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Martinelli al primo ciak su Marco da Aviano

Al via le riprese del kolossal italiano.
di Pino Farinotti


lunedì 21 febbraio 2011 - Focus

A Torino grazie al "computer generated imagery" Renzo Martinelli ha già composto 40 inquadrature del suo nuovo film su Marco da Aviano, il frate cappuccino che ebbe un ruolo decisivo nella battaglia di Vienna del 1683, quando i cristiani fermarono l'avanzata dell'esercito turco. Al computer è stata ricostruita parte di Vienna e l'accampamento degli islamici.

Flashback
Nella sua performance al festival di Sanremo Roberto Benigni, citando "Scipio" dell'inno nazionale ha ricordato la battaglia di Zama vinta appunto da Scipione l'Africano contro Annibale. Ha detto che quella battaglia è la più importante nella storia del mondo. Al di là dell'enfasi e della licenza da spettacolo, è vero che quella battaglia fu decisiva: si scontravano potenze ed etnie opposte, anzi imperi opposti, e di fatto Roma cancellò l'Africa. Correva l'anno 202 avanti Cristo. Dunque non c'è dubbio che se il risultato fosse stato diverso tutto sarebbe cambiato con le debite conseguenze per il futuro prossimo e lontano. Rimanendo in quell'ambito e in quell'epoca, Roma non avrebbe fatto le conquiste che fece e la Storia che correva dalla Spagna all'Asia, dall'Africa alla Scozia, cioè l'impero, cioè il mondo, sarebbe stata un'altra. È suggestivo ragionare, indovinare, ricollocare i grandi eventi. Chissà se un navigatore genovese (ma ci sarebbe stata Genova?) sarebbe partito in quell'epoca dalla Spagna (ma ci sarebbe stata ancora la Spagna?), per scoprire quello che ha scoperto. Giusto un esempio, un gioco, una suggestione.

Premessa
Questa premessa "storica" per introdurre un'altra battaglia, almeno altrettanto decisiva, quella del Kalenberg, la collina sopra Vienna, combattuta fra l'11 e il 12 settembre del 1683.
Il quadro. Ai primi di luglio di quell'anno i turchi, al comando di Kara Mustafa che ha ottenuto l'investitura da Maometto IV (il quale intende creare un impero europeo ottomano), muovono dall'Ungheria verso Vienna. Arrivano il tredici e organizzano l'assedio. Durante il percorso hanno devastato tutto, città, chiese e conventi, massacrato migliaia di cristiani. Dalla parte cristiana l'imperatore Leopoldo I affida il comando militare al conte Ernst Rüdiger von Starhemberg. La Polonia schiera il suo re, Jan III Sobieski. Ruolo decisivo ebbe il papa, Innocenzo undicesimo, che aveva conciliato i contrasti fra le famiglie regnanti d'Europa, messo d'accordo persino cattolici e protestanti di fronte al nemico ottomano, e che, soprattutto, inviò il suo messo, Marco da Aviano, energia e fede sconfinate. Fu il frate a imporre l'immagine della Madonna sulle insegne. La notte prima della battaglia, Marco predicò ai soldati, male armati, allo stremo, già sconfitti. Parlò un misto di italiano, latino, tedesco. La mattina del dodici sessantamila cristiani capovolsero le sorti ed ebbero la meglio su duecentomila turchi con trecento cannoni. Vienna e l'Europa erano salve. La storia venne riscritta. Fu la fine dell'impero islamico.
Mi piace immaginare, nel quadro del destino della Storia, a vittoria capovolta, cogliendo un solo segmento, anche questo suggestivo, che in una vetrina di via della Spiga (sempre che ci fosse) a Milano, invece di una collezione di boustiers di D&G, ce ne sarebbe stata un'altra di burka, di un altro stilista, accreditando lo stesso concetto di consumo, certo improbabile. E diciamo anche, altro segmento, che per entrare in Duomo (quello c'era, praticamente com'è adesso) avresti dovuto lasciare le scarpe fuori. E non eravamo due secoli prima di Cristo, ma solo tre secoli fa. Era moderna.

12 milioni
Renzo Martinelli co-produrrà Marco da Aviano con la Rai, col contributo di Romania, Polonia e Austria. Partecipa con circa un milione di Euro anche il Friuli. Per un totale di un budget di circa 12 milioni. Dopo il Barbarossa, il regista milanese si impegna in un altro film storico anzi, epico. L'epica del film precedente veniva inquadrata, dunque "derubricata", in chiave politica: in sostanza la battaglia di Legnano e Alberto da Giussano evocavano più la Lega che l'epica italiana. Ma non c'è dubbio che Marco da Aviano sia un personaggio importante, magari un eroe se, ancora una volta, non si intromettesse la politica. Martinelli, autore controcorrente rispetto al movimento prevalente del cinema italiano e anche rispetto alla critica che sostiene quel cinema, ha sempre dovuto vedersela con accoglienze poco amiche. Il film avrà due titoli, Marco da Aviano, appunto, per le due puntate televisive, e September eleven (11 settembre) per le sale. E qui è doveroso un promemoria, basta un'indicazione: quell'11 settembre del 2001 non fu una data "casuale". Ecco da dove arrivava. Questo è bastato perché la critica evocasse provocazione e soffio sul fuoco islamico.

Fedi
Ho letto la sceneggiatura, firmata da Valerio Massimo Manfredi e dallo stesso Martinelli, e tratta dal libro di Carlo Sgorlòn, "Il taumaturgo e l'imperatore". Il racconto si pone equidistante dalle motivazioni e dalle fedi. Marco e Kara Mustafa, convinti della propria mistica e delle proprie ragioni, sono eroi allo stesso modo. Certo nel film noi cristiani staremo dalla parte dei cristiani. Anche se, in tempo di politica corretta e di relativismo, occorre vagliare anche l'opportunità del sentimento da fiction. Comunque il regista-produttore ha dichiarato che i suoi film li decide lui e non la critica preventiva. I set saranno montati in Romania, Polonia, Italia e Turchia. Nel cast due "affezionati" di Martinelli: Murray Abraham nella parte di Marco e Harvey Keitel in quella di Jan Sobieski.

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