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ONDA&FUORIONDA

Friedkin Leone d'Oro alla carriera: lezione di cinema.
di Pino Farinotti

William Friedkin ritira il Leone d'Oro alla carriera alla 70. Mostra del cinema di Venezia.
William Friedkin 29 agosto 1935, Chicago (Illinois - USA) - 7 Agosto 2023, Los Angeles (California - USA).

domenica 1 settembre 2013 - Focus

"Non c'è nessuno che voli in tuta di spandex e salvi il mondo. Non ci sono Superman o Batman, ci sono solo esseri umani normali. L'unica soluzione è che il mondo ritrovi gente come Gandhi, Sadat, Luther King, qualcuno pronto a mettere la propria vita in gioco per la pace."

È uno dei concetti che William Friedkin ha trasmesso nella sua conferenza stampa. Come si sa, il regista di Chicago, 78 anni compiuti due giorni fa, sta per ricevere il Leone alla carriera. Il pronunciamento citato sembrerebbe qualcosa di astratto e comunque risaputo, persino convenzionale, ma detto da uno come Friedkin assume significati concreti. Fa cinema da 46 anni, cinema importante. I riconoscimenti che ha ottenuto sono quelli che contano, Oscar compreso (Il braccio violento della legge, per film e regia). Ma soprattutto ha ottenuto un gradimento popolare strepitoso con un film che fece storia, L'esorcista, un vero e proprio primo motore di un certo horror che ha creato codici - tensione, terrore, effetti speciali- che continuano a tenere a quarant'anni di distanza. Nel suo intervento il regista ha espresso un altro concetto "politico". Sull'America, che non può essere il poliziotto del mondo in un'epoca dove la stessa America minaccia la Siria, l'Iran minaccia Israele e tutti minacciano tutti. Queste parole possono essere considerate un "ripensamento" del regista, che è sempre stato connotato come un "non liberal", uno di quegli autori che vedevano gli Usa una garanzia del mondo, non un poliziotto. Friedkin fa parte di quello schieramento minoritario vicino ai repubblicani, mentre sappiamo che di gran lunga prevalente nel cinema americano è la fascia legata ai democratici. Quasi tutti i cineasti, autori, registi, attori, sono impegnati, in quel senso, con idee e atteggiamenti progressisti, a volte anche radicali, alla Sean Penn o alla Oliver Stone, citando due leader in quel senso. Come compagni di idee di Friedkin si possono fare due nomi, Gibson ed Eastwood. In questa chiave si può ricordare Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970), il primo film americano sul tema dell'omosessualità. Riprendendo il testo teatrale di Mart Crowley, che aveva ottenuto grande successo a Broadway, Friedkin ne fece una riduzione che destò polemica per una presunta indicazione omofobica.

Reazionario
I detrattori hanno sempre connotato il regista come un reazionario, ma con l'intelligenza per cogliere le contraddizioni e le anomalie di quella posizione. In questo senso vanno dunque intese le parole dell'inizio e certi momenti di ripensamento. Comunque, escludendo questi aspetti, rimanendo al racconto, alla regia, alla qualità generale, e all'esperienza di Friedkin, le sue considerazioni è bene ascoltarle. Come quando dice che Hollywood è ormai un "casinò" -con l'accento sulla o ha puntualizzato-: "... si muovono fiches, si potrebbero fare centinaia di film con quello che spendono per uno solo, vengono prodotte storie di gente che vola e di vampiri e a me non interessa fare quali
i film." Anche questo è un sacrosanto momento di lezione. La Mostra presenterà una versione restaurata de Il salario della paura, che Friedkin girò nel 1977, riprendendo un titolo classico del noir e diventato un culto assoluto di tutto il cinema, Vite vendute di Clouzot, derivato da un romanzo di Georges Arnaud. Il pubblico e in parte anche la critica considerarono Il salario un semplice remake di un capolavoro, una sorta di lesa maestà. Ma nel tempo il film di Friedkin ha recuperato e si è a sua volta attestato fra i titoli importanti del cinema americano. Dunque: lezioni di cinema, e di altro, da parte di un autore che conosce la materia in profondità.

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