montefalcone antonio
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martedì 28 novembre 2023
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i volti di napoleone nel ritratto inedito di scott
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Kolossal tutt’altro che celebrativo dell’iconico generale e imperatore francese Napoleone.
Quest’epopea storica-romanzata, seppur imperfetta e priva di autentico/intenso pathos, è molto interessante non soltanto per l’allegorico tratteggio del suo protagonista (nonché del psichico/sentimentale legame, tormentato e turbolento, con la moglie Giuseppina), egotista, narcisista e dalle ambizioni smisurate, focalizzata anche e soprattutto sotto l’aspetto umano e non su quello prettamente storiografico/agiografico (da qui le inutili accuse di scarsa onestà/fedeltà storica e di poca veridicità in tal senso); ma anche per l’affascinante e accattivante estetica che offre in fatto di spettacolo e intrattenimento la stessa magniloquente pellicola.
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Kolossal tutt’altro che celebrativo dell’iconico generale e imperatore francese Napoleone.
Quest’epopea storica-romanzata, seppur imperfetta e priva di autentico/intenso pathos, è molto interessante non soltanto per l’allegorico tratteggio del suo protagonista (nonché del psichico/sentimentale legame, tormentato e turbolento, con la moglie Giuseppina), egotista, narcisista e dalle ambizioni smisurate, focalizzata anche e soprattutto sotto l’aspetto umano e non su quello prettamente storiografico/agiografico (da qui le inutili accuse di scarsa onestà/fedeltà storica e di poca veridicità in tal senso); ma anche per l’affascinante e accattivante estetica che offre in fatto di spettacolo e intrattenimento la stessa magniloquente pellicola.
L’opera ridimensiona il ritratto canonico di Napoleone Bonaparte: l’85enne Ridley Scott e il suo sceneggiatore David Scarpa ci presentano il controverso, sfumato condottiero e conquistatore francese nella sua interiorità, mostrandone debolezze, mancanze e zone oscure. Napoleone è tanto vittorioso in battaglia quanto fragile e pieno di vizi e difetti nella vita privata. Al centro del film ci sono l'uomo piuttosto che il personaggio storico; i limiti e le debolezze di un personaggio demitizzato, vittima della sua stessa idea di grandezza, e del suo ego dominante e dominato al tempo stesso (stratega geniale ma anche politico di poco intuito, marito innamorato ma anche possessivo, imperatore di pace ma anche tiranno autoritario).
Descrivere (o ridisegnare) un personaggio così sfaccettato e a tratti contradditorio non era impresa facile, e Ridley Scott vi riesce solo in parte.
Libertà autoriali e licenze poetiche audaci, malgrado aspetti narrativi/introspettivi molto riusciti, danno purtroppo vita ad un’opera in sé diseguale, poco equilibrata [il tono troppo oscillante tra satira, (anti)epica e vena grottesca], e in fondo dal respiro corto.
La dimensione spettacolare e mozzafiato della visione (dovuto all’apporto superlativo della regia, di tutto il comparto tecnico – dalle scenografie ai costumi, passando per il trucco e la fotografia – e dello stile sontuoso dell’estetica) di battaglie e guerre, si alterna a momenti più intimistici e privati della vita di Napoleone (bravissimo il cupo Joaquin Phoenix ma anche l’intensa Vanessa Kirby – vero motore della trama e delle azioni di Bonaparte), non del tutto compiuti e approfonditi.
“Napoleon” ha dunque il suo principale punto di forza nelle magnifiche e avvincenti sequenze belliche coreografate con maestria per ritmo e inquadrature (assomigliano anche a molti dipinti dell’epoca); però nel suo complesso il film non risulta del tutto riuscito, efficace o ben approfondito, sia nell’approccio dell’impostazione, sia soprattutto nella struttura e nella scrittura della sceneggiatura.
Obbligati da un minutaggio inferiore alle tre ore (ma il Director’s Cut di oltre quattro ore arriverà su Apple TV+), il film cerca di coprire 30 anni di Storia, ma qui soffre di eccessiva condensazione, di tagli netti, sequenze omesse e sconnessione; difetti questi che, malgrado il montaggio fluido e scorrevole, penalizzano un po’ l’offerta della mole di informazioni/spiegazioni, nonché la qualità, l’analisi e la valutazione generale.
In conclusione, l’ultimo film di Ridley Scott, malgrado alcune imperfezioni di base, rimane in sé molto dignitoso, imponente e interessante; e merita la visione, soprattutto per la sua estetica sontuosa, nonché per l’inedito ritratto che fa dell’ascesa e della caduta del suo storico protagonista all’interno di una specifica, autoriale prospettiva concettuale. Voto (in decimi): 7.50
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shagrath
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sabato 2 dicembre 2023
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napoleone ridotto a villain da operetta
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Hollywood ci ha abituato a kolossal dove la grande storia viene messa in secondo piano in favore di una narrazione avvincente e adatta alla mentalità di oggi. Così sono comparsi film mitici come Braveheart che di reale non hanno nulla, ma dove un carismatico William Wallace arringa le truppe (ed il pubblico) con memorabili discorsi sulla libertà e ideali rivoluzionari che nel 1300, ovviamente, non c’erano. Una mitologia fittizia, ma positiva e di grande ispirazione, come quella di innumerevoli altri kolossal tra cui il Gladiatore dello stesso Ridley Scott, regista che adesso ci propene questo Napoleon.
