The Unforgivable

Un film di Nora Fingscheidt. Con Sandra Bullock, Jon Bernthal, Vincent D'Onofrio, Viola Davis.
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Drammatico, durata 112 min. - Gran Bretagna, Germania, USA 2021. MYMONETRO The Unforgivable * * 1/2 - - valutazione media: 2,64 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Amara sensazione di déjà-vu Valutazione 2 stelle su cinque

di Alessandro Spata


Feedback: 1173 | altri commenti e recensioni di Alessandro Spata
domenica 15 maggio 2022

Io non sono sicuramente un genio, ma purtroppo avevo capito, o meglio ho temuto di capire, fin dalle prime battute del film che ad ammazzare lo sceriffo era stata la sorellina più piccola. Questa rozza "precomprensione" si è trasformata immediatamente e poi per tutto lo svolgimento dell’intreccio narrativo in noia e in pregiudizio verso un'opera tutto sommato "onesta" nel suo genere seppure troppo didascalica nel suo complesso e dunque troppo prevedibile per i miei  gusti. Mi pare che certo escamotage drammatico sia stato già sfruttato in altri film e quello in particolare che ha fatto scattare la sensazione di “già visto” è stato in particolare “Dark Places - Nei luoghi oscuri” fatte le debite proporzioni ovviamente. Anche qui c’è uno scambio di persona che paga per un crimine non suo. Ed espia per un male interpretato senso dell’amore o dell'onore, per immaturità o per masochismo o perché le circostanze ti “impongono” determinate scelte. In “The Unforgivable” c’è Ruth-Bullock che prova a risparmiare alla sorellina Katherine-Franciosi il calvario dei centri di riabilitazione e lo stigma della colpa perpetua e della condanna sociale a vita verosimilmente. O forse si tratta del solito istinto di protezione verso i cuccioli qualunque sia la specie cui appartengono? SIamo dalle parti dell'inconscio collettivo, direi. Mah! Comunque, ciò che mi pare accomuni le due coppie di protagonisti dei due film considerati Libby-Ben (Dark Places) e Ruth-Katy (The Unforgivable) è forse l’idea che un po’ “tutti si sentono cattivi” alla fine, tutti “sono in prigione” in un certo senso (vedi quello che in “Dark Places” Ben dice “ironizzando” alla sorella Libby da dietro il divisorio del parlatorio del carcere dove è rinchiuso). È questo direi l’elemento che ha fatto scattare l’associazione tra di due film pur diversi tra loro sotto molteplici aspetti.
” Insomma, si è tentato di rinnovare il classico film di senso di colpa, redenzione e resurrezione introducendo un colpo di scena che di imprevisto e inaspettato aveva ben poco, secondo me, ovviamente.
Di sicuro di senso di colpa soffre e ha sofferto la sorella piccola Katy che in seguito al trauma si è immediatamente “dissociata” rimuovendo l’accaduto nell’inconscio più profondo  che però,come si sa,ha il brutto vizio di continuare a riemergere senza pudore alcuno di tanto in tanto rendendoti la vita un discreto inferno tante volte. E  Katy  seppure cresciuta continua ad essere preda di incubi terribili regolarmente ed è costretta a farsi periodicamente di psicofarmaci se non ho capito male per affrontare le brutture della vita che si riaffacciano sfacciatamente alla coscienza. Forse sarà il caso di dirle tutta la verità affinché possa elaborare degnamente codesto trauma e per ritornare a vivere di nuovo finalmente e senza piùbisogno di benzodiazepine e neurolettici vari al seguito? O forse l’improvvisa epifania della sorellona ha sollevato il velo dalle sue azioni “rimosse?” Ma l'«insight» non è necessariamente terapeutico di per sé. D’accordo, qui tutti gli “psi” di turno si possono sbizzarrire.Ci sono alcune frasi tra quelle dal sapore sfacciatamente didattico che però mi hanno colpito: “Devi essere tu a decidere come vuoi essere perché questo mondo non è affatto come pensavi”…- C’è la stessa gente sia qui che nel cortile del carcere, la stessa -…- La domanda è: tu vuoi essere la stessa? -. Ora al netto della brutale retorica e delle bieche generalizzazioni, è vero che la vita del carcere può essere dura come la vita di fuori. Che le persone che incontri nell’ora d’aria non sono tante volte così diverse da quelle che ritrovi nella vita di tutti i giorni. Che ci vuole una bravura sovrumana e un fisico bestiale per cambiare se stessi mentre nulla si ostina a cambiare intorno a te. Chissà come sarebbe stata la vita della piccola Katy se Ruth non si fosse presa la colpa dell’omicidio. Escludendo le sofferenze delle due sorelle probabilmente la decisione di Ruth sarà stata obbligata per lei. Forse è vero che con il suo comportamento Ruth ha “premuto” di fatto il grilletto del fucile con cui Katy ha ucciso lo sceriffo. Dunque, anche Ruth almeno in concorso è responsabile del delitto. Quanti di noi avrebbero agito allo stesso modo al posto della sorella maggiore? Però non si può nascondere che ambedue le sorelle hanno agito anche all’interno di un contesto sociale più allargato vittima e allo stesso tempo responsabile di pregiudizi e stereotipi che di fatto hanno condannato le due sorelle a sofferenze indicibili. La responsabilità rimane sempre personale, ovviamente, ma questo non ci impedisce di farci qualche domanda, dopotutto. I film servono anche a questo pure quando non sono eccelsi.

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