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La politica degli autori: Robert Altman

Uno dei cineasti più grandi e poliedrici di sempre.
di Mauro Gervasini

In foto Robert Altman.
Robert Altman (Robert Bernard Altman) 20 febbraio 1925, Kansas City (Missouri - USA) - 20 Novembre 2006, Los Angeles (California - USA). Regista del film Altman.

mercoledì 15 ottobre 2014 - Approfondimenti

Presentato in anteprima alla 71. Mostra di Venezia, da domani al cinema e domenica 9 novembre in streaming su MYMOVIESLIVE!, Altman di Ron Mann, scritto da Len Blum, è l'appassionante e "definitivo" documentario sulla vita e le opere di Robert Altman. Uno dei più grandi cineasti di sempre, difficile da affrontare per la sua poliedricità e perché i suoi film si intrecciano con la storia americana di ben cinque decenni, dagli anni 60 di Conto alla rovescia (1967) al 2006 di Radio America, elegiaco commiato distribuito in sala poche settimane prima della morte. Altman, classe 1925, origine tedesca da parte di padre mentre gli antenati della madre sbarcarono addirittura dal Mayflower, ha attraversato il cuore opaco della nazione, sovvertendo i generi con grande rispetto per una classicità che non ha mai considerato un inviolabile totem. È stato forse il primo regista americano per il quale si è azzardato un confronto con la letteratura postmoderna, centrale nel dibattito anche politico degli anni 60 e 70. In particolare un film come M.A.S.H. (1970), che lo rivela in modo perentorio come autore, segna uno scarto forte con il sistema hollywoodiano di riferimento, una "seria" parodia del filone bellico ambientata in una Corea molto simile al Vietnam. Un'opera che non tradisce la sua destinazione popolare e però mescola linguaggio alto (ad esempio utilizzando il formato anamorfico di stampo documentaristico) e basso (le battute, anche scurrili, e i doppi sensi); narrazione calda (il senso di tragedia imminente che mai permette di irridere la gravità delle situazioni del contesto: la guerra appunto) e fredda (lo straniamento dei personaggi, la satira), ben al di là del "canone" hollywoodiano in voga.

Con Robert Altman (e Arthur Penn, altro cineasta omaggiato dalla Mostra con un documentario: Mise en scène with Arthur Penn di Amir Naderi) nasce la Nuova Hollywood. Autori, produttori, sceneggiatori (lui è tutte e tre le cose), naturalmente attori, capaci di dialogare con l'industria cercando però forme di espressione e di racconto originali. Nel suo caso non reggono paragoni con modelli europei considerati a volte superficialmente più "moderni". Altman è un narratore americano al 100%, lo dimostra anche il legame fortissimo con un altro linguaggio, il jazz, così profondamente statunitense, al quale dedica Kansas City (1996), che peraltro è anche un omaggio alla sua città. M.A.S.H. e Nashville (1975) sono grandi successi commerciali, il secondo sviluppa l'idea di un cinema polifonico, magmatico, stratificato: una specie di opera mondo che racconta non tanto (non solo) i singoli episodi legati ai personaggi e allo sfondo (la capitale del country in occasione di un grande evento musicale) quanto i valori fondanti della società americana, dal "Sogno" ai rapporti di forza capitalistici, così dominanti l'ambiente dello spettacolo, ma anche il mito fondativo e violento della frontiera (peraltro setacciato da Altman anche nei western). Nashville è la matrice di un capolavoro successivo del regista, America oggi (1993) ispirato ai racconti di Carver, ancora più cupo e oscuro nel contemplare miserie e ipocrisie di un tessuto sociale cinico e sfilacciato, dove l'umanesimo è solo ai margini (nelle figure borderline di Tom Waits e Lily Tomlin, ad esempio). Lo stesso umanesimo periferico di un film meno noto, per chi scrive bellissimo, La fortuna di Cookie (1999), dove il senso di una comunità si costruisce attraverso esperienze condivise, anche minimali, tipo pescare o rassettare il giardino. Ma sarebbe un cammino impervio citare tutte le opere fondamentali di un cineasta così grande, con il rischio di dimenticarne di magnifiche (però lo voglio dire: Jimmy Dean, Jimmy Dean andrebbe visto almeno una volta all'anno!). Nel documentario di Ron Mann vedrete e sentirete anche Robin Williams, il Popeye (1980) di Altman. Un bel modo per ricordarli entrambi.


Prenota un posto per vedere Altman, in streaming domenica 9 novembre alle 21.30 »

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