Ed incredibilmente, ritrovandosi tra le mani un personaggio che grande lo è stato davvero, Scott fa l’operazione inversa: lo fa diventare piccolo, un anti-eroe, creando una “brutta storia” di meschinità e miserie umane.
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Hollywood ci ha abituato a kolossal dove la grande storia viene messa in secondo piano in favore di una narrazione avvincente e adatta alla mentalità di oggi. Così sono comparsi film mitici come Braveheart che di reale non hanno nulla, ma dove un carismatico William Wallace arringa le truppe (ed il pubblico) con memorabili discorsi sulla libertà e ideali rivoluzionari che nel 1300, ovviamente, non c’erano. Una mitologia fittizia, ma positiva e di grande ispirazione, come quella di innumerevoli altri kolossal tra cui il Gladiatore dello stesso Ridley Scott, regista che adesso ci propene questo Napoleon.
Ed incredibilmente, ritrovandosi tra le mani un personaggio che grande lo è stato davvero, Scott fa l’operazione inversa: lo fa diventare piccolo, un anti-eroe, creando una “brutta storia” di meschinità e miserie umane. E Scott fa tutto questo in malafede piegando la narrazione e le tecniche cinematografiche allo scopo: colori e filtri freddi, scenari desolati e squallidi, atmosfere deprimenti. Si enfatizzano discorsi vanagloriosi, mediocri, atteggiamenti grotteschi e adolescenziali. Una visione monodimensionale, banalizzante, denigratoria. Questo è il primo e più grave “orrore” che Scott compie, perché Ei fu ben altro non certo l’omuncolo che ci viene raffigurato.
Dov’è il Napoleone carismatico, dev’è l’uomo del popolo venuto dal niente che infiamma i cuori e la rivoluzione nel vecchio mondo. Dov’è il Napoleone riformatore, l’uomo contradditorio, il politico amato e odiato, lo statista che abbatte i privilegi millenari della nobiltà e reinventa l’Europa. E dov’è il genio strategico, il condottiero leggendario. Non si vedono. Quello che si vede è un tizio che si accoppia come un coniglio, che per qualche strano scherzo del destino si è ritrovato con il potere in mano, che provoca violenze, scontri e spargimenti di sangue più o meno a vanvera. In pratica lo stereotipo della propaganda anti-rivoluzionaria dei regimi assolutistici dell’epoca. Il modo in cui Scott mette in scena la battaglia di Austerlitz è prova lampante della malafede di cui parlo: la storiella dei soldati in fuga trucidati nelle acque ghiacciate fu una fake news inventata all’epoca, perfetta per dipingere un Napoleone sanguinario e spietato. Scott prende quindi una falsità storica accertata e non solo la propone nel film, ma la fa sembrare come l’intera battaglia di Austerlitz: un inutile massacro. Non contento sbatte a schermo il conto dei morti delle guerre napoleoniche (come se lui ne fosse l’unico responsabile, come se le avesse causate per suo capriccio). Insomma operazione di revisionismo storico balorda e voluta (l’impressione è che a Sir Ridley Scott, da bravo Sir inglese, gli bruci ancora oggi dopo due secoli. Perché oggi sappiamo che i rivoluzionari francesi, ivi compreso Napoleone tra mille contraddizioni, stavano dalla parte giusta della storia. Dopotutto oggi nel porto di New York c’è la statua della libertà, mica quella del duca di Wellington. Si tratta quindi di cancel culture? Ai posteri l’ardua sentenza).
Ne esce quindi un polpettone anti-napoleonico ed entriamo subito nel secondo “orrore” di Scott, ovvero la pessima scrittura. Nonostante 2 ore e 40 di film non si fornisce spessore ai molti personaggi che appaiono, non si riesce a seguire le semplici vicende storiche dato che almeno 2/3 della trama sono occupati dalla relazione tra Napoleone e Giuseppina, tra l’altro messa in scena con toni da soap opera se non da teendrama (una Giuseppina rappresentata come una vamp steampunk, un napoleone ridotto a goffo nerd che si fa stregare dalla sorpresina di lei sotto la gonna… oibò). Napoleone stesso agisce come un mollusco, schiavo del rapporto con Giuseppina (ci viene detto che abbandona il suo esercito in Egitto perché la gelosia lo tormenta… stesso motivo per cui fugge dell’Isola d’Elba… ma per carità). E così si perde per strada il filo logico degli eventi. La grande Storia, quella con la S maiuscola, viene inesorabilmente mutilata. Dov’è la campagna d’Italia che rese famoso Napoleone? Nel film non c’è, anzi peggio, c’è solo un accenno in cui Napoleone dice “ho già conquistato l’Italia che si è arresa senza combattere”. Ah sì? E’ andata così? E noi che credevamo che lo stereotipo degli italiani gente vile e arrendevole fosse ormai roba politicamente scorretta.
