Titolo originale | Too Old To Die Young |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 55 minuti |
Regia di | Nicolas Winding Refn |
Attori | William Baldwin, Celestino Cornielle, Nell Tiger Free, John Hawkes, Callie Hernandez Jena Malone, Babs Olusanmokun, Miles Teller, Dereck Seven Smith, Kegn Matungulu. |
MYmonetro | 3,19 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 30 luglio 2019
Troppo vecchi per morire giovani. Un viaggio nella parte più oscura di Los Angeles.
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CONSIGLIATO SÌ
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Martin è un poliziotto in lutto costretto ad inoltrarsi nel violento sottobosco criminale di una Los Angeles notturna, brutale e psichedelica.
Violenta e nichilista, la serie tv di Nicholas Winding Refn rappresenta un ulteriore passo avanti nel suo radicale approccio all'audiovisivo
Recensione
di Emanuele Sacchi
Un giovane poliziotto e un ex agente dell'FBI seguono un peculiare codice morale e diventano giustizieri privati dei peggiori criminali e pervertiti che popolano gli Stati Uniti d'America. Una discesa nei bassifondi che li porta a interagire con narcotrafficanti, yakuza, stupratori e produttori di snuff movies.
Se non bastasse quel che già si conosce rispetto alla singolarità dell'approccio di Nicholas Winding Refn all'audiovisivo, l'idea di presentare quarto e quinto episodio della nuova serie tv, anziché primo e secondo, in prima mondiale al festival di Cannes ha fugato ogni dubbio. Una provocazione che azzera il concetto di serialità alla base del medium specifico e obbliga a concentrarsi su altro.
A provare a supporre il possibile inizio della serie, ma soprattutto a concentrarsi più sul come che sul cosa. Forse è una ragione in più per considerare Too Old to Die Young alla stregua di un film di 13 ore, in cui la continuità narrativa conta assai meno dello stile e di una poetica consolidati e connotati maggiormente con gli ultimi film. In particolare con The Neon Demon, riflessione su etica ed estetica dell'audiovisivo contemporaneo sotto forma di fiaba nera: la filiazione da questo a Too Old to Die Young è lampante, per scorgerla sono sufficienti poche inquadrature.
La continuità sul piano estetico si manifesta attraverso le luci al neon, i colori rossi e blu, o le profonde oscurità che celano gli angoli più remoti delle stanze esplorate dal protagonista. Il lavoro di Darius Khondji e di Diego Garcia, straordinari direttori della fotografia, è il biglietto da visita, elegante e laminato, di un autore che ha ben chiari il punto di partenza - una lunga tradizione noir, che passa in particolare da Twin Peaks e dalla visione di David Lynch - e quello di arrivo - una riflessione sempre più amara e pessimistica sulla natura umana e sul suo dibattersi acefalo e insensato, in un mondo che ha perduto il senno.
L'eroe silenzioso che ricorre nei lavori di Nicholas Winding Refn (o NWR, come vuole il brand con tanto di hashtag che ora introduce le sue opere) ha in questo caso le fattezze di Miles Teller, che si dimostra ideale per il ruolo di novello punisher. Un pistolero cavalleresco, con un profondo senso della giustizia che molto si concilia con il codice di Hammurabi e pochissimo con l'habeas corpus. E in sostanza una diga velleitaria rispetto a un'inondazione impossibile da arrestare: per quanti pedofili o stupratori Martin potrà uccidere, quanti altri infatti si celano negli anfratti più reconditi d'America? E se l'America dovesse crollare, si tornerebbe davvero all'età oscura susseguente alla caduta dell'Impero romano, come evocato da un personaggio della serie? O invece siamo già in piena età barbarica?
Ma il sottotesto politico, che silenziosamente lavora e cresce in ogni episodio, non oscura mai il piacere di esperire ogni singolo episodio della serie. Ognuno di questi contiene in sé un piccolo saggio di regia del cinema di genere (lo yakuza eiga, il sadismo del Sud degli Stati Uniti figlio dell'immaginario di Joe Lansdale e Garth Ennis, eccetera), dalle intuizioni visive folgoranti e dalla capacità innovativa inesauribile; con un ritmo lento fino all'esasperazione, che è ormai tratto distintivo dell'ultimo NWR.
Carrelli orizzontali, sputi, spari, silenzi. E poi da capo. E infine ancora, in un loop a metà fra il trip onirico e la videoinstallazione, dove inizio e fine hanno scarsa importanza. Si compone soprattutto di questo e di lunghe attese il «film da 13 ore» di Refn: destinato a dividere adepti e scettici, a esaltare chi in The Neon Demon aveva visto la luce (al neon) e a irritare chi al terzo Pusher [...] Vai alla recensione »
Qual è il vostro film preferito di Nicolas Winding Refn? Speriamo che la maggior parte delle persone si stia approcciando a Too Old to Die Young, la serie televisiva fottutamente pulp del regista danese per Amazon Prime Video, in quanto fan o qualcosa di simile. O, per lo meno, come spettatori semi-consapevoli della sua filmografia. In bocca al lupo nel caso invece questo sia il vostro debutto nel [...] Vai alla recensione »
Il marchio autoriale come brand. Su schermo nero, prima ancora del titolo di questo lavoro a puntate che presto potremo vedere su Amazon, compare una firma colorata che è di per sé già dichiarazione programmatica: #byNWR. L'hashtag con le iniziali racchiude perfettamente le strategie promozionali costruite da Nicolas Winding Refn, soprattutto da Drive in poi.
Visione doppiamente eccentrica: una serie tv (quand'anche d'autore, e feticcio a Cannes), a un Festival (che non è per nulla nuovo, ma impone sempre uno scarto), e per giunta nei due episodi centrali, il quarto e il quinto su dieci. Al di là dell'abitudine di Refn a rompere le consuetudini (lo stesso Fremaux dichiara di non sapere le ragioni della scelta.
Noir con venature horror, creatura ibrida come tutti i lavori di Nicolas Winding Refn, Too Old to Die Young - North of Hollywood, West of Hell è la prima serie tv del regista danese (prodotta da Amazon e creata insieme all'autore di graphic novel Ed Brubaker) presentata a Cannes fuori concorso non con i canonici primi due episodi ma con il quarto e il quinto, a rinforzare l'«enigma» che per Refn: «È [...] Vai alla recensione »
Da un pezzo le serie tv non sono più le sorelle povere del grande Cinema, e non c'è grande Festival che non faccia carte false per accaparrarsi un assaggio del 'culto' annunciato dell'anno. A Cannes l'evento di turno è la primissima serie ideata, scritta (con il fumettista Ed Brubaker) e diretta per Amazon Prime Video da Nicolas Winding Refn, debutto annunciato il 14 giugno.