C'è ancora domani

Un film di Paola Cortellesi. Con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 118 min. - Italia 2023. - Vision Distribution uscita giovedì 26 ottobre 2023. MYMONETRO C'è ancora domani * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

E se il cambiamento nascondesse il pregiudizio? Valutazione 2 stelle su cinque

di Alessandro Spata


Feedback: 1173 | altri commenti e recensioni di Alessandro Spata
venerdì 3 novembre 2023

Premetto che si tratta di gusti personali e quindi lasciano il tempo che trovano. Tuttavia, non condivido lo stesso “generale” entusiasmo per il film in questione. Sinceramente, non mi è piaciuto granché e non basta il bianco e nero per fare un film “neorealista”. Non sarebbe sufficiente un film “realista”e basta? E proprio no! Il “pubblico”probabilmente per sentirsi “assolto” ha bisogno di credere che certe porcate (domestiche) accadevano nel primo dopoguerra. Ho letto un’intervista della Cortellesi dove riferisce: “C’è violenza domestica, in bianco e nero, però fa anche ridere!”. Insisto sull’idea che “non si può ridere di tutto” perché fatalmente  si rischia di sminuire agli occhi degli astanti temi serissimi come quello della violenza domestica che meriterebbero da parte del pubblico la maturazione di ben altra coscienza. Finendo fatalmente, secondo me, per avallare la solita ipocrita morale della società (attuale) sempre pronta a perdonare tutto e le simpatiche canaglie comprese allo scopo di autoassolversi tendenzialmente, alla fine (tipico meccanismo che svolge la funzione di  difesa dall’orrore, ma ciò non giustifica comunque). E anche certi paragoni aulici con “Una giornata particolare” di Ettore Scola li trovo discretamente strampalati, oltre che impropri (qui orrore e commedia erano più sapientemente amalgamati, ma erano altri tempi e altri protagonisti).
Detto questo una riflessione mi ha stimolato in particolare il film ad ulteriore testimonianza che anche un film che non incontra completamene in nostri gusti personali per qualche motivo, mantiene un suo valore nel momento in cui qualche considerazione la incoraggia nella testa di qualcuno. Quindi, si dirà che il film avrebbe comunque raggiunto un nobile scopo. Ok, questo è accettabile ai fini del dibattito (anche se Moretti urlerebbe “No...il dibattito nooooo!”). Allora, sottolineo la scena che fa riferimento alle elezioni e al suffragio universale in cui anche le donne vengono finalmente coinvolte (seppure con almeno 25 anni di età ). L’importanza non sta semplicemente nell’esercizio di un diritto democratico per niente scontato. Ricorderei per la cronaca che nella Svizzera della cioccolata e dei banchieri le donne  ottennero il diritto di voto alle elezioni federali nel 1971 (e nemmeno tutte perché è soltanto nel 1991 che l’” Appenzell Innerrhoden” è diventato l'ultimo cantone svizzero a garantire alle donne il voto su questioni locali). Ma questa è un’altra storia.
La riflessione vorrebbe essere un tantino più complessa e cioè che persino un “cambiamento” epocale rischia di nascondere lo stereotipo, di fatto risolvendosi nella perpetuazione di un pregiudizio.
In sostanza, rischiamo di cullarci sugli allori e di dormire “saporosamente” dopo le sacrosante conquiste. E allora consideriamo il voto alle donne: è innegabile, che lo stato iniziale (le donne non votano) e lo stato finale (le donne votano) segnano una differenza sostanziale tanto che possiamo dire con orgoglio che c’è stato un “cambiamento” (totale). Ma al contempo la legittima soddisfazione morale se non ben interpretata e contestualizzata può rischiare di tacere pericolosamente che a tutt’oggi in Italia ad esempio la rappresentanza delle donne in parlamento  e nelle amministrazioni locali sembra decisamente scandalosa per la sua penuria. Che le discriminazioni nella retribuzione sono ancora drammaticamente presenti, che le violenze domestiche e all’esterno delle mura familiari psicologiche e fisiche continuano tragicamente a perpetuarsi quasi quotidianamente. Certo abbiamo oggi in Italia una donna “capa” del governo, ma sorvoliamo sulle sue idee che non sarebbero condivisibili neanche se fosse un uomo, ma questa è un’altra storia. L’utilizzo della sessualità a scopo di potere rimane nella psicologia profonda di molti uomini e anche di molte donne. In sostanza, quindi, ai fini di una “buona azione sociale” dovremmo riflettere sul fatto che la relazione di “cambiamento” non è data una volta per tutte.
Non so se questa fosse l’intenzione precipua della regista. A me è sembrato un invito a non abbassare la guardia. Se ci pensiamo bene quella scena finale del suffragio universale se letta nel contesto più ampio del film ci dice che paradossalmente la conquista del suffragio universale rischia di trasformarsi all’interno di alcuni cicli storici di “buone azioni sociali”, in un “non-cambiamento notevole”, nel senso che di fatto continua ad accompagnarsi alla conferma di alcune caratteristiche di ripetitività e stereotipia che seguitano ad identificare gli atteggiamenti discriminatori verso le donne. Insomma, è come se all’interno di un sequenza di eventi sociali fondamentali vi fossero alcuni tratti che si mantengono immutati pur nella varietà significativa degli eventi verificatisi.  Insomma, nel film  ci  vedo questo accostamento degli opposti: è vero che la conquista del suffragio universale è una pietra miliare dell’affermazione dei diritti inalienabili dell’umanità (“C’è ancora domani”, c’è ancora speranza in mezzo a tutto questo lerciume). Però attenzione anche che nel frattempo, ancora oggi nel 2023 aleggia in società il “fantasma” di un “popolo” che, ad esempio, dietro le chiacchiere e le facezie “innocenti”, di fatto si autoassolve anche quando i suoi «rappresentanti maschili» di tutte le età e condizioni sociali battono a sangue mogli, fidanzate, compagne e figlie. Alla fine il rischio è la conferma del “già detto”, del “già conosciuto” ovvero “l’annuncio del ritorno dell’identico”. Meditiamo! Poi andiamo pure a vedere il film che nonostante gli sforzi rimane ancora una volta piuttosto pericolosamente consolatorio e falsamente “catartico”, secondo me, a beneficio di una buona parte di pubblico “inconsapevole” (o che tale vuole rimanere, forse). E questo non mi va!
Forse il guaio di certi film è che “vogliono parlare a tutti”, ma col rischio di finire per non dire poi niente di davvero significativo a nessuno.