Si trascinano scene scollegate tra di loro, alternate a episodi, senza un filo che le unisce. Non si capisce nulla dell’ascesa al potere di Napoleone, che passa da essere un generale che spara su una folla rappresentata come un pacifico corteo sindacale (Oibò) a fare un colpo di stato con altri due consoli, poi la scena dopo è rimasto l’unico console, poi quella dopo è già imperatore (e perché, come ha fatto? Che è successo?). Poi è in guerra con lo zar di Russia in fuga dall’Austria, poi ci prende il caffè insieme, la scena dopo è di nuovo in guerra con la Russia e invade Mosca (che succede? Viene genericamente detto che l’Europa ha incaricato Napoleone di punire lo zar perché lo ha tradito… mamma mia). Nessun accenno geopolitico, alle coalizioni, nulla. La narrazione è resa ancora più confusa dal fatto che passano gli anni e i decenni, ma i personaggi non invecchiano (lo zar rimane uno sbarbato, napoleone era e rimane di mezza età, Giuseppina muore senza neppure una ruga… sono stati spesi milioni di dollari per gli effetti speciali, i costumi e le scenografie… due spiccioli per il trucco degli attori, per mostrare lo scorrere degli anni, no? E allora no). Tutto ciò rende il film incomprensibile a chi non conosce la storia, e noioso per chi la conosce. Si tratta di un difetto indiscutibile per un film storico.
Ed il terzo “orrore” sono le battaglie, propagandate come un affresco realistico (davvero?). Invece sono poche e ricostruite in maniera fantasiosa e a tratti ridicola. Gli eserciti sembrano comandati da ebeti (inglesi compresi), non si capisce nulla del modo di fare la guerra dell’epoca, delle grandi manovre, delle tattiche, della vita dei soldati meno che mai. Ma non serve di essere esperti militari: nella battaglia di Waterloo il regista ci propone la fanteria inglese fortificata dietro palizzate e trincee (no, non c’erano, ma vabbè) e la cavalleria francese lanciata da Napoleone a morire in un assalto frontale (boh) e qui l’assurdità totale: i fanti inglesi invece di respingere la cavalleria rimanendo al riparo delle loro fortificazioni si posizionano davanti alle stesse (ma che senso ha?), salvo poi disporsi in dei quadrati minuscoli. E la cavalleria napoleonica invece di passare oltre i quadrati e falcidiare l’artiglieria rimasta indifesa che fa: si aggira davanti ai moschetti per farsi trucidare. Neanche in Star Wars si sono viste battaglie così inverosimili. Realismo e credibilità ridotti allo zero assoluto. L’unica cosa che salvo è la resa grafica della guerra (sangue e mutilazioni non mancano). E Napoleone che bombarda le piramidi? Ma quando mai, ma perché, ma che fa? Boh.
Un film brutto e in malafede, che Napoleone e l’occidente intero non si meritavano, ma che comunque è stato fatto.
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mtom83
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sabato 2 dicembre 2023
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un napoleone deludente e poco riuscito
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Confrontarsi con Napoleone Bonaparte significa confrontarsi con uno degli uomini più influenti e probabilmente controversi dell'intera storia umana: dunque il compito iniziale che Ridley Scott si è proposto con questo film ha un grado di difficoltà non certo basso (per usare un eufemismo).
Detto questo il risultato a me appare abbastanza deludente sotto quasi tutti i punti di vista: il film non ricostruisce anzitutto un Napoleone "storico" credibile- cosa per il quale forse sarebbero servite non una, ma tre pellicole - ma ci presente una figura il più delle volte monodimensionale e ingessata in un ritratto quasi macchiettistico, cosa che stona inevitabilemente con la grande complessità storica del personaggio stesso.
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Confrontarsi con Napoleone Bonaparte significa confrontarsi con uno degli uomini più influenti e probabilmente controversi dell'intera storia umana: dunque il compito iniziale che Ridley Scott si è proposto con questo film ha un grado di difficoltà non certo basso (per usare un eufemismo).
Detto questo il risultato a me appare abbastanza deludente sotto quasi tutti i punti di vista: il film non ricostruisce anzitutto un Napoleone "storico" credibile- cosa per il quale forse sarebbero servite non una, ma tre pellicole - ma ci presente una figura il più delle volte monodimensionale e ingessata in un ritratto quasi macchiettistico, cosa che stona inevitabilemente con la grande complessità storica del personaggio stesso. Le vicende storiche - a loro volta assai complicate - di Napoleone sono talvolta troppo abbozzate e semplicistiche.
Se nella prima parte del film il contenuto epico della vicenda napoleonica - l'ascesa e la caduta di un uomo comunque fuori dal comune- sembra avere dei ritmi narrativi interessanti, questi si perdono però del tutto nella seconda ora e mezza, fino ad un finale che si trascina stancamente e senza patos nel mettere in scena la sconfitta di Waterloo e l'esilio senza nessuna tensione narrativa per il pubblico, tensione che evidentemente non può derivare dall'esito scontato e fin troppo noto delle suddette vicende.
