Che cosa è Il cinema in movimento? Una rubrica dedicata alle trasformazioni del cinema nell'epoca dei new media e alle riflessioni che si possono trarre dalle novità in atto.

Due film recenti - Lei e Transcendence - hanno messo in scena, come spesso accaduto nella fantascienza, scenari dell'immediato futuro nei quali l'intelligenza artificiale giunge a tali livelli di consapevolezza da superare l'umanità in coscienza e capacità di pianificare. Gli studiosi di science fiction hanno spesso insistito sul confine tra scienza e magia rappresentato da questi prodotti, e in effetti tutta la seconda parte del film di Wally Pfister potrebbe apparire inverosimile ai più: possibile che un essere digitale senziente possa dominare il mondo trasmettendo se stesso in wi fi all'esterno? Invece l'intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante e non è affatto scontato che non assisteremo ai progressi suggeriti dalle pellicole citate, ovviamente sperando in evoluzioni meno tragiche di quelle del racconto con Johnny Depp.

Non solo tutta la nostra vita è gestita e filtrata dai media digitali, ma anche il cinema si è via via "ri-mediato" con le tecnologie informatiche, fino ad esserne di fatto parte, senza soluzione di continuità, dal momento della realizzazione fino al montaggio e persino alla distribuzione e proiezione del film. I media digitali, però, non sono intelligenze artificiali in sé. Secondo qualche filosofo, potrebbero esserlo gli archivi digitali, nel momento in cui gestiscono, classificano, e "conoscono" milioni e milioni di immagini indicizzate e profilate. Ma, se tuttora non si esaurisce la discussione sul fatto che i film possano produrre da soli concetti e filosofie, figuriamoci le macchine con cui i film si creano.

Comunque sia, sarebbe affascinante immaginare un film girato esclusivamente da una macchina artificiale intelligente, cui sia stato fornita una competenza in storia del cinema, nel linguaggio cinematografico, e in tutte le possibili scelte che si possono operare a seconda di quanto fino ad ora la settima arte (e la sua industria) ha prodotto nella storia. Quale sceneggiatura proporrebbe la macchina? Quali attori vorrebbe scritturare (o sintetizzare)? Che piano di lavoro metterebbe in atto e quale spazio darebbe alla post-produzione?

In fondo, questo sogno bizzarro nasce dall'antico fascino della macchina da presa automatica, senza umani che la coordinano (e nemmeno animali, pensando scherzosamente alla scimmietta che impressiona pellicola come e meglio di un operatore, in The Cameraman di Buster Keaton). Il cinema, in buona sostanza, è la prima macchina di intelligenza artificiale in grado - teoricamente - di girare immagini senza l'aiuto degli uomini. Del resto, fin dai tempi di "Quaderni di Serafino Gubbio operatore", il romanzo di Luigi Pirandello inizialmente pubblicato nel 1916 col titolo "Si gira", il timore dell'operatore è quello di essere alienato dal mezzo. Di perdere il primato sul guardare. Di non poter più decidere quali immagini scegliere e quali lasciar scomparire. Forse il cinema di una futura macchina artificiale sarà semplicemente il complesso di tutte le immagini del mondo riprese contemporaneamente da satelliti, telecamere di videosorveglianza, fotocamere e dispositivi privati di ripresa, senza più limiti di archiviazione.