Advertisement
Dall'Iliade ai tragici, dai giullari a Disney, ai film "panettone": niente di nuovo

I titoli di maggiore incasso del mese occupano tutti gli spazi del gradimento, che arriva da lontano.
di Pino Farinotti

Tre gradi di rappresentazione: colta, leggera, comica

martedì 9 dicembre 2008 - Focus

Tre gradi di rappresentazione: colta, leggera, comica
L'Alighieri era politicamente attivo e irrequieto, è noto. Guelfo bianco, si trovò dalla parte sbagliata quando il potente Corso Donati, capo dei neri, sostenuto da Carlo di Valois, fratello del re di Francia Filippo IV, irruppe in Firenze e si affrettò a condannare a morte il poeta. Così Dante cominciò il suo peregrinare fra una corte e l'altra nell'Italia del nord. Era il 1304. L'anno dopo venne accolto in Verona da Alboino della Scala, più con rispetto che con onori e opulenze. Camminando per un "duro calle" (parole sue) della città scaligera, si imbatté nel giullare di corte. Il "comico" era vestito con sfarzo, e pieno di ori, seguito da uno stuolo di ammiratori. Riconobbe Dante, gli si pose davanti, gli disse: "Un grande poeta come te cammina quasi lacero e solo? Guarda me, ignorante buffone, ricco e pieno di amici. Come mai?" Dante gli rispose :"Perché ce ne sono molti di più dei tuoi che dei miei." Non fa una grinza. Allora e oggi, il buffone "incassava" di più.
Lo spettacolo leggero, chiamiamolo così, proviene da molto prima di Dante. Atene del IV secolo (avanti Cristo) pose le basi della cultura fondamentale del mondo occidentale. Ma non c'era solo la filosofia o la tragedia. In (quasi) contemporanea con Platone, Aristotele, Eschilo Euripide e altri, operavano Menandro e Aristofane, che non è blasfemo definire "comici". Nella Roma di Augusto veniva rappresentato il "leggero" Plauto che certamente portava in teatro più pubblico degli stessi tragici greci o dei sommi Orazio, Ovidio o Virgilio, che leggevano i loro canti. Categorie di evasione diverse, alle quali si aggiungeva quella del buffone, anche allora tenuto in grande considerazione. Tre gradi di rappresentazione dunque: colta, leggera, comica.

Dall'antichità a oggi
La triplice regola che è valsa nell'antichità e poi salendo fino a noi, attraverso momenti decisivi come le corti del Rinascimento, di Elisabetta prima, della Versailles del re Sole, e su fino al 1895 quando i Lumière inventarono il cinema che assestandosi assunse in proprio le tre categorie. E le categorie dettarono le loro regole, a volte impietose e tristi. Come quella di un Fellini costretto, per gli ultimi film, a faticare per trovare produttori, anche se alla fine c'era sempre qualcuno che si accollava il rischio, perché anche un fiasco, al botteghino, con Fellini, era prestigio, valeva sempre la pena. Il cinema moltiplicò i generi, inventò subito il fantasy (Méliès per esempio) e l'horror (i Frankenstein e Nosferatu), generi oggi vincenti al botteghino. Ma anche lì era stato preceduto, da lontanissimo. "L'Edipo Re" di Sofocle (430 a.C.) presenta elementi esemplari del genere: le fila vengono tirate dall'indovino Tiresia, che scruta il passato e il futuro, Edipo scopre, alla fine, di essere l'assassino, ignaro, di suo padre e si strappa gli occhi per non vedere più il sole testimone del suo atto. Sapevano anche questo, allora. Una manifestazione horror, e che horror, erano certamente le lotte nell'arena, fra gladiatori, o fra umani e bestie feroci. Reality strepitosi. Cinema. Adesso l'utenza è frammentata. Fellini e Visconti non ci sono più. L'opera assoluta non trova cittadinanza. Abbiamo, da noi, alcuni autori discreti e incerti ma che devono essere enfatizzati , non faccio nomi, che non incassano un decimo del costo del film. Abbiamo l'evasione detta sopra certo. La cifra comica di un Verdone, poi la categoria successiva di un Benigni - di qualche anno fa - e quella accreditata, spesso elevata di un Moretti quando ha voglia di divertire.

I film di dicembre
E poi c'è il fuori categoria dei "panettoni"dei giullari appesantiti dall'oro e dalla corte, dei miracoli. I cinque titoli che comandano gli incassi in questi giorni raccolgono la somma dell'utenza e rappresentano tutti i codici del gradimento. Twilight è in testa. Trattasi di fantasy con trovata (un vampiro che rifiuta il sangue) scritto e diretto da una brava, la Catherine Hardwicke. Un genere trasversalmente vincente. Segue Bolt, di Disney, e Disney inventa se stesso e anche una parte di tutti noi, da settant'anni ed è una costante eterna e magnifica fuori dai contesti. Nessuna verità, di Ridley Scott è l'avventura ricca che ha sempre il suo appeal, così come ce l'hanno i protagonisti-divi DiCaprio e Crowe. E l'avventura è proprio l'antropologia della fiction, arriva ancora da più lontano. L'Iliade e l'Odissea hanno 3100 anni. Segue La fidanzata di papà, il panettone con relativi adepti. Quinto è Changeling di Eastwood. Il suo dovrebbe essere un film d'autore puro, ma si vale della Jolie, non solo diva, ma forse donna più popolare del mondo. Diciamo che il film d'autore purissimo dovrebbe poter fare a meno a meno di lei: un Ladri di biciclette. A chiusura una citazione opportuna, una sintesi veloce ed esatta. «Non c'è differenza fra i versi immortali di Shakespeare e il magico ritmo dei piedi di Gene Kelly». Jack Buchanan a Fred Astaire in Band Wagon, un musical del 1951, di Minnelli.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati