Napoleon

   
   
   

"Scott" e il Surrealismo storico e psicoanalitico Valutazione 0 stelle su cinque

di Alessandro Spata


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mercoledì 24 gennaio 2024

Vita splendida e incredibile del grande condottiero insieme ai particolari squallidi della vita privata dell’«uomo di casa». Ennesima prova di capolavoro mal riuscito del grande regista britannico. Senza dubbio, uno dei ritratti più generosi (in termini di impegno e denaro profusi) che il cinema abbia dedicato al “grande francese”. Peccato che al grande budget non corrisponda sempre un equivalente risultato in termini “artistici” (ma dipende sempre dal punto di vista che selezioniamo, immagino). Sicuramente, un film “generoso”  che vuol mostrare un superbo ed epico  “sentiero di gloria”’ lastricato però, come da copione, di nefandezze inaudite e meschine azioni quotidiane. Un film “agiografico” a suo modo, potremmo dire, che agli intenti di edificazione (che non mancano, in verità), si aggiunge un certo gusto denigratorio dettato anche dalle tendenze culturali della nostra epoca, ma di ogni epoca, forse. È questa contraddizione, prima di tutto il resto, che il regista non riesce a sanare completamente, a mio parere. E allora ecco immancabile questo percorso di vita che dal grande "piedistallo" dell’iconica "autoincoronazione" si dipana scendendo giù giù fino al "predellino" dell’isola di Sant'Elena dove il supremo combattente poggerà i suoi reali piedi fino al sopraggiungere della morte.
Per descrivere degnamente questo excursus di decadenza storica ed esistenziale torna buona un’immagine che è emblematica del film, secondo me: Napoleon che trascina la moglie sotto il tavolo nell’ennesimo accenno di amplesso sfrenato e sotto lo sguardo impassibile della servitù. Ah, se certi camerieri potessero parlare ne racconterebbero delle belle su granduomini e grandonne.  E in effetti, quel cameriere che assiste eroico a suo modo (bisogna essere davvero intrepidi per presenziare alle copule del signore di turno) e apparentemente indifferente all’entusiasmo erotico della coppia in questione, potrebbe essere lo stesso regista che sembra voler sbirciare, alla maniera del servo impertinente, il padrone di turno dal buco della serratura e per il puro piacere di “coglierlo in fallo” (sarebbe il caso di dire). Per la “plebe” non c’è miglior vendetta che poter ridicolizzare i propri oppressori (dopo il taglio della testa, si capisce). Certo che vedere Napoleon che si accoppia da dietro come un coniglio in calore con la sua consorte alquanto apatica sul momento, è una roba che fa un po’ ridere effettivamente (e mi torna in mente Corrado Guzzanti nella scena in cui giunto all’acme del piacere chiede speranzoso a lei che appare nel frattempo alquanto distratta: “ti è piaciuto cara?”). Ma il regista, anche lui, deve divertirsi non poco visto che indulge nel ritrarre la coppia in quella posizione in varie sequenze che ricerche storiche, immagino, attestino sia stata la posizione erotica prediletta del grande condottiero, verosimilmente. Ma vista anche la proverbiale scarsa adesione al realismo storico di Scott potrebbe essere incerta la questione. Ma tant’è, non è questo il punto. Il punto è semmai: a cosa ci serve sapere che “Sì, Napoleon fu un grande condottiero e valoroso, ma a letto faceva schifo?”. E forse soffriva pure di ansia da prestazione? È vero, in fondo cosa c’è di meglio per burlarsi dei potenti che coglierli in atteggiamenti intimi o mentre sono seduti sulla tazza del cesso? Ok, ma certi risvolti intimi hanno un qualche legame con le vicissitudini di Napoleon e con la storia di Francia e non soltanto? A primo acchito direi proprio di no! È pur vero che certi aspetti privati aiutano sicuramente a comprendere meglio la complessità di un personaggio. E andare a rovistare morbosamente tra le sue abitudini sessuali può servire alla bisogna. Se poi pensiamo a Napoleon come a un soggetto piuttosto infantile e sadico che vive una relazione simbiotica con la compagna e con la propria madre in primis, allora “ci piace vincere facile”. Per non parlare poi del fatto che ci possiamo fare di Napoleon l’idea di un sincero “pervertito”, a tratti, che predilige le giovanissime e ha la fissa del figlio maschio. Una sessualità abbastanza irrisolta quella del magnifico imperatore?  L’impressione è che il regista ricorra in modo piuttosto grossolano a certi cliché distampo veteropsicoanalitico, per provare a descriverci in profondità il personaggio Napoleon. Da qui a giudicare persino i fenomeni storici e sociali alla luce di certa paccottiglia sessualfreudiana (mal interpretata, oltretutto) il passo è breve, temo.
Allora la domanda più consona potrebbe essere, semmai: - quanto pesa la vita privata (la personalità, le esperienze, le relazioni) nell’azione pubblica di un uomo o donna di governo? -. Ma questa è materia per un altro film. ”È pur vero forse che certi espedienti servono a farci capire quanto spesso i grandi uomini siano semplicemente uomini “imperfetti”, quindi, con i loro vizi e i difetti e le loro virtù (e con le braghe calate). Insomma, siamo tutti esseri complessi e tutto sommato anche un po’ ridicoli fatalmente sotto le lenzuola, un po’ come lo stesso Napoleon. O forse il regista ci vuole mettere in guardia dal rischio e dalle conseguenze dell’idolatria e di quanto davvero “piccoli” siano tante volte gli uomini che pretendono di governarci? Il Re qui è letteralmente nudo sorpreso com’è nell’esercizio della sua “farsesca” sessualità e quella sua nudità sembra renderlo inevitabilmente un satiro tragicomico.  Quest’opera sistematica di smitizzazione del governante di turno è quanto mai necessaria (seppure non debba passare necessariamente per la messa alla berlina di certi costumi sessuali privati) soprattutto oggi in cui si riaffacciano all’orizzonte quelli che si credono “unti del Signore” e si presentano alla “plebe”, pardon, al popolo, come dotati di chissà quali poteri miracolosi. Napoleone ebbe il buon gusto almeno di far derivare la propria investitura unicamente da se stesso.
Ridley Scott è un regista “impulsivo” come “istintivo” fu a suo tempo Napoleon (“amava troppo la Francia” e ciò lo rese imprudente?) e chissà che non sia stata proprio questa “passionalità” a cagionare certe cocenti sconfitte a Napoleon o a impedire al regista di riproporsi ai livelli di certe sue opere del passato.
Ma, a parte il “surrealismo” storico e pseudopsicoanalitico del regista britannico come si fa a dire male dell’autore di Alien, Blade Runner, I Duellanti? È pur vero che dai tempi di "Thelma e Louise" il grande regista non ne azzecca una. Parere personale, si capisce.

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