Capolavoro o adorabile facciata B? Entrambi i giudizi potrebbero essere corretti, in attesa che il tempo collochi l'ottavo film di Tarantino dove veramente è giusto che stia. Dal 4 febbraio al cinema.
di Roy Menarini
Un po' di dati, che servono sempre. L'ultimo film di Tarantino non ha funzionato granché in America. Poco più di 50 milioni di dollari guadagnati al cospetto dei 160 di Django Unchained (il più grande successo della carriera del regista) e i 120 di Bastardi senza gloria (secondo in classifica).
Tarantino è un cinefilo, e dei più raffinati. Sepolti tra la neve che assedia l'emporio di Minnie e sotto al pavimento in legno del negozio si nascondono riferimenti di una raffinatezza clamorosa: a un certo punto La cosa di Carpenter e alcuni capolavori di Hitchcock si fondono tra loro per dare vita a una sequenza formidabile.
Se andiamo a vedere le recensioni anglofone, il sito di raccolta delle critiche internazionali Rotten Tomatoes ci avverte che stavolta Tarantino ha convinto il 75% dei critici - comunque niente male - rispetto all'88% e 89% dei due già citati precedenti. Ancora numeri: 75 milioni di dollari il budget di Bastardi senza gloria, 100 milioni quello di Django Unchained, "solo" 44 milioni il budget di The Hateful Eight.
Che cosa ne deduciamo? Che nella filmografia di Tarantino, questo film appartiene alla schiera delle opere minori. Si tratta, notoriamente, di un termine scivoloso per il pubblico, la tipica definizione che ha un senso per lo spettatore normale e un altro, differente, per il cinefilo. Per larga parte del pubblico, quello che sta accogliendo più freddamente del solito Tarantino, opera minore significa un film meno originale e ambizioso degli altri - almeno di quelli più celebrati - ma pur sempre baciato dal talento del regista americano. Per la cinefilia, abituata a mettere in discussione l'apparente ragionevolezza dei pesi e delle misure, e disposta a rovesciare polemicamente classifiche e gerarchie, The Hateful Eight è un film ribaldo, veemente, nascosto e nichilista, e per questo motivo da difendere ancora più calorosamente di un'opera maggiore.