Che cosa è Il cinema in movimento? Una rubrica dedicata alle trasformazioni del cinema nell'epoca dei new media e alle riflessioni che si possono trarre dalle novità in atto.

Bisognerebbe d'ora in poi raccontare due volte i festival: da parte di chi c'era e da parte di chi non c'era. Da Cannes, come al solito, abbiamo avuto ampia copertura dei film in concorso e di tutte le altre sezioni. Paradossalmente, a leggere avidamente le recensioni sulle opere di un festival sono più gli assenti (la stragrande maggioranza) che non i presenti (un nucleo di critici e cinefili tutto sommato ridotto, se paragonato agli spettatori potenziali). Si aprono paradossi curiosi: di buona parte dei film di cui si è parlato in questi giorni da Cannes, lo spettatore medio - se esiste ancora - non sentirà più parlare, visto che non troveranno distribuzione. Accade, cioè, il contrario della normale amministrazione, laddove è il pubblico a non riuscire a vedere tutti i film che la critica recensisce, di settimana in settimana.

Eppure, il festival visto da lontano ha un fascino esaltante. La critica e il giornalismo riacquistano di botto il valore che via via, almeno su carta, hanno perso in questi anni. Tocca a loro evocare, descrivere, restituire sapore e colore dei film che nessuno può ancora vedere. Le poche pellicole distribuite in contemporanea - da noi per esempio Grace di Monaco, Più buio di mezzanotte, Maps to the Stars e naturalmente, tempestivamente, Le meraviglie - non sono sufficienti a soddisfare la curiosità, e ci si affida ai critici per saperne di più, e infine - appunto quando possibile - per controllare settimane, mesi, o anche anni dopo, se quel giudizio era condivisibile o meno.

Inoltre, da ormai parecchio tempo, i festival vengono raccontati, ancor più rapidamente e in diretta, dal web. La critica online, compresa quella di MYmovies.it, è in grado di ramificarsi ben oltre le due paginette dedicate al cinema dai quotidiani, e non è raro che i medesimi giornalisti operino su più fronti, con articoli riassuntivi su carta e altri, più numerosi e dettagliati, sul web. Anche questo è "cinema in movimento".

Arrivati a questo punto, però, scatta un ulteriore ragionamento: e se i film che vengono proiettati ai festival venissero anche offerti via web? Integralmente? E se noi potessimo vedere i film di Cannes direttamente nelle nostre case dall'Italia o da tutto il mondo?

Qualcosa si sta muovendo, e per esempio Welcome to New York di Abel Ferrara è stato subito distribuito internazionalmente online, a quanto pare con ottimi risultati. Difficilmente un festival dislocherà sul web tutte le sue sezioni, anche perché il rischio di perdere l'aura di evento, anteprima e unicità che attira gli appassionati e gli operatori del settore, sconsiglia la scelta. Tuttavia, visto che il festival è come un "live", probabilmente la presenza del pubblico e degli addetti ai lavori, red carpet compreso, sarebbe garantita in ogni caso. E, così come sta già avvenendo per alcune manifestazioni, forse si potrebbe pensare di distribuire online in tutto il mondo almeno alcune sezioni, e almeno per l'intera durata del festival. Poi l'evento, quello in loco e quello virtuale (il live event e il media event), si richiuderebbero per riprendere il consueto tragitto della filiera cinematografica. Un'opportunità su cui meditare.