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Tokyo Film Festival, vince Heaven Knows What

Tutti i premi della 27a edizione della rassegna.
di Paolo Bertolin

In foto una scena del film vincitore del 27° TIFF, Heaven Knows What di Josh Safdie e Benny Safdie.

venerdì 31 ottobre 2014 - Gallery

Con l'assegnazione del Tokyo Sakura Grand Prix e del connesso premio di 50,000$ a Heaven Knows What dei fratelli Safdie è calato il sipario sulla 27a edizione del Festival Internazionale di Tokyo. Il film indipendente americano ispirato alle vicende reali di vita da tossicodipente per le strade di New York dell'interprete Arielle Holmes ha portato a casa anche il trofeo per la miglior regia. Cosa che ha permesso alla coppia di fratelli registi di rallegrarsi e scherzare sulla doppia vincita di un orologio in serie numerata dello sponsor Seiko: con due premi, sono certi che entrambi ne avranno uno. Dopo la vittoria di We Are the Best! di Lukas Moodysson, per il secondo anno consecutivo, il vincitore del gran premio di Tokyo è un film che ha fatto la sua prima a Venezia nel concorso Orizzonti. Una circostanza che rinverdisce l'annoso dibattito sul Concorso Internazionale di Tokyo: più che una vetrina di vere scoperte a livello globale, si conferma ancora una volta una piattaforma per il lancio sul mercato nipponico di titoli d'autore scoperti altrove.
Anche il meritato vincitore del Premio Speciale della Giuria, il bulgaro The Lesson di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, viene da una fortunata prima ad un altro festival, San Sebastian. Il premio a Tokyo, però, sicuramente aiuta questa eccellente produzione low budget, costata giusto 15,000 Euro e capace, come ha rilevato la giuria nella sua motivazione, di tenere col fiato sospeso lo spettatore fino alla fine. Merito di una sapiente sceneggiatura ispirata ad un episodio di cronaca, dove una professoressa di provincia si rivela pronta a tutto per trovare i soldi per salvare la propria casa dalla messa all'asta, e di un'interpretazione memorabile della bravissima Margita Gosheva, pure lei giustamente elogiata dalla giuria.
Il premio per la miglior interpretazione femminile è, però, andato, all'unanimità a Miyazawa Rie per Pale Moon di Yoshida Daihachi. L'interprete giapponese, tornata ad un ruolo di protagonista dopo sette anni, ha ricevuto il premio abbigliata in uno splendido kimono nero e, in una vera tempesta di flash, ha ricevuto gli applausi più calorosi da parte della platea. Del resto, il film di Yoshida ha pure conquistato il Premio del Pubblico, dando una chiara indicazione di un gradimento che potrebbe trovare conferma al momento dell'imminente uscita nelle sala locali. Nel film, Miyazawa interpreta un'ordinaria impiegata di banca che, travolta dalla passione per un giovane collegiale, inizia ad appropriarsi dei fondi dei propri clienti dandosi alla bella vita. La giuria ha sottolineato la sottigliezza dell'interpretazione di Miyazawa, il cui fragile sguardo riesce a comunicare le mille emozioni e travagli interiori del personaggio.
Miglior attore è stato giudicato il polacco Robert Wieckiewicz che interpreta uno scrittore alcolizzato in The Mighty Angel di Wojtek Smarzowski. Il regista de La Rivincita delle Bionde Robert Luketic, leggendo la motivazione della giuria, ha rilevato che l'adesione dell'interprete arriva a permettere quasi di sentire gli odori delle sue prodezze alcoliche...
L'ultimo riconoscimento della Giuria ufficiale, il Premio per il Contributo Artistico, è andato al regista russo Alexander Kott per il suo Test, che senza dialoghi, ma con un sapiente uso di immagini, montaggio, scenografie e sonoro compone un apologo antibellico divertente e toccante. Il messaggio antinucleare del film ha fatto breccia anche nella giuria del WOWOW Viewer's Choice Award.
La giuria del concorso Asian Future, per opere prime e seconde asiatiche ha invece premiato il cambogiano The Last Reel, debutto della regista Kulikar Sotho. Si tratta di un riconoscimento importante per una cinematografia che sta rinascendo; ed è un premio dal valore ancor più simbolico dato che l'opera di Kulikar Sotho, ispirata al bel documentario di Davy Chou Le Sommeil d'Or, rievoca il doloroso passato politico del paese attraverso la riscoperta della dimenticata stagione d'oro del cinema popolare khmer.
Scelta azzeccata pure per il vincitore del concorso nazionale, Japanese Cinema Splash, dove il premio è andato al sorprendente 100 Yen Love di Take Masaharu. Storia di una giovane slacker che decide di andare a vivere da sola, trova lavoro in un negozio di prodotti da 100 yen, s'innamora di un boxeur e finisce lei stessa per cercare riscatto sul ring, il film di Take è scritto e diretto con grande maturità, diverte e commuove, grazie anche alla formidabile prova di Ando Sakura, e potrebbe davvero conquistare ampie platee, in Giappone e altrove (visto che c'è decisamente materiale per un potenziale remake). E bisogna aggiungere che, dopo un avvio traballante, il concorso nazionale ha mantenuto un buon livello: oltre a 100 Yen Love, ci fa piacere segnalare ben tre altri film indipendenti, magari troppo piccoli e fragili per trovare ampia circuitazione internazionale, ma che rivelano il potenziale di nuovi autori da tener d'occhio: la delicata cronaca amorosa (anche) lesbica di Starting Over di Nishihara Takashi, l'elusiva storia di possessioni di Unknown Town di Ohuchi Shingo e Ecotherapy Getaway Holiday nuovo film tutto al femminile di Okita Shuichi, autore di uno dei più bei film giapponesi degli ultimi anni, A Story of Yonosuke.
All'estremo opposto della produzione nipponica si colloca il film di chiusura del festival, Parasyte dell'hit maker Yamazaki Takashi. Primo capitolo di un franchise ispirato ad una popolare (e sicuramente interessantissima) serie manga, Parasyte racconta di un giovane liceale la cui mano destra viene occupata da un parassita che, fortunatamente, non è riuscito a raggiungere il suo cervello. Perché difatti gli altri organismi di tale specie si appropriano dei corpi umani per trasformarli in mutanti cannibali. Il giovane Shin'ichi deve quindi adattarsi alla simbiosi con Miki per combattere l'avanzata dei subdoli cannibali che si mimetizzano tra gli umani - e che entrano persino in politica! Curiosamente, ci sono degli elementi di contatto tra questa storia d'ispirazione manga e il classico di John Carpenter Essi vivono (1988). Ma il film di Yamazaki è più deliberatamente commerciale e l'elemento politico rimane piuttosto vago - a favore degli interrogativi morali, in particolare la perdita di umanità di Shinichi. Si tratta comunque di una produzione che intrattiene e diverte, destinata a grande successo in Giappone. Non troverà certo la via delle sale italiane, ma potrebbe ritagliarsi un suo pubblico di nicchia nel mercato video e on demand. Una conferma della variegata vitalità della produzione giapponese e delle molteplici anime del festival di Tokyo, ricco e curioso, capace si spaziare dalle produzioni indipendenti più radicali come Heaven Knows What o il colombiano Los Hongos ai blockbuster da multiplex come Parasyte e Big Hero 6.

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TUTTI I PREMI

COMPETITION

Tokyo Grand Prix
Heaven Knows What di Josh Safdie e Benny Safdie

Gran Premio della Giuria
The Lesson

Miglior Regia
Josh Safdie, Benny Safdie per Heaven Knows What

Migliore Attrice
Rie Miyazawa per Pale Moon

Miglior Attore
Robert Wickiewicz per The Mighty Angel

Premio per il Miglior Contributo Artistico
Test

Premio del Pubblico
Pale Moon

Premio dei Lettori di WOWOW
Test

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ASIAN FUTURE

Miglior Film
Borderless

Premio "The Spirit of Asia"
The Last Reel

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JAPANESE FILM SPLASH
Miglior Film
100 Yen Love

Menzione Speciale
Ecotherapy Getaway Holiday

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SAMURAI Award
Takeshi Kitano
Tim Burton


Gallery


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