Il lato secondo me più interessante del film resta la descrizione del rapporto tra Napoleone e la moglie, narrazione che sembra rompere il grigiore monotono e monocorde delle "sequenze di fatti" mostrandoci un lato "umano troppo umano" dei due personaggi. Il problema anche qui è che questo spaccato intimo non riesce a fare da vera linea guida per l'intera durata del film, emergendo in maniera discontinua, a voltre troppo e a volte troppo poco.
Insomma andando a grattare la superficie filmica, pur buona nella sua realizzazione tecnica, non si capisce bene cosa resti: non il grande affresco storico di una personalità così complessa, nè l'epicità di una storia così grande e tragica e nemmeno il lato umano e personale scandagliato a fondo. I diversi "pezzi " del film non combaciano, sembrano rimanere sulla superficie dell'acqua senza dare profondità vera alla storia.
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eddie_terreno
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domenica 24 dicembre 2023
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ritorno alla propaganda inglese
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Attendevo questo film come un ragazzo aspetta le vacanze estive ma purtroppo ne sono rimasto deluso.
Quello che ne viene fuori, per qualcuno che ha anche solo una volta aperto un libro di storia, è un racconto un po' romanzato e infarcito di quella propaganda britannica che nell'epoca napoleonica vedeva nel generale il male più assoluto, l'hitler del 1800, il nano malefico che senza gloria e senza infamia aveva conquistato l'Europa; e il film è pieno di prese in giro verso Napoleone, dal mettere uno sgabello per vedere una mummia, al piccione che li caga addosso a Mosca, fino al suo rapporto mezzo sottomesso, un po' impacciato, con Giuseppina la quale potrebbe dare il nome al film vista la sua presenza costante.
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Attendevo questo film come un ragazzo aspetta le vacanze estive ma purtroppo ne sono rimasto deluso.
Quello che ne viene fuori, per qualcuno che ha anche solo una volta aperto un libro di storia, è un racconto un po' romanzato e infarcito di quella propaganda britannica che nell'epoca napoleonica vedeva nel generale il male più assoluto, l'hitler del 1800, il nano malefico che senza gloria e senza infamia aveva conquistato l'Europa; e il film è pieno di prese in giro verso Napoleone, dal mettere uno sgabello per vedere una mummia, al piccione che li caga addosso a Mosca, fino al suo rapporto mezzo sottomesso, un po' impacciato, con Giuseppina la quale potrebbe dare il nome al film vista la sua presenza costante.
A livello storico non ci siamo, fin dal primo minuto in cui vediamo il giovane Bonaparte presente alla decapitazione di Maria Antonietta quando si sa che lui era altrove; il bombardamento delle piramidi e il completo ignoramento di battaglie fondamentali per il successo dell'imperatore.
Scene sbrigative, altre allugante come noi allunghiamo lo shampoo con l'acqua.
Fisivamente tutto molto figo, belle le battaglie e la loro ricostruzione (quelle poche mostrate) ma resta comunque una pellicola troppo lontana dal concetto di film storico, la quale si proponeva di essere tale.
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samanta
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domenica 3 dicembre 2023
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napoleon o joséphine?
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Ridley Scott è uno dei più rinomati registi estremamente versatile ha affrontato vari generi: commedie (Un'ottima annata), fantascienza (Alien, Blad Runner) guerra (Black Hawk Down) horror (Hannibal), anche storici (Le crociate, Il gladiatore, 1492) in cui peraltro storia è massacrata senza pietà, in 1492 appare che solo Colombo aveva capito che la terra era rotonda, dato che descritto da Aristotile era di opinione comune in Europa.
In questo film Scott si attenuto abbastanza alla realtà, d'altra parte Napoleone è una figura complessa, ma nello stesso tempo conosciuta e immortalata da innumerevoli libri ed da tanti film, di conseguenza sarebbe difficile inventarsi fatti e situazioni importanti, alcuni critici hanno puntualmente elencate alcune inesattezze che peraltro non inficiano nel complesso la realtà effettuale di alcune delle varie tappe della vita di Napoleone che sono descritte nella pellicola.
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Ridley Scott è uno dei più rinomati registi estremamente versatile ha affrontato vari generi: commedie (Un'ottima annata), fantascienza (Alien, Blad Runner) guerra (Black Hawk Down) horror (Hannibal), anche storici (Le crociate, Il gladiatore, 1492) in cui peraltro storia è massacrata senza pietà, in 1492 appare che solo Colombo aveva capito che la terra era rotonda, dato che descritto da Aristotile era di opinione comune in Europa.
In questo film Scott si attenuto abbastanza alla realtà, d'altra parte Napoleone è una figura complessa, ma nello stesso tempo conosciuta e immortalata da innumerevoli libri ed da tanti film, di conseguenza sarebbe difficile inventarsi fatti e situazioni importanti, alcuni critici hanno puntualmente elencate alcune inesattezze che peraltro non inficiano nel complesso la realtà effettuale di alcune delle varie tappe della vita di Napoleone che sono descritte nella pellicola.
