Altman

Film 2013 | Documentario, 95 min.

Regia di Ron Mann. Un film Da vedere 2013 con Julianne Moore, Bruce Willis, Robin Williams, Keith Carradine, James Caan, Elliott Gould. Cast completo Genere Documentario, - Canada, 2013, durata 95 minuti. Uscita cinema giovedì 16 ottobre 2014 distribuito da MYmovies.it. - MYmonetro 3,30 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 19 marzo 2015

Presentato a Berlino 2013, il documentario segue la vita di Altman dall'infanzia all'Oscar nel 2006.

Consigliato sì!
3,30/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 3,31
PUBBLICO 3,09
CONSIGLIATO SÌ
Un documentario a più voci che dietro la narrativa caleidoscopica e l'apparente disinvoltura rivela una struttura solida.
Recensione di Marzia Gandolfi
Recensione di Marzia Gandolfi

L'arte del racconto è obliqua per natura, ovvero mentre si racconta qualcosa si racconta sempre insieme un'altra storia, quella delle reazioni di chi è stato testimone, protagonista, spettatore di quella storia. La storia per Ron Mann è quella di Robert Altman, svolta in novantacinque minuti dalla sua famiglia, quella biologica e quella artistica. Irreperibile agli occhi dello spettatore, Robert Altman era un attore senza apparenze, un narratore impassibile, onnipotente, polimorfo, che film dopo film dimostrò la libertà che hanno le cose di accadere. Difficile perciò afferrarlo, attribuirgli un corpo, difficile incarnare la profondità del suo sguardo cinematografico, esatto, millimetrico, altrove. Ci provano con partecipazione rifinite voci attoriali, chiamate a definire l'aggettivo altmanesque e le qualità che esprime.
In Elliott Gould, James Caan, Keith Carradine, Robin Williams, Bruce Willis, Michael Murphy, Julianne Moore, Lily Tomlin, Baker Hall la sontuosa bellezza di Altman riluce come il riflesso del fuoco del camino sulle posate d'argento di Gosford Park, riferendoci di una mai abdicata e riconoscibile specificità linguistica, della corrosione visiva e narrativa cui l'autore ha sottoposto il proprio Paese, del distacco registico che diventa analisi del senso (del dolore). Convinto che fare film fosse come costruire castelli di sabbia in attesa che i marosi li rovescino, il 'guastatore' di Hollywood in cinquant'anni di carriera ha guadagnato, perso e riacquistato il favore della critica e del suo pubblico, ha preso a pugni Hollywood, ha inseguito un'autonomia produttiva e affermato la sua identità autoriale, che emerge con M.A.S.H. ed esplode con Nashville. Dotato di enorme talento e altrettanta pazienza, il successo arriva a quarant'anni, Robert Altman era un robusto bevitore e un fumatore incallito, genio per alcuni, manipolatore egocentrico per altri. Poco preoccupato della sceneggiatura, amava più di tutto gli attori, i film corali, l'improvvisazione, le conversazioni incrociate e i destini trasversali, quelli liminari rispetto alla principale linea narrativa. È proprio questo costante movimento lungo i bordi della storia a produrre film dal respiro corale, affreschi privi di veri e propri protagonisti (Nashville, I protagonisti, America Oggi, Gosford Park), avvelenati e affollati di piccole storie intrecciate che si nutrono di lunghi piani sequenza o di chirurgici zoom, le griffe più evidenti del cinema altmaniano. Movimenti virtuosi che permettono al regista di scovare gli anfratti più nascosti dell'inquadratura, mostrando rughe e pieghe del Paese.
Dalla commedia antimilitarista 'impalmata' a Cannes nel 1970 (M.A.S.H.) alla sferzante autopsia a cui sottopose Hollywood (I Protagonisti) e che i francesi premiarono di nuovo nel 1992, il cinema di Altman si (re)incarna nella narrazione a mosaico di Paul Thomas Anderson, nella regia onesta di Mann, nei backstage, nei super8 di famiglia, negli occhi chiari di Kathryn Reed Altman, nei frammenti del suo cinema 'armato' di franco-tiratore. Perché i film di Altman sono freccette, l'America il loro bersaglio. E quando Hollywood non ne voleva più sapere di lui, l'entomologo del sogno americano faceva la televisione, emigrava a Parigi, si interessava alla moda, a Nixon, a Van Gogh o dirigeva pièces teatrali con budget limitati, attori sconosciuti e risultati non sempre eccelsi. Fabbricatore di guanti in un mondo di produttori di scarpe, Altman non ha mai mollato, non è mai sceso dal palcoscenico, quello di Radio America, luogo sacro e ultimo spazio da difendere. A fermarlo nel 2006 è il cancro, a fermarsi è il suo cuore, quello trapiantato di una giovane donna che torna a reclamarlo vestita di bianco e sospesa dal blues (l'angelo della Morte di Virginia Madsen). Robert Altman muore a ottantuno anni, pieno di un sentimento ardente per la sua famiglia, per i perdenti, gli artisti, i vinti e le petites gens dell'America profonda. Muore come ha vissuto e ha inteso dopo la visione di Breve incontro, consapevole che un film non sarà mai soltanto un film.
Realizzato dal regista canadese Ron Mann, Altman è il prodotto di una ricerca meticolosa, un documentario a più voci che dietro la narrativa caleidoscopica e l'apparente disinvoltura rivela una struttura solida. Una costruzione altmaniana che (ben) definisce Altman e altmaniano.

