La corrispondenza |
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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Jeremy Irons, Olga Kurylenko, Simon Anthony Johns, James Warren (II).
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 116 min.
- Italia 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 gennaio 2016.
MYMONETRO
La corrispondenza
valutazione media:
2,79
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La corrispondenzadi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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mercoledì 27 gennaio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono numerose le eco che si possono percepire durante la visione dell’ultimo film di Tornatore, con l’ovvio predominio della narrazione amorosa ai tempi dell’elettronica che fa diventare in qualche maniera realizzabile la trasformazione della lontananza in vicinanza. La smaterializzazione del rapporto fisico e il suo mutamento in una relazione virtuale comunque soddisfacente – l’appassionato bacio di apertura lascia il posto a una serie di schermi di varie dimensioni – fa pensare al più recente lavoro di Spike Jonze, ma soprattutto a molte tematiche di David Cronenberg, del quale non può mancare l’ossessione della carne deformata e/o rinata (da quella in pixel di Ed a quella di Amy messa a repentaglio con insistenza prima di formarsi imperfetta opera d’arte) in una connessione che viene rafforzata dalla presenza di Jeremy Irons. Dietro a simili componenti di modernità, la vicenda di un amore che continua oltre la morte consente di intravedere peraltro dei tratti ottocenteschi, peccato tuttavia che il regista, che firma sia il soggetto sia la sceneggiatura, non ne tragga le debite conclusioni e, ispirato anche dall’ambientazione sul Lago Maggiore, non faccia compiere ad Amy l’unico gesto che la riunirebbe in eterno con l’amato. E’ però quest’ultimo solo uno dei minori fra i difetti che, malgrado le premesse stimolanti or ora elencate, rendono ‘La corrispondenza’ un’opera non riuscita: lo spunto iniziale non ha la forza per sostenere le quasi due ore di durata mentre gli elementi di contorno che dovrebbero puntellarlo risultano superflui (il controverso legame della ragazza con la madre), o incongrui (l’incontro con la figlia di Ed, Victoria, e la simbologia di cane, foglia e falco). Il risultato è un racconto freddo, ma non della freddezza hitchcockiana che dava lustro a ‘La migliore offerta’, bensì contrassegnato dall’incapacità di coinvolgimento emotivo che rende meno intrigante la sfuggente figura di Ed, ambiguamente in bilico tra essere l’innamorato dal cuore gonfio per il distacco dovuto alla crudele sorte oppure l’egocentrico descritto dal suo medico che, per giunta, si trasforma in una sorta di stalker dall’altro mondo: la predilezione di Tornatore per i personaggi difficili da incasellare è confermata, ma nel film precedente Virgil aveva ben altra efficacia. La trama è presto raccontata: Ed è infatuato senza speranza, nonché ricambiatissimo, della sua studentessa Amy e intrattiene con la famiglia nient’altro un vincolo di facciata, ma all’improvviso sparisce dalla vita di lei, limitandosi a spedirle lettere, e-mail e messaggi video sovente grondanti smancerie. Lei, che si mantiene agli studi facendo la stuntwoman, scopre che l’uomo è morto, ma che, prima di andarsene, ha escogitato un complicato sistema per restarle vicino dimostrando una capacità di prevederne le mosse che giustifica a posteriori il soprannome di stregone che Amy gli ha dato: una via di mezzo tra l’amore infinito e il desiderio di controllo che conserva vivo il sentimento della donna rendendole impossibile affrancarsi per molto tempo. Quando ci riesce, sul far della conclusione, l’astrofisica – che è poi la materia d’entrambi – regala l’ennesimo parallelo, noi vediamo la luce di astri ormai morti, che è però quello che sa emozionare di più grazie alla profondità del cielo stellato. Così, sebbene non possa certo essere etichettato come brutto, il lavoro risulta nel complesso ben inferiore alla somma delle parti che lo compongono: fra queste, la nitida fotografia di Fabio Zamarion alle prese quasi sempre con le atmosfere livide, britanniche o lacustri che siano, e l’accompagnamento musicale di Morricone (con l’aggiunta di Enjoy The Silence), oltre alla convincente prova di Olga Kurylenko. Mentre la partecipazione di Irons appare un po’ sprecata, la bella attrice ucraina dà spessore al personaggio di Amy, una che non spegne l’iphone neppure a teatro, affrontando con inattesa bravura gli insistiti primi piani in un’interpretazione che è l’elemento che resta davvero da ricordare dell’intera operazione.
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