Peraltro lascia perplessi l'interpretazione data alla personalità di Napoleone che avrebbe agito perché ispirato dall'amore per Joséphine, tesi ampiamente riduttiva e si rivela inconcludente a chi intenda inquadrare, anche solo superficialmente, la sua effettiva personalità che non puo essere ristretta ad una passione d'amore. Napoleone era un personaggio multiforme: era un genio militare, non solo come si evince dal film bravo artigliere, ma un uomo che cambiò radicalmente il modo di fare la guerra: spostamenti veloci, frazionamento dell'armata in vari corpi che marciavano separati per colpire uniti, disorientò sempre i comandanti avversari. Spietato verso i nemici massacrò durante la campagna d'Egitto 4000 prigionieri, fece fucilare l'innocente duca d'Enghien per spaventare i realisti. Napoleone fu anche un vulcano di idee, introdusse il codice civile, riformò l'amministrazione pubblica, la giustizia, appare ridicolo che abbia abbandonato l'Egitto perché Joséphine lo tradiva, ritornò in Francia perché l'impresa stava fallendo e lui voleva impadronirsi del potere, oppure sostenere che fuggì dall'Elba perché la donna lo tradiva con lo Zar, semplicemente voleva riprendersi il trono, oltretutto Josèphine morì pochi giorni dopo il suo arrivo nell'Isola. Ridley delinea solo alcuni passaggi della vita di Napoleone in modo un pò lacunoso, effettivamente il regista ha una scusante il film in originale durava 4 h ridotte dai produttori a poco di 2 ore e mezza, il che provoca, ad esempio, che la battaglia di Waterloo sia descritta in modo insufficiente e confuso, molto meglio descritta nel film di Bondarciuk (Waterloo), Napoleone stava vincendo, ma Blucher con l'esercito prussiano che era stato sconfitto giorni prima arrivò all'improvviso ribaltando il risultato, il generale Grouchy che per comando di Napoleone doveva sorvegliarlo aveva sbagliato strada.
Per quanto rigurda l'interpretazione ho delle perplessità su Joachin Phoenix che è un bravo attore e qui cerca di dare il meglio ma è fuori parte ha quasi 50 anni interpreta un giovane di 25 con lo stesso aspetto per ben 27 anni oltretutto mantenendo la stessa espressione di alterigia, tra i vari interpreti di Napoleone il migliore che ho visto senza dubbio è stato Rod Steiger. Lo stesso discorso vale per Vanessa Kirby, Josèphine aveva 6 anni più di Napoleone che quando l'ncontrò ne aveva 25, l'attrice ha 35 anni ma qui rimane sempre con lo stesso aspetto che poteva andare bene quando s'incontrarono, ma non nell'arco di 20 anni, un pò di trucco per invecchiarla sarebbe stato opportuno. Ci sono anche positività nel film: un'ottima scenografia, eccellenti costumi e ambienti, la battaglia di Tolone e l'ingresso in una Mosca deserta sono da manuale, il regista bene ha fatto a ricordare i massacri della Rivoluzione ( 200.000 uccisi nella sola Vandea realista) e le guerre di Napoleone che causarono 3 milioni di morti. In conclusione un discreto film ma non siamo al livello del migliore Ridley.
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felicity
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mercoledì 13 marzo 2024
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senza un libro di storia rischi di non capire
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Napoleon è praticamente un elenco di robe che succedono nella vita di Napoleone Bonaparte, raccontate con lo stesso coinvolgimento con cui un alunno di seconda media ripete le robe a pappagallo durante l’interrogazione di storia. E con la stessa apparente comprensione dei nessi storici: la sceneggiatura salta di palo in frasca, è un susseguirsi di informazioni che non vengono mai contestualizzate nel più ampio quadro storico, ma viste tutte in maniera confusa dal punto di vista del suo protagonista, uno stramboide un po’ goffo che per qualche ragione un’intera nazione ha scelto di seguire fino alla morte. Se non hai un libro di storia sottomano rischi di non capire molti snodi.
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Napoleon è praticamente un elenco di robe che succedono nella vita di Napoleone Bonaparte, raccontate con lo stesso coinvolgimento con cui un alunno di seconda media ripete le robe a pappagallo durante l’interrogazione di storia. E con la stessa apparente comprensione dei nessi storici: la sceneggiatura salta di palo in frasca, è un susseguirsi di informazioni che non vengono mai contestualizzate nel più ampio quadro storico, ma viste tutte in maniera confusa dal punto di vista del suo protagonista, uno stramboide un po’ goffo che per qualche ragione un’intera nazione ha scelto di seguire fino alla morte. Se non hai un libro di storia sottomano rischi di non capire molti snodi. E questo è un problema, perché un buon film dovrebbe essere sempre in grado di funzionare logicamente.
