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Mobile Film Festival, i 7 vincitori dela 13a edizione

L'audacia di raccontare una storia in un film di un minuto girato con uno smartphone.
di Francesca Ferri

In foto una scena di Yes, No - PREMIO PER LA SCENEGGIATURA
mercoledì 14 marzo 2018 - Festival

Impegnati, poetici, ironici e indignati, i sette film premiati alla 13° edizione del Mobile Film Festival hanno tutti, però, dimostrato l'audacia di aver raccontato una storia in un film di un minuto girato con uno smartphone. Dall'India, alla Mongolia, dall'Iran all'Ungheria, senza dimenticare la Tunisia, l'Italia e la Francia, i sette vincitori fanno il giro del mondo per raccontare questioni di migranti, di genere, di paure notturne, di solidarietà, di violenza ma anche la bellezza della vita vista con gli occhi dei bambini.

Tra i 1055 film ricevuti, i 7 vincitori selezionati da una giuria presieduta dal regista, attore e sceneggiatore francese Patrice Leconte rappresentano 7 diversi modi di guardare il mondo per un cinema alla portata di tutti.
Francesca Ferri

Il festival nato nel 2005 da un'idea di Bruno Smadja si pone come obiettivo appunto quello di dar voce a giovani talenti inespressi, offrendosi come trampolino di lancio per potenziali registi. Così il vincolo di girare brevi corti con un semplice cellulare si rivela un'equa opportunità per tutti i partecipanti invitati a creare a partire dagli stessi mezzi. Un film di un minuto che sembra un puro esercizio di stile può diventare, dunque, la nascita di una carriera, l'inizio di una storia.


GUARDA TUTTI I CORTI
Unsung Hero - GRAN PREMIO INTERNAZIONALE E PREMIO DEL PUBBLICO
Monsters - GRAN PREMIO FRANCIA
Raaha - PREMIO ALLA REGIA

Il Mobile Film Festival, che durante la cerimonia di premiazione ha distribuito nastrini bianchi contro la violenza sulle donne, ha assegnato al regista italiano di Yes, No, Matteo Tibiletti, il premio per la miglior sceneggiatura e una borsa del CNC per l'aiuto alla scrittura di un film. "Comunque risuoni, un no non perde mai significato", ricorda il corto che affronta in modo originale la violenza sulle donne. Attraverso il dialogo tra un uomo e una donna di cui si vedono solo le bocche e si sentono solo due parole, sì, no, Matteo Tibiletti riesce a raccontare un dramma della nostra società con ironia e molta più intensità di immagini di volti sfregiati e corpi lividi.

Era un modo per evitare qualsiasi tipo di cliché e di pietismo, perché è troppo facile colpire al cuore facendo vedere una ferita. A me piace cercare una via magari più difficile, ma anche più ironica perché secondo me l'ironia aiuta a riflettere in modo differente. L'idea mi è venuta in mente dal monologo di Samuel Beckett, "Non io", che mette in scena una sola bocca parlante.
Matteo Tibiletti, il regista di Yes, No e fondatore di una compagnia di teatro vicino Milano

Il Mobile Film Festival così riporta al cinema Matteo Tibiletti, che nel frattempo aveva smesso di girare corti per mancanza di mezzi e ora ritrova nel cellulare una nuova via: "Cambia il modo di comunicare. In fondo, se si ha una buona idea il cellulare può veicolare un messaggio potente".
Unsung Hero del regista indiano, Vinamra Pancharia, invece vince il premio del pubblico e il gran premio internazionale che comprende una borsa BNP Paribas per produrre un film. Ha emozionato sia la giuria che gli spettatori la storia di un bambino che sulla riva di un fiume in India, tra rifiuti e macerie, riesce a divertirsi semplicemente con una pallina gialla. Quando l'acqua lo separa dal suo giocattolo, il bambino troverà un Superman che gli salverà la giornata. Ai "nostri eroi ignoti di ogni giorno" è dedicato il corto indiano, che racconta l'essenziale della vita che può fare la felicità di un bambino dall'altra parte del mondo, nonostante il lerciume del quotidiano. Tra scarti e resti, la poesia delle piccole cose. "A volte la realtà è troppo complessa da spiegare ma i sogni riescono a raccontarla", commenta il regista Vinamra Pancharia che ritira il premio insieme alla produttrice Monika Sharma.
Il Gran Premio Francia, invece, assegnato da Patrice Leconte in persona che ricorda le paure della sua infanzia, va a Monsters di Manon Gaurin. "I mostri non erano mai sotto il letto, perché i mostri erano nella mia testa. Non ho paura di nessun mostro, perché non vedo nessun mostro. Il mostro sono io", una voce fuori campo commenta il poema illustrato sulle paure notturne. La giovanissima regista e attrice parigina di 24 anni racconta su un crescendo di note incalzanti il paesaggio interiore dell'animo umano, popolato da ombre invisibili perché dentro di noi.


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Leo never gives up - PREMIO DELLA MIGLIORE INTERPRETAZIONE A TAMARA CSILLAG
Zulu Rema - PREMIO DIGITALE
Brother - COUP DE COUER DELLA GIURIA E PREMIO SENSCRITIQUE

I registi iraniani Farshad Qaffari e Payam Laghari vincono il premio alla regia, che comprende una borsa del CNC per l'aiuto alla scrittura di un film, per Raaha. La storia di una famiglia siriana senzatetto che decide di fuggire cercando di superare il mare proibito è il racconto straziante che ogni giorno leggiamo sui giornali ma a cui non ci abituiamo mai. Il tragico viaggio degli immigrati che partono senza la certezza di arrivare attraverso un Mediterraneo ogni giorno più macchiato di sangue è una storia che tutti conosciamo. Farshad Qaffari e Payam Laghari riescono in poche immagini a raccontare tutta la rabbia e l'indignazione per una storia che continua a ripetersi sotto i nostri occhi.

Il premio per la migliore interpretazione, che quest'anno è stato espressamente voluto senza genere, è stato assegnato a Tamara Csillag, l'attrice transessuale ungherese del corto Leo never gives up. Il regista Balint Klopfstein-Laszlo racconta la storia di Leo, un bambino di undici anni, che trascorre il tempo nella sua camera tra fogli pieni di numeri di telefono che giorno dopo giorno cancella dalla lista. Ogni numero è un tentativo di telefonata al padre scomparso che finalmente un giorno risponde, ma la voce potrebbe non essere quella di un uomo. Tamara Csillag riesce in brevi istanti a comunicare una infinita tenerezza per il figlio abbandonato e la drammaticità di una situazione senza via d'uscita.
Francesca Ferri

Inoltre, Zulu Rema, il film tunisino di Haithem Sakouhi si aggiudica il premio digitale per "la messa in scena originale, l'energia e l'ottimismo che sprigiona", spiegano i giurati. Zulu Rema è il ritratto di un ballerino tunisino di 17 anni, che nonostante l'amputazione delle due gambe, si è affermato come prodigio della breakdance. "Conosco Emer, in arte Zulu Rema da 6 mesi, l'ho visto durante una serata hip hop. Siamo diventati subito amici e l'idea di fare un film ha cominciato a prendere forma - spiega il regista - La scelta di Emer è dovuta non solo alle sue doti di ballerino ma alla sua capacità di vedere la vita da una nuova prospettiva, fare della sua disabilità un punto di forza per la sua carriera e la sua vita".


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