Titolo originale | Dreamland |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, Thriller |
Produzione | USA |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Miles Joris-Peyrafitte |
Attori | Margot Robbie, Travis Fimmel, Garrett Hedlund, Finn Cole, Kerry Condon Darby Camp, Hans Christopher, Jacob Browne, Grayson Berry, Lola Kirke, Stephen Dinh, Tim D. Janis, Pab Schwendimann, Andy Kastelic, Joe Berryman, Paul Blott, Jason Weiler, Jane Wilson, Christopher Hagen, Steve Hickman, Ginger T. Rex, Jaime Powers, Eb Lottimer, Kent Kirkpatrick (II), Frances Lee McCain, Bob Jesser, Bruce McIntosh, Manny Greenfield. |
MYmonetro | 2,79 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 6 novembre 2020
Una rapinatrice è in fuga ma un giovane riesce a trovarla battendo sul tempo le autorità. Che intanto celano alcuni segreti inconfessabili.
CONSIGLIATO SÌ
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Eugene ha perso il padre a cinque anni, quando l'uomo, inghiottito dall'alcool e dalla paranoia, ha lasciato moglie e figlio per il mitico Messico. Con il nuovo compagno della madre e una sorellina a cui è sinceramente legato, Eugene ha continuato la sua crescita nelle praterie del Texas, messe in ginocchio dalla siccità, cercando l'evasione nelle gangster stories d'appendice. Finché l'avventura, un giorno, non lo raggiunge a casa sua, nel suo fienile, dove si è nascosta la bella fuorilegge Allison Wells, ferita, forse assassina, di sicuro ricercata da tutti. Alison ha bisogno di Eugene e lui ha bisogno di sognare di poter fuggire con lei, alla volta del mitico Messico.
Sullo sfondo di un paesaggio malickiano e di malickiani luci al tramonto, Miles Joris-Peyrafitte, al suo secondo lungometraggio (col primo, As you are, ha vinto il premio speciale della giuria al Sundance a 23 anni), mette in scena una storia d'amore e di fuga, letteraria e nostalgica, intrisa di un immaginario cinematografico di genere, rotto però da inserti modernisti di diverso stile e formato, che veicolano i sogni di libertà dei protagonisti ma evidentemente anche del regista.
Il romanzo di formazione di Eugene non è privo di sfumature interessanti, così come l'interpretazione di Finn Cole, mentre Margot Robbie, anche produttrice, ritaglia per sé un personaggio più sfaccettato e maturo, incarnazione di eros e thanatos, capace di estreme menzogne ed estrema sincerità, di evocare Faye Dunaway e di negare immediatamente il paragone. La loro, purtroppo, è però una fuga verso un finale annunciato, attraverso un percorso troppo familiare, per cui bisogna davvero allinearsi con l'ingenuità di Eugene per non sentirsi fuori sincrono, e non è cosa facile. Il film troverà il giusto ritmo quando i due prenderanno finalmente la strada, ma è tardi, il finale è dietro l'angolo. Il ventisettenne Joris-Peyrafitte cerca in ogni modo di personalizzare sul fronte visivo un copione che si attarda oltre misura nel romanzesco, duplicando i punti di vista e vagheggiando l'azione anziché cavalcarla: lo si sente camminare contro vento, come il patrigno di Eugene nel bel mezzo della più terribile tempesta degli anni Trenta, per combattere il carattere ultraclassico della narrazione con squarci inediti, materiali cinematografici incongrui, un montaggio emozionale e psicologico, e un'insolita, vibrante scena di seduzione, perfetta per un altro film. Perché alla fine a vincere, in Dreamland è, sfortunatamente, la prevedibilità della sceneggiatura, la tipicità del modello, la banalità del racconto. Peyrafitte e i suoi giovani amanti ci hanno provato, ci hanno fatto sentire che un'altra visione era possibile, ma non ce l'hanno fatta ad arrivare fino in fondo.
Si diceva un tempo, in Europa, che l'America fosse la terra promessa, pronta ad accogliere in quelle lands sconfinate, dove la linea dell'orizzonte scompariva sotto cieli immensi, chiunque vi si volesse avventurare. Terra di miti dal grande fascino cui Dreamland, ultimo film di Miles Joris-Peyrafitte, presentato in Festa Mobile, sembra pescare a piene mani: c'è la strada, il bandito, ma soprattutto [...] Vai alla recensione »
Nel Texas arido della Depressione, il giovane Eugene nasconde e si invaghisce della bella Allison Wells, ricercata dalla polizia, per rapina e omicidio. La loro fuga verso il Messico, dove Eugene spera di trovare il padre che aveva abbandonato la famiglia anni prima, risulterà problematica. Raccontato dalla sorellastra di Eugene, il film è un solido racconto abbastanza consumato, che si accende soltanto [...] Vai alla recensione »
Allison Wells è una fuorilegge in fuga nel Texas di metà anni Trenta: dopo l'ennesima rapina, che ha visto morire anche una bambina, sulla sua testa c'è una taglia consistente e la Polizia le sta dando la caccia. Un ragazzo che adora le storie d'avventura, Eugene, la trova nel granaio della fattoria di famiglia, inutilizzato da tempo a causa di una terribile siccità.
Gangster Story. Il regista Miles Joris - Peyrafitte dimostra di aver studiato a fondo la lezione di Arthur Penn. La forza evocativa dei colori, la tensione verso il mito. Il percorso che porta alla leggenda, l'esaltazione del criminale che finisce in tragedia. Partendo proprio dall'immagine del ricercato: la stessa utilizzata da Penn per descrivere la realtà prima dell'incubo.