Sei d'accordo con Marzia Gandolfi?
Un omaggio alla vita e al lavoro di Robert Altman.
a cura della redazione

Il nuovo documentario Altman di Ron Mann è uno sguardo in profondità della vita del cineasta Robert Altman (M.A.S.H, I compari, Nashville, I protagonisti, Gosford Park, e molti altri).
Pur rifiutando di piegarsi alle convenzioni di Hollywood e dei suoi dirigenti, lo stile unico di Altman ha vinto su amici e nemici conquistando critiche lodevoli e avvolte graffianti in tutto il mondo e ha dimostrato come sia possibile fare cinema veramente indipendente.
Il documentario rende omaggio al regista assemblando interviste ai grandi attori che hanno lavorato con lui, ai suoi collaboratori e ai familiari. Comprende anche immagini di repertorio dello stesso Altman e clip dei suoi film. Ron Mann cerca di restituire un'immagine fedele del filmmaker americano, raccontando non soltanto gli anni della grande popolarità, ma anche l'infanzia e i suoi ultimi anni di vita fino al 2006, quando fu omaggiato con un Oscar alla carriera, un anno prima della sua morte.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 19 agosto 2022
JonnyLogan

La vita e la carriera del regista Robert Altman percorsa da lui stesso e da coloro che l’hanno conosciuto: dai membri della sua famiglia e dalle parole dei suoi attori. Parlando dei suoi successi, fino alle difficoltà economiche e personali.   Chi fosse Robert Altman, regista trasversale, rispetto all’ establishment hollywoodiano, dotato di una fantasia prettamente [...] Vai alla recensione »

mercoledì 25 maggio 2016
Francesco2

Film realizzato bene tecnicamente, ricostruzione accurata, ma forse gli manca qualcosa che renda la personalità di un genio come Altman. Forse soffre il difetto opposto di "Woody", dedicato ad Allen, opera più personale che vive a sprazzi.

lunedì 29 febbraio 2016
francesca :)

Tributo accorato ad uno degli artisti più lungimiranti, poliedrici e completi mai conosciuto. Regista impegnato ed impegnativo, capace di riprodurre l'illusione del reale sotto la luce verista e pur sperimentale.  Fantasioso ed incoerente, narratore dal piglio volitivo e dallo sguardo introspettivo, capace di affrontare le montagne russe ma di ridiscendervi per camminare diritto su [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Titta Fiore
Il Mattino

Nessun documentario può restituire la ricchezza della personalità di un autore come Robert Altman, spiegano sua moglie Kathryrin e il regista Ron Mann, autore dell'omaggio passato a Venezia Classici e che si vedrà a febbraio su Studio Universal (Mediaset Prernium) nell'ambito di una retrospettiva sul cineasta nel novantesimo anniversario della nascita.

Roberto Escobar
L'Espresso

Che cosa resta di un uomo? La sua luce. Così fa dire Robert Altman a Mr. A (Malcolm McDowell) in "The Company" (2003). E ora Ron Mann e lo sceneggiatore Len Blum ne mostrano la grandezza luminosa nel loro "Altman" (Usa, 2014, 96'). Lo fanno quasi sfogliando il "libro" che è venuto componendo in quaranta e più anni, a partire dagli esordi televisivi - sua è la regia di due film per la tv curati da Alfred [...] Vai alla recensione »

Anna Maria Pasetti
Il Fatto Quotidiano

A quasi 90 anni dalla nascita (era il 1925) il cinema decide finalmente di omaggiare la vita e carriera di Robert Altman, uno dei geni sovversivi del cinema americano e mondiale. A celebrarlo è un documentario in Mostra a Venezia e ora nelle sale grazie all'esordio distributivo della coraggiosa e poliedrica MyMovies.it. Difficile era sintetizzare i 40 anni di attività di un cineasta che ha fatto della [...] Vai alla recensione »

Liam Lacey
Globe and Mail

Il documentario di Ron Mann, un affezionato e commovente ritratto del leggendario autore di capolavori come M.A.S.H. e Nashville, comincia con due uomini su una spiaggia che costruiscono un castello di sabbia. La voce fùori campo di Altman, morto nel 2oo6, dice che fare film è un po' come costruire castelli di sabbia. Decidi di costruirlo insieme a degli amici.

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Achtung name-dropping! Kathryn Reed Altman, vedova del compianto innovatore e sublime narratore del cinema americano Robert, era al Lido per "Altman", ritratto del regista maverick di "Mash", "Short Cuts - America Oggi", "Nashville", "The Player - I protagonisti", "Il lungo addio", "Gosford Park", "A Prairie Home Companion - Radio America". E' rara avis un autore che gira un pugno delle sue opere più [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Robert Altman incontrò la terza moglie Kathryn Reed sul set della serie tv "Avventure in elicottero" (telefilm, si chiamavano allora, con gli elicotteristi che ricevuta la chiamata cambiano direzione per inseguire un pick up, e tra un'indagine e dei pulcini da salvare scelgono le bestiole). Lei aveva la parte di un'infermiera, lui sembrava mezzo sbronzo - o forse solo stanco e indaffarato, girava due [...] Vai alla recensione »

Fulvia Caprara
La Stampa

Anticonformista. Ribelle. Innovatore. Giocatore d'azzardo. Nessuna definizione e nessun aggettivo, per quanto ricercato e pronunciato con il massimo dell'affetto, della stima e dell'ammirazione possibili, può rendere conto della figura geniale di Robert Altman, il regista di Mash, I compari, Nasshville, celebrato ieri alla Mostra nel documentario di Ronn Mann che porta il suo nome.

Giuliana Muscio
Il Manifesto

Per me i film sono come castelli di sabbia, - dice Robert Altman all'inizio del documentario dedicatogli da Ron Mann, con la consulenza della moglie del regista, Kathryn Reed Altman - Prendi un gruppo di amici e ti dici, "Possiamo fare insieme questo grande castello di sabbia". E lo costruisci. Poi arriva la marea e in venti minuti c'è solo la sabbia, liscia.

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