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marcus sabato 4 novembre 2023
bisogna saper riflettere
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Condivido ogni parola niente da aggiungere
Faccio notare che i commenti che hanno l''onore di essere inseriti tra le "migliori recensioni del pubblico" (e non è nemmeno la prima volta) sono tutti molto indulgenti nei confronti del film. Non so se è un caso ma a volte si può avere l''impressione che i commenti del pubblico vengano utilizzati per il lancio del film. Ma non dovrebbe essere questa la ratio del contributo del pubblico. Una spiacevole sensazione di essere strumentalizzato affiora....
Era solo un''impressione

[+] siamo solo appassionati dilettanti (di alessandro spata)
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gianni giovedì 9 novembre 2023
proprio nel 1946 !
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Bravissimo, sono d''accordo. Come si fa ad ambientare questa storia proprio nel 1946, l''anno del voto alle donne? E presentandolo in TV come un problema tipico di quel periodo !
Se uomini e donne hanno marciato uniti, è stato proprio nel dopoguerra
E che dire allora delle violenze sessuali familiari verso le figlie tipiche del periodo fascista o dei femminicidi attuali ?
A me, che sono nato pochissimi anni dopo, sembra un falso storico
O è solo ignoranza della storia di questo paese ?

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anna74 domenica 7 gennaio 2024
"però fa anche ridere..."
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È proprio questo senso del grottesco a fare grande il film!

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maramaldo giovedì 18 gennaio 2024
paola for president
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Sentimentalmente legato, l''idea non mi dispiace. Avrei pure pensato ai dicasteri da assegnare alle gemelline dalla mano lesta, si tratta pur di un avanzamento sociale.
Caro Alessandro Spata, mi rifugio sotto l''ombrello della tua spavalderia. Non so se andrai lontano, da un pezzo ti tengo d''occhio e condivido (Oppenheimer, Dogman).
La metto subito sul cinefilo, un semplice quesito: passare da Monica Vitti ad Anna Magnani è in percorso in discesa o in salita?

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