Arriva finalmente nelle sale italiane, con un inverosimile ritardo di quasi sei mesi rispetto all'America e agli altri paesi d'Europa, il film fenomeno dell'anno: Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, l'irriverente e politicamente scorretto lavoro di Sacha Baron Cohen. Arrivato alla ribalta dello show biz mondiale con il suo Da Ali G Show, programma tv in cui l'attore comico inglese si finge giornalista intervistando e importunando personaggi importanti con le più impensate domande, Baron Cohen ha creato un nuovo inarrestabile e sovversivo personaggio, Borat, che già gli ha valso il Golden Globe come miglior attore. Un mockumetary che vede protagonista un immaginario reporter kazako, antisemita e sessista, giunto in America per registrarne usi e costumi: una pellicola dissacrante e demenziale che ruota tutt'intorno a un personaggio unico e ineguagliabile.

Un'altra commedia caustica arriva dagli Usa: Correndo con le forbici in mano, adattamento cinematografico dell'omonimo libro di memorie di Augusten Burroughs, oggi scrittore di culto tanto maledetto quanto amato e stimato. Diretto dall'esordiente Ryan Murphy (già sceneggiatore dello scorretto Nip/Tuck) e interpretato da un cast di nomi eccellenti (fra cui Gwyneth Paltrow, Alec Baldwin, Brian Cox, Ewan Rachel Wood, Annette Benning e Joseph Fiennes), il film ripercorre l'infanzia tormentata e disadattata di Burroughs, vissuta tra padre alcolizzato, madre bipolare e la famiglia "adottiva" di uno psichiatra hippy. Uno sguardo corrosivo e mordace su una famiglia wasp americana al di là di ogni schema di normalità.

In arrivo dal festival di Berlino la pellicola Intrigo a Berlino che vede nuovamente la collaborazione tra il regista sperimentatore Steven Soderbergh e l'attore George Clooney: un film che racconta una storia d'amore e giornalismo nella Berlino del 1945 devastata dalla seconda guerra mondiale; una pellicola in bianco e nero che, nello stile cinematografico, nella recitazione, nel discorso narrativo e nella costruzione filmica, omaggia i grandi classici del cinema: un film che potrebbe realmente essere stato realizzato nel 1945, un noir che strizza l'occhio a tutta la cinematografia neorealista di Roberto Rossellini, ma anche al Carol Reed de Il terzo uomo e al Michael Curtiz di Casablanca.

Eugenio Cappuccio, giovane autore italiano che già si è contraddistinto per quell'uso così equilibrato di commedia e dramma con Volevo solo dormirle addosso, torna a dirigere una nuova commedia umana sui difficili temi dell'attesa, delle paure, delle fragilità dell'esistenza. Uno su due, un film, magistralmente interpretato dal sempre più valido Fabio Volo, in cui un uomo si trova obbligato a riflettere su se stesso e su ciò che la sua vita è stata fino a quel momento: e così riscopre la voglia di fuggire dallo sterile e chiuso individualismo, ricominciando gioiosamente a darsi e donarsi agli altri. Con uno stile asciutto ma insieme raffinato Cappuccio, aiutato anche da un Ninetto Davoli sempre bravo, firma una pellicola piacevole e degna di nota nel panorama italiano.
Magra distribuzione per una piccola e indipendente produzione italiana: Shooting Silvio, una divertente commedia su un giovane che decide di uccidere Silvio Berlusconi.
Direttamente dalle vittorie agli Oscar vengono riproposti nelle sale anche The Departed di Martin Scorsese e The Queen – La regina, pellicola per cui Hellen Mirren ha vinto l'ambita statuetta come miglior attrice.