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ONDA&FUORIONDA

Dalla: la Chiesa, la crociata, lo spettacolo.
di Pino Farinotti

In foto Marco Alemanno durante il funerale di Lucio Dalla.

domenica 11 marzo 2012 - News

L ucio Dalla continua, purtroppo, ad alimentare i media, i display, gli schermi e la carta. Adesso la preda è l'eredità. Si fanno conti su tutte le voci del suo patrimonio, case, barca, pezzi d'arte, diritti d'autore. Lo spettacolo non deve mai fermarsi, ma che tristezza. Rileggo in prospettiva il funerale-spettacolo di Dalla e l'intervento degli operatori, e delle testate, che hanno subito cavalcato la vicenda per una crociata. Sulla base dell'assunto che la Chiesa è ipocrita. Dalla era omosessuale, una verità omessa, anche da lui, ma una verità, rivelata, in chiesa, dal compagno dell'artista.

Se consideri la Chiesa come soggetto sociale, o politico, o ideologico, non hai che ... l'imbarazzo della scelta, e della Storia. Allora la Chiesa non soltanto diventa il paese dell'ipocrisia, ma l'ipocrisia stessa. E c'è di più "ipocrisia" è persino riduttivo, c'è il grottesco, l'incolto, magari il ridicolo. Non è difficile spendere qualche parola su questa tesi. Da 2012 anni la Chiesa ha dovuto affrontare... semplicemente il tempo. Secolo dopo secolo diminuivano i pastorelli, le anime semplici, che erano i primi modelli destinatari. Ce n'erano tanti allora, erano la grande maggioranza. Non avevano dubbi sulle verità rivelate: Mosè aveva aperto le acque, Adamo ed Eva erano nati così, come inizio dell'umanità. Poi la Chiesa ha dovuto affrontare la scienza e la cultura, che portavano colpi molto forti ai dogmi. Qualche teologo, informato, certo in difficoltà, cercava di scalare verticali pareti di ghiaccio, di conciliare la scienza con le scritture: ai tempi di Mosé l'assestamento geologico non era ancora completo, può darsi che il mar Rosso ne abbia risentito. E poi la genesi, era difficile pensare che tutto nascesse in una settimana, allora si poteva tentare un altro compromesso, i giorni erano le ere, e i giorni erano più facili da spiegare agli umani del primo secolo.

Nessuna
Dico che tutto questo non ha nessuna importanza. Proprio perché la Chiesa non è un soggetto politico, c'è qualcosa in più, di non banale, che non è un dettaglio, c'è di mezzo il trascendente, ci sono di mezzo fede e fiducia. Dicevo sopra ipocrisia, grottesco e compromesso. C'è molto altro, nella chiave di lettura del solo potere temporale. C'è molta gente, credente, che è discretamente informata e che ama ragionare. Che sa cos'è l'Inquisizione, o la guerra dei trent'anni, sa cosa sono gli scismi e tutto ciò che hanno prodotto. Che ha letto Rousseau, Voltaire e Russell, e ha studiato Darwin. Gente che sa cosa sono la sacra rota e lo IOR. Ed è al corrente delle recenti, pesanti magagne che sappiamo. E adesso arrivano giornalisti, opinionisti, testate video e cartacee, e altri, a rivelare l'ipocrisia del funerale di Dalla. Ma significa focalizzare la perdita di un rubinetto rispetto alle cascate dello Zambesi. È facile diventare, in questa vicenda, inutili guastatori sorpassati. Certo la tentazione di far partire una crociata, in una certa cultura, certamente superata, è irresistibile.
C'è di mezzo l'intento ideologico, quasi sempre quello ateo, sempre quello della visibilità. E in questa crociata al niente c'è del grottesco maggiore: al niente perché quella presa d'atto dell'ipocrisia è come rilevare che l'acqua scorre verso il basso, l'uomo invecchia e a luglio fa più caldo che a febbraio.

La Chiesa cerca di fare del suo meglio. Di conciliare, anche a fronte di diverse individualità. Una volta una signora divorziata che conosco abbastanza bene, avendola sposata, era in chiesa per fare la comunione. Spiegò al prete, chiamiamolo don Cesare, del suo status e il prete le disse che la comunione le era inibita. Anzi sarebbe stato opportuno che in chiesa si ponesse in una zona defilata, nell'ombra, distaccata dagli altri fedeli. Certo non fu contenta la signora. Si rivolse a un altro prete, chiamiamolo don Roberto. Il quale le disse che per fortuna c'era una certa discrezionalità, chiamiamola franchigia. Le spiegò, fra gli altri argomenti, che alla fine a decidere non erano i preti ma qualcun altro. "E comunque" concluse "sta' tranquilla, non ti sarà chiuso il paradiso perché hai divorziato". Fra i due "don", Roberto era il mediatore, l'ipocrita, l'altro era nell'ortodossia, tutto d'un pezzo. Preferisco don Roberto, che ha cercato di venire incontro, di dare una mano e una speranza.

Possibile
A San Petronio in Bologna la Chiesa ha fatto il possibile, si è comportata al meglio, nei suoi limiti. Monsignor Cavina e tutti gli altri, a quel funerale sono stati positivi e con buona volontà. Sono stati cristiani. Là dentro ci sarà stata ipocrisia, ci sarà stato compromesso, ma c'era... la bara di Dalla, e c'era il suo amico che ha potuto dire quello che voleva. Il prete non poteva esimersi almeno da un pallida citazione dell'ortodossia citando "uno stato di vita che lo contraddice". Tutto sommato è davvero piccola cosa, lasciamogliela passare. Oppure avrebbe dovuto essere più radicale di Tomàs de Torquemada e impedire il funerale? Sarebbe proprio stato uno sprovveduto, e avrebbe dato l'occasione, ai guastatori, di partire per una (contro)crociata che avrebbe fatto impallidire la terza, quella di Riccardo cuor di leone e del feroce Saladino.

Ci sono tante persone, credenti e informate, che vanno in chiesa, anime non semplici, che non vanno in giro con la corona mistica di Paolo Brosio. Persone che hanno una fede coi legittimi dubbi. Sono tante, sono, magari relativa, maggioranza. Sanno che la Chiesa è imperfetta, ma la frequentano, si fidano. Sanno che comunque di mediazione trattasi, di un passaggio in attesa di qualcosa di sopra, di meglio e di (speriamo) lontano che non è soggetto sociale e politico ma soggetto misterioso, e buono, che comporta, come ho detto... fiducia. E sanno che la Chiesa, anche imperfetta, è meglio che ci sia, molto meglio.

Questa puntata di onda&fuorionda è seria e solenne, magari troppo. La partenza era lo spettacolo, le riprese ricche e articolate del funerale, e poi le riproposte continue, i concerti e le canzoni, dell'artista, in video. Riporto in questo contesto, su questa piattaforma, la conclusione del mio intervento, a "scendere" e sdrammatizzare. Un concetto ho condiviso di tutto quello che ho letto da parte dei guastatori, questo: "chissà se a Dio le scelte sessuali interessano quanto interessano a molti preti". E dunque, il suggello finale lo lascio allo spettacolo, alla comunicazione, al mercato, al piccolo schermo, e al sorriso, sicuro che Dalla gradirebbe. Nel paradiso che accoglie Bonolis e Laurenti, adesso persino Brignano, ebbene quelle porte si saranno aperte in tromba all'arrivo di Lucio.

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