Titolo originale | Dora oder Die sexuellen Neurosen unserer Eltern |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svizzera |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Stina Werenfels |
Attori | Victoria Schulz, Jenny Schily, Lars Eidinger, Urs Jucker, Knut Berger Sarah Brie, Thelma Buabeng, Rebekka Burckhardt, Inga Busch, Karina Fallenstein, Olivia Grigolli, Teresa Harder, Steffen Höld, Marcus Kaloff, Koko La Douce, Dennis Oestreich, Rebecca Rudolph, Zora Schemm, Renato Schuch, Joel Singh, Sebastian Urbanski, Nele Winkler. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 8 febbraio 2015
CONSIGLIATO SÌ
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Dora ha 18 anni e soffre di un ritardo di apprendimento. Sua madre Kristin decide di non somministrarle più le medicine che ne sedavano la vitalità. Ora Dora scopre aspetti della vita che le erano preclusi e tra essi, impellente e pervasiva, la sessualità. Incontra così Peter, un ragazzo che non ha nessuna remora nell'approfittare della sua voglia di piacere. Dora rimane incinta proprio mentre i suoi genitori stanno cercando un altro figlio che non arriva.
Stina Werenfels affronta il tema, sempre delicato, della sessualità dei disabili e decide di non edulcorare la situazione affrontandolo in modo esplicito. Imposta la sua narrazione su un doppio confronto: quello fra madre e figlia e quello tra mondo femminile e mondo maschile. Per quanto Kristin viva la propria sessualità sentendo il peso di una primogenitura ploblematica (cercando quindi una seconda nascita che ponga in qualche misura riparo alla prima), per quanto una Dora, ormai libera dagli psicofarmaci, affronta con gioia liberatoria un universo di cui non avverte il complesso delle implicazioni sociali e affettive. Su questo piano la sceneggiatura si rivela complessa salvo poi risolversi con un finale semplicisticamente ribaltato: le 'pastiglie' che nascondevano il mondo ad una delle due lo aprono all'altra. Anche sul versante del confronto con l'universo maschile si rischia lo stereotipo: il padre di Dora è tanto affettuoso quanto inconcludente mentre il suo partner è gelidamente interessato alle prestazioni della ragazza senza porsi (salvo in un caso e solo temporaneamente) alcun problema di responsabilità.
Ciò che forse meno consapevolmente (da parte della regista) finisce con l'emergere è quanto risulta coinvolgere un piano più ampio di quello della sessualità che resta comunque controverso e mette in gioco tabù non sradicabili con un film. Werenfels ci ricorda cioè quanto il rapporto con un disabile psichico (sia esso femmina o maschio) metta in gioco tutta una gamma di vissuti parentali complessi e difficili da controllare razionalmente. La consapevolezza e, al contempo, il desiderio di negazione dell'handicap da parte dei genitori entrano spesso in un conflitto tanto profondo quanto insolubile. L'adulto più o meno consciamente vorrebbe che i risultati acquisiti restassero tali e non è pronto ad accettare dei ritorni al punto di partenza che non dipendono dalla volontà del minore costituendo una parte intrinseca della sua patologia.
In più di un'occasione Kristin e suo marito vorrebbero che un determinato dato di consapevolezza da parte di Dora fosse fissato da ora e per sempre. Purtroppo non è così e ogni volta deve ricominciare il duro lavoro che, come disse un'amica alla regista incinta, "inizia nella fase della gravidanza con la relazione che durerà per l'intera vita con una persona che porti in te ma non conosci".