La migliore offerta |
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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson.
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Titolo originale The Best Offer.
Drammatico,
durata 124 min.
- Italia 2012.
- Warner Bros Italia
uscita martedì 1 gennaio 2013.
MYMONETRO
La migliore offerta
valutazione media:
3,57
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un'ordinaria bellezza.di Senso78Feedback: 103 |
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domenica 6 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giuseppe Tornatore abbandona le sponde della Sicilia per avventurarsi in terra straniera. Un atto di coraggio che esige rispetto ma non altrettanta clemenza. La migliore offerta è un tentativo solo parzialmente riuscito di edificare un ponte tra l'Uomo, la fragilità e l'Amore dove l'anello di congiunzione dei due termini estremi è proprio il tema centrale attorno a cui si snoda il film. La fragilità appunto. Da una parte c'è l'Uomo nella sua apparente durezza psichica, Virgil Oldman. Un misantropo solitario incapace di amare e legato ossessivamente ai beni materiali, all'Arte. Al suo estremo, l'Amore come storia ineludibile della vicenda umana dipinta con tratto sottile, a doppia punta tra realtà e finzione. Tra purezza e inganno. L'Amore è una giovane ereditiera in cui Oldman si imbatte e che innesca il meccanismo della paura. L'ingranaggio è antico così come abilmente vivificato dalla metafora dell'automa. Lentamente i pezzi ritrovano l'antica forma, quello scopo chiaro solo nella sua interezza che la paura e il tempo avevano incrostato, avevano demolito. La vita diventa solo una possibilità dell'Amore. Una scommessa con la paura sul desiderio di toccare l'altro e dall'altro farsi toccare. Farsi letteralmente ferire, aprire. Come si apre il cancello dell'anima, o quello di una villa in cui ci si è rinchiusi per una vita intera. L'idea di Tornatore potenzialmente raffinata si trascina a tratti stancamente nell'identità dei personaggi. I dialoghi sembrano talvolta sospesi rispetto alla gravità emotiva così come la fotografia appiattita, fredda e volutamente distante. Emerge comunque con forza la mano estetizzante di Tornatore nei movimenti macchina, capace di usare la forza espressiva dei volti come collante nei salti temporali e psichici della vicenda. Gli ultimi venti minuti si risolvono in un colpo di scena degno di Hitchcock ma che sembra accelerare un po' irrealmente il cammino della storia lasciando un senso incompiuto nella maturazione dei personaggi rispetto al tema affrontato. Il ponte che doveva condurre l'Uomo sull'altra sponda vacilla in debito di credibilità e di emozione e scrive un messaggio di cambiamento troppo labile per restare impresso. Una nota a parte per il talento di Ennio Morricone e la sue musiche ancora una volta da oscar.
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