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[Rec] 2: tornano i morti viventi in presa diretta

Quando "cinema-videogioco" è sinonimo di capolavoro.
di Gabriele Niola

Il caos con il massimo della pianificazione

lunedì 4 gennaio 2010 - Approfondimenti

Il caos con il massimo della pianificazione
Esiste una lunga tradizione di sequel ad alto budget per film originali realizzati con pochi soldi, solitamente si tratta di pseudo remake (La casa 2, Tetsuo II e via dicendo) altre volte di film che sembrano perdere il senso del primo (The Blair Witch Project 2). [REC] 2 non è nulla di tutto ciò.
Jaume Balaguerò e Paco Plaza colpiscono e spiazzano con una storia che si svolge in parallelo a quella del primo film continuando a battere sul medesimo dente ma da angolazioni diverse e utilizzando il budget superiore per indagare altri ambiti del cinema. [REC] 2, al contrario del primo, è un film dove gli effetti visivi e i ritocchi digitali abbondano anche se all'occhio dello spettatore occasionale non si direbbe.
La contaminazione più evidente ed efficace di questo nuovo film è quella con il linguaggio dei videogiochi. Questa volta Balaguerò e Plaza per raccontare la loro storia di fuga, caccia e scoperta di una nuova tipologia di morti viventi a metà tra l'epidemico e il sacrilego scelgono di usare trucchi e soluzioni prese dal mondo della videoludica d'azione dove da decenni si combattono con più o meno realismo e con grande varietà di tecniche e stili personaggi che ricordano gli zombie.
Girato in uno splendido digitale ad alta definizione il nuovo film della coppia horror spagnola degli ultimi anni si fa forza di tutto ciò che è possibile fare con il cinema digitale negli ultimi anni per orchestrare un racconto articolato nella misura in cui inscena il caos con il massimo della pianificazione ridefinendo il sempre più proficuo patto d'amicizia di cinema e videogiochi.

L'inquadratura è una grande finestra
Tutti quanti ricordano Doom, il videogioco che pur non inventandola rese famosa la visuale in soggettiva del giocatore (quella dalla quale si vede l'arma imbracciata e ci si muove in prima persona) e potranno riconoscere quel tipo di inquadratura in [REC] 2, meno invece realizzeranno altri punti di contatto con il mondo dei videogiochi come il fatto che lo schema generale dell'incedere del film somiglia molto a quello del videogame The House Of The Dead nel quale, calati in una villa infestata da zombie, i giocatori devono farsi strada sparando attraverso diversi livelli che identificati per stanze e luoghi.
Non solo quindi lo schema del gioco (conquistare un obiettivo o saturare un ambiente per procedere) ma anche soluzioni della messa in scena videoludica sono l'asse portante di un film che sembra intendere l'inquadratura come una grande finestra del computer, un ambiente che non solo inquadra ma che informa ed è pronto a contenere altri elementi.
Utilizzando la trovata che mette al centro del film un gruppo di militari dotati di attrezzature tecnologicamente impeccabili (tra le quali c'è una microcamera montata su ogni casco), spesso all'interno dell'immagine principale si inseriscono schermi più piccoli con altre visuali, altri punti di vista o altre situazioni. L'inquadratura viene composta da più sguardi e scomposta in più riquadri per guardare non solo ciò che avviene in primo piano ma anche e soprattutto ciò che succede nello sfondo o i molti particolari che possono essere i più determinanti.
Le potenzialità e la facilità di gestione dell'immagine digitale avvicina le potenzialità di messa in scena del cinema a quelle della videoludica dove le informazioni non sono veicolate solo attraverso l'inquadratura propriamente detta ma anche attraverso diverse tipologie di sovraimpressioni. Senza cedere, come ad esempio capita a Ben X, al ricatto della didascalia che spesso è propria dei videogiochi (poichè in molti casi essi danno informazioni nel senso stretto del termine) [REC] 2 cerca di "condire" l'immagine tradizionale con elementi nuovi riuscendo a raggiungere un livello di fusione tra i due mezzi d'espressione fino ad oggi inedita.

L'horror girato come un musical
La concitazione e la frenesia della fuga dagli zombie in [REC] 2 spesso si tramuta in disordine e caos. L'espediente della videocamera tenuta in mano dai protagonisti impone e prevede che l'inquadratura tremi, che i movimenti siano spesso immediati e repentini e che non ci debba necessariamente essere la consueta stabilità nel mettere davanti all'obiettivo un particolare.
Sebbene in questo secondo film le caratteristiche di rapidità e caos siano aumentate rispetto al primo, l'impressione è che stavolta tutto ciò serva a mascherare una pianificazione e una precisione raffinatissime molto più studiate e provate di quelle alla base del film d'esordio.
Il dubbio lo levano gli stessi registi incontrati alla Mostra del cinema di Venezia 2009 e interrogati su come siano funzionate le riprese, se cioè tutti quei movimenti rapidi siano stati in effetti caotici (affidandosi alla serendipity) oppure fossero calibrati al millimetro (vie di mezzo non sembravano ipotizzabili). I due hanno risposto con una certa fierezza che il lavoro fatto è stato simile a quello che si fa sulle coreografie di danza, ogni movimento era studiato, coordinato agli altri e andava eseguito con precisione.
Attori e troupe sapevano molto bene sia dove stare in ogni momento sia come spostarsi per non impallare nessuno e creare il rapido effetto di confusione e quella convergenza di elementi, luci, illuminazioni e composizione utile a mettere in evidenza per gli spettatori elementi che non sono necessariamente in primo piano. Una dimostrazione di tutto la si ha in qualsiasi momento anche se appare particolarmente evidente in sequenze come quella in cui gli infissi della finestra compongono l'ombra di una croce sul volto di uno dei personaggi.

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