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Ultimo aggiornamento martedì 3 luglio 2018
La vita del fotografo Jan Saudek e di tutte le sue donne, tra mogli, figlie, modelle e amanti
CONSIGLIATO SÌ
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Jan Saudek è un fotografo e pittore ceco assurto, grazie alle sue opere, a fama internazionale esponendo nelle più importanti gallerie e case d'arte del mondo. Soggetto principale dei suoi scatti sono state le donne, che hanno avuto un ruolo dominante anche nella sua vita privata.
Ci sono film che possono suscitare interesse nello spettatore perché gli consentono di conoscere la vita e l'opera di personalità su cui non aveva mai soffermato la propria attenzione. Ce ne sono altri che a questo importante elemento aggiungono ulteriori possibilità di osservazione.
In questo caso possono essere individuate nel fatto che la regista sia una donna e che lo stesso Saudek apra e chiuda una letterale messa a nudo di una vita condotta sempre sul filo del rasoio della provocazione, voluta o gratuita che fosse. Perché Irena Pavlásková non fa sconti a nessuno. Non li fa a questo artista di origine ebraica che porta ancora addosso nel profondo le ferite infertegli da bambino (Saudek, schedato come di razza mista perché la madre era ceca, fu deportato in un campo di concentramento della Slesia e solo lui, il fratello e il padre si salvarono) ma che si rivela come un erotomane che fa del proprio vizio la propria fonte di ispirazione di creatività.
I corpi femminili strabordanti lo affascinano ma la donna che finisce con l'inserirsi nella sua vita e con il cercare di condizionarla non ha la stessa fisicità. In fondo Saudek, così come ce lo rappresenta Pavlásková, è un uomo che cerca di sfuggire al fantasma della solitudine e dell'abbandono immergendosi in una sorta di coazione a ripetere in cui i sentimenti talvolta riescono a fare breccia ma mai in modo stabile.
C'è però anche una lettura dell'universo femminile che non si può certo definire di parte. Perché se è vero che alcune delle compagne più o meno occasionali di Saudek stanno con lui per la pura condivisione di un piacere erotico che lo stato socialista non voleva veder rappresentato nelle sue opere, altre (e colei che attraversa tutto il film in primis) hanno psicologie complesse al limite della patologia oppure portano avanti con determinazione un disegno che mette l'eros in secondo piano facendo prevalere l'avidità e lo sfruttamento della notorietà.
Come eccezione che conferma la regola si può aggiungere una riflessione sul finale riservata ai cinefili: riporta alla mente quello dell'episodio diretto da Martin Scorsese in New York Stories. Però a ruoli invertiti.
La dissoluta vita di Jan Saudek, una sorta di Andy Warhol ceco della fotografia con ascendenze ebree, snocciolata tra divorzi male architettati, amanti abbandonate e prostitute extralarge. Saudek, 83 anni, è il Botero del clic e la sua esistenza è un'orgia di legami allacciati e interrotti che non escludono vendette al pepe tra conti bancari fatti sparire e nipotini a sorpresa.