Advertisement
Mosè: ma chi era costui?

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto Christian Bale in una scena di Exodus - Dei e Re.
Christian Bale (Christian Charles Philip Bale) (50 anni) 30 gennaio 1974, Haverfordwest (Gran Bretagna) - Acquario. Interpreta Mosè nel film di Ridley Scott Exodus - Dei e Re.

domenica 25 gennaio 2015 - Focus

Exodus: Dei e Re di Ridley Scott è un modello interessante, rispetto ai tempi, alla Storia, alla cultura, alla Scrittura (S maiuscola), alla mistica e rispetto al ruolo del cinema quando intende rappresentare tutto questo. Abbiamo visto lo schermo, grande e piccolo, distorcere storia e verità, è nelle sue prerogative e nelle sue licenze. Di recente mi sono occupato de Il ritorno di Ulisse (Rai 1), dove il regista Stéphane Giusti (memorizzare per evitarlo) ha relegato il nome più simbolico della letteratura di tutti i tempi, l'uomo dell'avventura, della forza fisica, dell'intelligenza, della seduzione, dell'attitudine a oltrepassare i confini, a un carattere isterico, crudele, vendicativo, persino stupido. E ho anche citato Troy di Petersen, dove Agamennone veniva sgozzato, a Troia, privando il povero Eschilo della materia prima per la trilogia dell'Orestea. Sono infinite le licenze, come quella di Tarantino in Bastardi senza gloria, che fa morire Hitler in un teatro. E poi naturalmente tutti quegli happy end grotteschi attribuiti a romanzi tragici. Il cinema non bada alla lesa maestà. Ma l'Exodus di Scott si pone davvero come estremo esemplare, anche perché coinvolge un testo importante, anzi, il più importante della nostra storia e della nostra vita.
Abbiamo visto Benigni intervenire sul decalogo in quel suo modo arbitrario e manicheo, ma almeno divertente. Ma qui il regista racconta proprio un'altra storia. Vedo che gli sceneggiatori sono quattro, forse troppi. Funziona così: per avere maggiori sicurezze la produzione affida il copione a talenti diversi: c'è il dialoghista, l'esperto di effetti speciali, il letterato, chiamiamolo così, e lo storico. Quest'ultimo... diciamo che è stato messo in un angolo. Ecco i loro nomi, Adam Cooper, Steven Zaillian, Bill Collage, Jeffrey Caine: per i prossimi film, lo dico subito, assicurarsi che non ci siano. Succede che i talenti discutano, cerchino pesi e soluzioni, licenze e invenzioni. E certo avevano ben presente il film di De Mille, del 1956, un capolavoro, un classico che fa testo, rispettoso delle scritture. L'intento, in questi casi, è quello di prendere le distanze dal primo modello. "Sorpassiamolo, stupiamo tutti con invenzioni ed effetti speciali". E così Mosè, che è il figlio adottivo del faraone, con un futuro da semidio, quando si sente rivelare di essere un ebreo figlio di schiavi, un po' gli scoccia, e non riesce a fare buon viso. Mentre il Mosè di Charlton Heston, eroicamente, storicamente, misticamente, è orgoglioso del suo nuovo status.

Bambino
Singolare - termine edulcorato - è il rapporto del profeta con Dio, che si presenta come un bambino petulante, di rara antipatia: chissà chi, dei "quattro", ha avuto questa idea. Certo il materiale su cui lavorare c'era e Ridley Scott (coi quattro) ha fatto ... Scott. Aveva già stravolto la storia di Robin Hood, ma quella è leggenda e ci sta benissimo, anche se il carattere iniziale dell'arciere inglese secondo tradizione non è migliorabile. E così il regista ha ritenuto di andare sul sicuro, di fare le cose che sa fare come nessuno, o come pochi: le battaglie, magari inventate, sono fotocopiate da Il gladiatore, le catastrofi sono padrone del film. Le piaghe con cui Dio punisce e devasta il faraone e l'Egitto sono un assist irresistibile: tramutazione dell'acqua in sangue, invasione di rane, zanzare, mosche e cavallette, moria di bestiame, il fuoco e il ghiaccio, morte dei primogeniti maschi. Si portano via quasi un terzo del film. Mosè si porta dietro una spada per tutta la storia, la usa meglio di un samurai. I quattro hanno voluto umanizzarlo: è sempre insicuro, impaurito, ambiguo. Nel privato nessuno lo capisce, a cominciare dalla frastornata moglie Sefora: il marito le concede anche qualche parola d'amore che il dialoghista ha appiccicato qua e là.
Scott sfrutta al massimo il Mar Rosso, come un'immane bassa marea. Infine le tavole, dove gli autori danno davvero il meglio. È Mosè a confezionarle con uno scalpellino fai da te. La vicenda successiva, certo non da poco, degli ebrei infedeli e corrotti - il vitello d'oro e il resto - viene rimossa. Il popolo di Israele vagherà quarant'anni e alla terra promessa giungerà solo la seconda generazione. Un dettaglio che si poteva trascurare secondo Scott e i quattro. Scelta certo... originale, che si fa notare. L'ultima inquadratura è per Mosè canuto, in un carro, con le sue pietre scalpellate al fianco. L'auspicio è che questo film sia il colpo di coda di un linguaggio che ha perso suggestione e va a spegnersi. È bene che i cineasti ne prendano atto. E per finire... viva De Mille e gli Anni Cinquanta.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati