Titolo originale | Kami no tsuki |
Anno | 2014 |
Genere | Thriller |
Produzione | Giappone |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Daihachi Yoshida |
Attori | Rie Miyazawa, Sôsuke Ikematsu, Satomi Kobayashi, Yuko Oshima, Seiichi Tanabe Yoshimasa Kondô, Renji Ishibashi, Juri Ihata, Mayumi Tenkô, Hiroko Terada. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 31 ottobre 2014
Una normale casalinga giapponese viene improvvisamente coinvolta in un enorme caso di appropriazione indebita. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Asian Film Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Giappone, primi anni Novanta. Umezawa Rika è un'impiegata di banca da poco promossa alla vendita diretta, porta a porta, dei prodotti finanziari offerti dalla filiale. È una donna ordinaria e riservata, sposata con un marito in carriera dal quale non ha ancora avuto figli. La sua vita senza troppe emozioni conosce una svolta inattesa allorché il nipote di uno dei suoi clienti più benestanti inizia a seguirla. Dapprima sconcertata, la donna si abbandona alle attenzioni del collegiale, iniziando una relazione pericolosa foriera di conseguenze devastanti. Per aiutare il giovane Kota a pagare i debiti contratti per pagare le rette universitarie, Rika infatti inizia a mettere mano ai soldi dei suoi clienti. La donna ci prende gusto e si ritrova risucchiata in un vortice di menzogne e inganni.
Presentato in prima mondiale al Festival di Tokyo 2014 come unico film nipponico in gara, Pale Moon ha suscitato molta curiosità e attese. Il regista Yoshida Daihachi, rivelato anni fa alla Semaine de la Critique di Cannes con Funuke, Show Some Love, You Losers! (2007), è reduce dal considerevole successo di The Kirishima Thing (2012), vincitore dell'equivalente giapponese dell'Oscar. A questo si aggiunge che il ruolo di Umezawa Rika è affidato alla popolare attrice e modella Miyazawa Rie, che torna ad un ruolo di protagonista dopo anni di limitata visibilità. Lo spunto da cui prende le mosse Pale Moon (Kami no Tsuki in giapponese, ossia "Luna di carta") è sicuramente accattivante: un'impiegata bancaria non più giovanissima, ma non ancora sfiorita, intrappolata in un matrimonio confortevole ma insabbiato nella noia, si abbandona alle attenzioni galanti di un collegiale e scopre di potersi dare alla bella vita accedendo fraudolentemente ai fondi dei correntisti.
Pregio innegabile e lodevole del film è l'aver situato al centro del suo intreccio il ritratto psicologico di una donna ordinaria e non più giovane: Rika pare 'condannata' a dividersi tra le rigide pratiche del lavoro in banca, dove si 'toccano' ma non si possono usare ingenti somme di denaro altrui, e l'evidente insoddisfazione di un matrimonio senza passione, dove s'insinua sottile il peso delle apparenze dettato dai differenti status lavorativi dei coniugi (si noti il ricorsivo dono di orologi da polso tra i due e i significati che comporta...). La sua fuoriuscita dal sistema e l'uso/abuso dello stesso al fine di regalarsi una seconda chance, all'insegna di un amour fou e di un'escalation di eccessi di lussi a spese altrui, vengono presentati come atti consapevoli di rivalsa. Poco importa se la libertà e la felicità offertele dal denaro sono illusorie e a breve termine: nel diretto confronto con le sorti della ligia collega Sig.a Sumi, Rika e il regista Yoshida paiono sottoscrivere il detto "meglio un giorno da leone che cent'anni da pecora".
Peccato che ad un'esposizione finemente dettagliata nel descrivere le relazioni e l'ambiente lavorativo in cui si situa il personaggio di Rika e ad una messa in marcia ben oliata e di coinvolgente progressione, la sceneggiatura di Hayafune Kaeko (ispirata da un romanzo di Kakuta Mitsuyo) faccia seguire uno sviluppo a tratti scontato (in particolare nella risoluzione della relazione con il giovane Kota) e un epilogo che si accartoccia su flashback ridondanti, per poi inciampare su una terna di finali di cui il più debole è, ahinoi, la vera chiusa del film. La riuscita a metà di Pale Moon spiace non poco, perché l'interpretazione di Miyazawa Rie è davvero encomiabile: con misura e senza esibizionismo devistico nell'esporsi al grigiore e ordinarietà del suo personaggio, rende del tutto naturale, credibile e intensa la parabola di una donna qualunque che fiorisce in una seconda primavera fatta d'illusioni e menzogne.