L’idea di aderire al punto di vista del protagonista non sarebbe nemmeno un grosso problema, se a) non fosse una scusa per far dire le cose ai personaggi, ovvero a Napoleone e sua moglie Giuseppina in un eterno scambio di lettere al fronte, e b) non depotenziasse terribilmente alcuni momenti chiave del film.
In tutto questo, non aiuta il fatto di avere un protagonista completamente inadeguato al ruolo: Joaquin Phoenix è ormai l’ombra del bravo attore che era e si è accontenta di rifare eternamente se stesso, quello zio strambo che si fuma i cannoni, ti fissa e parla poco, mettendo il parentado a disagio durante le feste comandate. È stato detto che Phoenix pare prelevato a sorpresa dal suo letto e piazzato sul set di Napoleon con un copione in mano, e l’immagine calza davvero a pennello: è spaesato, svogliato e poco incisivo.
Il film non riesce assolutamente a comunicarti come mai tutti siano così determinati a seguirlo e a concedergli poteri sempre più fuori controllo, e, siccome non può contare sul carisma del protagonista, è costretto a farlo dire ai personaggi in continuazione.
Il più grosso problema di Napoleon, comunque, è che non sa che direzione prendere. Non sa letteralmente che film essere. È una storia d’amore tossica? È un film epico su uno dei più grandi geni militari della storia? Oppure vuole mostrare quanto la guerra faccia schifo e sacrifichi i deboli per il vantaggio di pochi? È tutto questo, a tratti.
Le battaglie sono tecnicamente inappuntabili, ma per quanto formalmente perfette, le battaglie di Napoleon non riescono a emozionare e coinvolgere.
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carlo santoni
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sabato 23 marzo 2024
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nessuna partita con “i duellanti”
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Colossale, secondo una moda ormai inarrestabile (dura 159 minuti), è un film che stanca facilmente: a meno che chi lo guarda non sia un amante del feuilleton, del cinema come romanzetto d’appendice, perché tale è, e non altro.
Certo, c’è una fotografia accurata, e in più parti si susseguono scene di grande suggestione, come quelle delle battaglie di Austerlitz e di Waterloo, o l’ingresso in Mosca e la successiva disastrosa ritirata, con rara dovizia di mezzi e di comparse: ma tutto sommato incapaci di coinvolgere veramente, visto che i grandi fatti d’armi assumono la consistenza di banali intermezzi rispetto al filo conduttore del film, ovvero la passione (da romanzo rosa) che lega Napoleone a Giuseppina.
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Colossale, secondo una moda ormai inarrestabile (dura 159 minuti), è un film che stanca facilmente: a meno che chi lo guarda non sia un amante del feuilleton, del cinema come romanzetto d’appendice, perché tale è, e non altro.
Certo, c’è una fotografia accurata, e in più parti si susseguono scene di grande suggestione, come quelle delle battaglie di Austerlitz e di Waterloo, o l’ingresso in Mosca e la successiva disastrosa ritirata, con rara dovizia di mezzi e di comparse: ma tutto sommato incapaci di coinvolgere veramente, visto che i grandi fatti d’armi assumono la consistenza di banali intermezzi rispetto al filo conduttore del film, ovvero la passione (da romanzo rosa) che lega Napoleone a Giuseppina. La politica è quasi del tutto espunta dal racconto, eppure il racconto riguarda uno dei massimi artefici della politica mondiale degli ultimi due secoli e mezzo! Le relazioni concrete tra Francia, Gran Bretagna, Austria, Russia, Prussia sono men che accennate, pare che tutte le battaglie e le guerre non siano altro che il frutto di una incontenibile pulsione del Corso alla conquista, un fatto semplicemente personale.
L’unico aspetto degno di nota che il film mette bene in evidenza, è l’assoluto cinismo dei sovrani e dei massimi artefici delle carneficine, come Wellington, i quali mandano al macello decine di migliaia di uomini, ma poi si stringono la mano e brindano con cortesia.
Joaquin Phoenix è all’altezza della sua fama di attore, ma la parte che Scott gli affida è francamente friabile. Vanessa Kirby – Josephina Beauharnais fa la parte di una madonnina infilzata, educata alla bisogna da Lina Sotis.
No, non ci siamo, tempo e soldi (e fama) sprecati: il regista di “Napoleon” è anni luce lontano da quello di “Alien” o “Blade Runner”, e soprattutto dallo splendido “I duellanti”!
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alessandro spata
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mercoledì 24 gennaio 2024
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"scott" e il surrealismo storico e psicoanalitico
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Vita splendida e incredibile del grande condottiero insieme ai particolari squallidi della vita privata dell’«uomo di casa». Ennesima prova di capolavoro mal riuscito del grande regista britannico. Senza dubbio, uno dei ritratti più generosi (in termini di impegno e denaro profusi) che il cinema abbia dedicato al “grande francese”. Peccato che al grande budget non corrisponda sempre un equivalente risultato in termini “artistici” (ma dipende sempre dal punto di vista che selezioniamo, immagino). Sicuramente, un film “generoso” che vuol mostrare un superbo ed epico “sentiero di gloria”’ lastricato però, come da copione, di nefandezze inaudite e meschine azioni quotidiane.
