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Un film di Spike Jonze.
Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams, Rooney Mara.
continua»
Titolo originale Her.
Drammatico,
durata 126 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 13 marzo 2014.
MYMONETRO
Lei
valutazione media:
4,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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mercoledì 26 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo una pausa di circa quattro anni, Spike Jonze scrive e dirige un’acuta analisi dei sentimenti narrando la parabola di un amore, partendo dalle incertezze seguite dall’eccitazione iniziale (come nella bella scena del luna-park) per giungere alle prime diffidenze che sfociano, senza colpa specifica di alcuno, in un addio: la particolarità che tale amore sia quello tra un uomo e una macchina non pare avere troppa importanza. In quella che, tecnicamente, è una storia di fantascienza, Theodore vive in un mondo incapace di comunicare tanto da aver bisogno di società specializzate anche per scrivere una semplice lettera. Il suo matrimonio, rievocato con indovinate sequenze mute, è appena andato a rotoli e la consolazione arriva da un nuovo sistema operativo senziente che si adatta alle esigenze dell’utente: pure troppo perché, autonominatosi Samantha e dotato di un’affascinante voce femminile, esso dà il via a un rapporto sempre più stretto che, quasi inavvertitamente, si trasforma in una storia romantica. Theodore non è l’unico a vivere un’esperienza simile, ma l’equilibrio che trova accanto a Samantha compensa le traballanti relazioni con le donne in carne e ossa – esemplificate dal disastroso appuntamento al buio con la fascinosa Olivia Wilde – e lo aiuta a superare l’amore che ancora sente per la ex-moglie: le differenze, però, emergono e la fine si delinea sempre più inevitabile anche se straziante per entrambi. Per raccontare una storia simile andando avanti due ore senza cadere nella banalità o nella sdolcinatezza, bisogna essere bravi e Jonze conferma tutto il suo talento tessendo una trama delicata e stando ben attento a che non si strappi. L’unica critica che gli si può muovere è che la parte conclusiva patisce qualche irresolutezza, come se il regista non sapesse bene come chiudere la vicenda, tanto che la ‘fuga’ dei sistemi operativi suona un po’ forzata: il resto della sceneggiatura è pero brillante nel suo alternare i momenti più intensi a tocchi di commedia davvero gustosi (impagabili la trovata del gatto nero e il piccolo alieno del videogioco – in originale con la voce di Jonze) coinvolgendo lo spettatore per mezzo di una fascinazione sottile e avvolgente. Non da meno è la parte visiva. La Los Angeles del futuro ha il profilo architettonico della Shanghai di oggi e nelle sue strade si muove un’umanità, blindata in se stessa, immersa in colori freddi che contrastano con le linee essenziali, ravvivate da tonalità nette e piene, degli interni disegnati dalle scenografie di Gene Serdena. Su tale sfondo, la macchina da presa segue con insistenza Joaquin Phoenix che, oltre a indossare gli incredibili pantaloni a vita alta portati da tutti gli uomini nel film, sostiene con bravura i lunghissimi primi piani che lo inquadrano di giorno e di notte (la fotografia è di Hoyte Van Hoytema) per narrare con gli sguardi oltre che con le parole il suo rapporto con Samantha. Dietro uno spesso paio di occhiali, l’attore nato a Portorico ha un ruolo meno borderline degli ultimi in cui l’ho visto impegnato – è vero, Theodore si innamora di un computer, però nel suo mondo non è una faccenda così stravagante – ma ha comunque un compito davvero difficile che viene portato a termine dando dimostrazione di una grande sensibilità. Al suo fianco c’è, in originale, Scarlett Johansson, mentre nelle copie doppiate la voce di Samantha è Micaela Ramamzzotti che mette in mostra una bel timbro sexy, ma qualche volta dà l’impressione di esagerare un po’ con i toni. In carne e ossa, vanno invece citate almeno Rooney Mara, che è l’ex moglie del protagonista e, soprattutto, Amy Irving nei panni dell’amica con la quale Theodore si sostiene a vicenda nei momenti più difficili, visto che lei si è appena separata per futili motivi (e il marito ha fatto voto di silenzio). In un’opera di mirabili equilibri ben si inserisce la colonna sonora assemblata dagli Arcade Fire aggiungendovi anche alcuni pezzi propri: a farsi ricordare, anche perché accompagna un importante momento di svolta, è la delicata ‘The moon song’, scritta dal regista assieme a Karen O degli Yeah Yeah Yeahs e interpretata dai due attori protagonisti.
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