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Saverio Costanzo alla ricerca della spiritualità

Esce venerdì In memoria di me, storia di un novizio e della sua fede vacillante
di Tirza Bonifazi Tognazzi

mercoledì 7 marzo 2007 - News
A San Giorgio Maggiore a Venezia un monastero gesuita ospita un gruppo di novizi che nel silenzio religioso cercano di mettere a tacere i loro dubbi studiando i vangeli e raccogliendosi in preghiera. Con l'arrivo di Andrea le fedi già vacillanti di alcuni novizi vengono messe a nudo dagli occhi scrutatori del ragazzo che tutto osserva e nulla riporta, nonostante una delle regole sia "denunciare le mancanze di un fratello" perché si tratta di "un atto di carità". In questo clima sacrale - intervallato solo dalla musica classica, "laica", che sembra rappresentare l'unica fonte di respiro del film, oltre ai traghetti che scorrono al di là del vetro lungo il Bacino di San Marco - Andrea (Christo Jivkov), Zanna (Filippo Timi) e Panella (Fausto Russo Alesi) si interrogano sulla propria vocazione.

Ispirato al romanzo "Il gesuita perfetto" di Furio Monicelli, In memoria di me di Saverio Costanzo non vuole affrontare il tema della religione, ma mettere in luce la lotta interna di ogni uomo che si trova di fronte alla scelta definitiva. "Durante il montaggio di Private (l'opera prima di Costanzo, NdR) lessi il romanzo di Monicelli" spiega il regista. "L'idea di raccontare una prigionia volontaria, dopo aver esplorato la prigionia imposta, mi affascinava. Volevo approfondire il tema immaginando quello che si prova nel rinunciare alla libertà (terrena, fisica, carnale, Ndr) per cercarne un'altra". Un lavoro non affatto facile. "Più andavo avanti e più mi accorgevo quanto fosse difficile riuscire nell'impresa. Così ho deciso di praticare gli esercizi di meditazione, sono andato in un luogo di preghiera a Bologna e dopo aver riletto il libro ho capito gli angoli oscuri e ho trovato il coraggio per affrontare la storia".

"Per il ruolo del protagonista" continua Costanzo, "volevamo un attore dell'est per via di quell'aura spirituale che li avvolge. Abbiamo iniziato le ricerche in Polonia e camminando per le strade di Cracovia e Varsavia mi sono accorto di come tutti i passanti sembrassero sull'orlo dell'abisso, sul punto di cadere nell'assoluto. I loro occhi erano lacrimosi, sull'orlo del pianto. Il film era costruito sul protagonista, cercavamo occhi che fossero espressivi, che comunicassero spiritualità". Dopo tante ricerche la scelta è ricaduta su Christo Jivkov (Il mestiere delle armi, La passione di Cristo) che è perfetto per il ruolo di Andrea. Il suo corpo si muove con grazia, timore e circospezione lungo i corridoi, nella notte taciturna o nell'abbagliante luce del giorno. Il silenzio è rotto solo dai rumori delle navi di passaggio e dalla musica. "La musica che abbiamo utilizzato è di musicisti mistici, che nella composizione dei brani hanno fatto un percorso spirituale. Tchaikovsky serviva ad alleggerire il film ed è un po' l'aspetto ironico della pellicola; Strauss ascoltato durante i pasti rappresentava la musica del piacere. È stato un gioco di contrasti, come il suono della nave che passa rappresenta il mondo che si affaccia sul silenzio del monastero".

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