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Vita splendida e incredibile del grande condottiero insieme ai particolari squallidi della vita privata dell’«uomo di casa». Ennesima prova di capolavoro mal riuscito del grande regista britannico. Senza dubbio, uno dei ritratti più generosi (in termini di impegno e denaro profusi) che il cinema abbia dedicato al “grande francese”. Peccato che al grande budget non corrisponda sempre un equivalente risultato in termini “artistici” (ma dipende sempre dal punto di vista che selezioniamo, immagino). Sicuramente, un film “generoso” che vuol mostrare un superbo ed epico “sentiero di gloria”’ lastricato però, come da copione, di nefandezze inaudite e meschine azioni quotidiane. Un film “agiografico” a suo modo, potremmo dire, che agli intenti di edificazione (che non mancano, in verità), si aggiunge un certo gusto denigratorio dettato anche dalle tendenze culturali della nostra epoca, ma di ogni epoca, forse. È questa contraddizione, prima di tutto il resto, che il regista non riesce a sanare completamente, a mio parere. E allora ecco immancabile questo percorso di vita che dal grande "piedistallo" dell’iconica "autoincoronazione" si dipana scendendo giù giù fino al "predellino" dell’isola di Sant'Elena dove il supremo combattente poggerà i suoi reali piedi fino al sopraggiungere della morte.
Per descrivere degnamente questo excursus di decadenza storica ed esistenziale torna buona un’immagine che è emblematica del film, secondo me: Napoleon che trascina la moglie sotto il tavolo nell’ennesimo accenno di amplesso sfrenato e sotto lo sguardo impassibile della servitù. Ah, se certi camerieri potessero parlare ne racconterebbero delle belle su granduomini e grandonne. E in effetti, quel cameriere che assiste eroico a suo modo (bisogna essere davvero intrepidi per presenziare alle copule del signore di turno) e apparentemente indifferente all’entusiasmo erotico della coppia in questione, potrebbe essere lo stesso regista che sembra voler sbirciare, alla maniera del servo impertinente, il padrone di turno dal buco della serratura e per il puro piacere di “coglierlo in fallo” (sarebbe il caso di dire). Per la “plebe” non c’è miglior vendetta che poter ridicolizzare i propri oppressori (dopo il taglio della testa, si capisce). Certo che vedere Napoleon che si accoppia da dietro come un coniglio in calore con la sua consorte alquanto apatica sul momento, è una roba che fa un po’ ridere effettivamente (e mi torna in mente Corrado Guzzanti nella scena in cui giunto all’acme del piacere chiede speranzoso a lei che appare nel frattempo alquanto distratta: “ti è piaciuto cara?”). Ma il regista, anche lui, deve divertirsi non poco visto che indulge nel ritrarre la coppia in quella posizione in varie sequenze che ricerche storiche, immagino, attestino sia stata la posizione erotica prediletta del grande condottiero, verosimilmente. Ma vista anche la proverbiale scarsa adesione al realismo storico di Scott potrebbe essere incerta la questione. Ma tant’è, non è questo il punto. Il punto è semmai: a cosa ci serve sapere che “Sì, Napoleon fu un grande condottiero e valoroso, ma a letto faceva schifo?”. E forse soffriva pure di ansia da prestazione? È vero, in fondo cosa c’è di meglio per burlarsi dei potenti che coglierli in atteggiamenti intimi o mentre sono seduti sulla tazza del cesso? Ok, ma certi risvolti intimi hanno un qualche legame con le vicissitudini di Napoleon e con la storia di Francia e non soltanto? A primo acchito direi proprio di no! È pur vero che certi aspetti privati aiutano sicuramente a comprendere meglio la complessità di un personaggio. E andare a rovistare morbosamente tra le sue abitudini sessuali può servire alla bisogna. Se poi pensiamo a Napoleon come a un soggetto piuttosto infantile e sadico che vive una relazione simbiotica con la compagna e con la propria madre in primis, allora “ci piace vincere facile”. Per non parlare poi del fatto che ci possiamo fare di Napoleon l’idea di un sincero “pervertito”, a tratti, che predilige le giovanissime e ha la fissa del figlio maschio. Una sessualità abbastanza irrisolta quella del magnifico imperatore? L’impressione è che il regista ricorra in modo piuttosto grossolano a certi cliché distampo veteropsicoanalitico, per provare a descriverci in profondità il personaggio Napoleon. Da qui a giudicare persino i fenomeni storici e sociali alla luce di certa paccottiglia sessualfreudiana (mal interpretata, oltretutto) il passo è breve, temo.
