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Dreamland, la visionarietà del regista si accosta a una gangster story classica 

Margot Robbie è una rapinatrice in fuga tra la polvere del Texas. Al Torino Film Festival. 
di Marianna Cappi

giovedì 28 novembre 2019 - Torino Film Festival

Eugene ha perso il padre a cinque anni, quando l'uomo, inghiottito dall'alcool e dalla paranoia, ha lasciato moglie e figlio per il mitico Messico. Con il nuovo compagno della madre e una sorellina a cui è sinceramente legato, Eugene ha continuato la sua crescita nelle praterie del Texas, messe in ginocchio dalla siccità, cercando l'evasione nelle gangster stories d'appendice. Finché l'avventura, un giorno, non lo raggiunge a casa sua, nel suo fienile, dove si è nascosta la bella fuorilegge Allison Wells, ferita, forse assassina, di sicuro ricercata da tutti. Alison ha bisogno di Eugene e lui ha bisogno di sognare di poter fuggire con lei, alla volta del mitico Messico.

Sullo sfondo di un paesaggio malickiano e di malickiani luci al tramonto, Miles Joris-Peyrafitte, al suo secondo lungometraggio (col primo, As you are, ha vinto il premio speciale della giuria al Sundance a 23 anni), mette in scena una storia d'amore e di fuga, letteraria e nostalgica, intrisa di un immaginario cinematografico di genere, rotto però da inserti modernisti di diverso stile e formato, che veicolano i sogni di libertà dei protagonisti ma evidentemente anche del regista.

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