. E come tale, durò poco.

I nomi fondamentali erano: Renoir, Clair, Carné registi, Gabin attore, Prévert poeta. Seppure con “arte” diversa, Vigo li aveva preceduti.

L’estetica di Vigo possiede una potenza artistica esclusiva. Ogni fotogramma de L’Atalante potrebbe tenere una mostra al Beaubourg.
 

L’Atalante, il film - Dal dizionario Farinotti:
Un uomo vestito si getta in acqua da un barcone con una scritta a prua che recita “l’Atalante”. È il nome del bateau sulla Senna che Jean Vigo utilizza come palcoscenico per la sua storia. Quest’uomo viene seguito dalla macchina da presa sott’acqua mentre nuota con movimenti magici, poetici, sinuosi, in cerca di qualcosa. Quel qualcosa, o qualcuno, che è scappato, la sua sposa, che ritrova sognandola proprio lì, sotto le acque della Senna, vestita in bianco. Questa è una delle sequenze della storia del cinema. Quel cinema francese che raccontava vicende poetiche e surreali attraverso immagini che sono, ancora oggi, insuperabili. Questa sequenza in particolare in Italia è stata per anni la sigla di Fuori Orario, la trasmissione su Rai 3 più in voga per i veri appassionati cinefili. Sono immagini artistiche perfette.


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