Allora la domanda più consona potrebbe essere, semmai: - quanto pesa la vita privata (la personalità, le esperienze, le relazioni) nell’azione pubblica di un uomo o donna di governo? -. Ma questa è materia per un altro film. ”È pur vero forse che certi espedienti servono a farci capire quanto spesso i grandi uomini siano semplicemente uomini “imperfetti”, quindi, con i loro vizi e i difetti e le loro virtù (e con le braghe calate). Insomma, siamo tutti esseri complessi e tutto sommato anche un po’ ridicoli fatalmente sotto le lenzuola, un po’ come lo stesso Napoleon. O forse il regista ci vuole mettere in guardia dal rischio e dalle conseguenze dell’idolatria e di quanto davvero “piccoli” siano tante volte gli uomini che pretendono di governarci? Il Re qui è letteralmente nudo sorpreso com’è nell’esercizio della sua “farsesca” sessualità e quella sua nudità sembra renderlo inevitabilmente un satiro tragicomico. Quest’opera sistematica di smitizzazione del governante di turno è quanto mai necessaria (seppure non debba passare necessariamente per la messa alla berlina di certi costumi sessuali privati) soprattutto oggi in cui si riaffacciano all’orizzonte quelli che si credono “unti del Signore” e si presentano alla “plebe”, pardon, al popolo, come dotati di chissà quali poteri miracolosi. Napoleone ebbe il buon gusto almeno di far derivare la propria investitura unicamente da se stesso.
Ridley Scott è un regista “impulsivo” come “istintivo” fu a suo tempo Napoleon (“amava troppo la Francia” e ciò lo rese imprudente?) e chissà che non sia stata proprio questa “passionalità” a cagionare certe cocenti sconfitte a Napoleon o a impedire al regista di riproporsi ai livelli di certe sue opere del passato.
Ma, a parte il “surrealismo” storico e pseudopsicoanalitico del regista britannico come si fa a dire male dell’autore di Alien, Blade Runner, I Duellanti? È pur vero che dai tempi di "Thelma e Louise" il grande regista non ne azzecca una. Parere personale, si capisce.
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glauko barbagallo
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venerdì 24 novembre 2023
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napoleon, di wes anderson
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Una grandissima occasione perduta. Un film che non è nè carne nè pesce.
Voleva essere una rivisitazione del mito mostrando il lato oscuro della leggenda, il lato umano. Ma la materia è talmente leggendaria che anche a volerla umanizzare non la si può raccontare senza epicità. O quantomeno, non può mancare l'epicità se il regista è il re dei Colossal storici per eccellenza. Lo stesso uomo che ha saputo regalarci il lirismo de Il Gladiatore, Le Crociate e Robin Hood. Colui che nel riportare in vita gli uomini di epoche passate, i loro sogni, le contraddizioni, le loro gioie e i loro tormenti ne è l'indiscusso maestro.
Fosse stato diretto da Wes Anderson si sarebbe potuto comprendere e apprezzare il tono quasi surreale, a volte quasi da commedia/parodia.
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Una grandissima occasione perduta. Un film che non è nè carne nè pesce.
Voleva essere una rivisitazione del mito mostrando il lato oscuro della leggenda, il lato umano. Ma la materia è talmente leggendaria che anche a volerla umanizzare non la si può raccontare senza epicità. O quantomeno, non può mancare l'epicità se il regista è il re dei Colossal storici per eccellenza. Lo stesso uomo che ha saputo regalarci il lirismo de Il Gladiatore, Le Crociate e Robin Hood. Colui che nel riportare in vita gli uomini di epoche passate, i loro sogni, le contraddizioni, le loro gioie e i loro tormenti ne è l'indiscusso maestro.
Fosse stato diretto da Wes Anderson si sarebbe potuto comprendere e apprezzare il tono quasi surreale, a volte quasi da commedia/parodia. Ironia però talmente gettata a caso nell'arco narrativo da risultare quasi involontaria.
Si vuole narrare l'amore, senza però riuscire a farlo apparire coinvolgente.
Si vuole narrare l'ambizione, senza però mostrare mai come si arriva agli episodi chiave della sua vita politica. Momenti buttati lì senza contesto ad appannaggio solo di chi mastica la materia.
Si vuole mostrare i danni umani e la scia di sangue provocati dalla brama di potere di un tiranno, arrivando pure a enumerare i morti delle sue guerre, senza che il dato risulti veramente toccarci non avendo quasi mai mostrato le sue gesta militari.
Insomma, il materiale per mostrarci in chiave oscura la storia di un grande della Storia, la sua sfrenata ambizione e la scia di sofferenze da esse provocate c'erano tutte.
Bastava seguire il solito stile Ridley.
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fabio silvestre
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sabato 9 dicembre 2023
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ridley scott re dei kolossal
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Assolutamente da vedere al cinema questo film che consacra ancora una volta Ridley Scott Re dei kolossal con scene di battaglie vibranti e con le tantissime comparse che riempiono le scene più drammatiche della storia. Il regista inoltre alterna alle predette sequenze di guerra la storia d'amore tra Napoleone e Giuseppina dando luce al lato più umano e intimo del condottiero/imperatore interpretato da un ottimo Joaquin Phoenix. Senza entrare nella polemica se il film sia aderente o meno ai fatti storici, resta un'opera che si lascia apprezzare per un buon cast, per i bei costumi e per un eccellente sonoro e colonna sonora. Voto: 7,5/10.
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