L'uomo per bene - Le lettere segrete di Heinrich Himmler

Film 2014 | Documentario, 94 min.

Regia di Vanessa Lapa. Un film con Tobias Moretti, Sophie Rois, Antonia Moretti, Lotte Ledl, Florentín Groll. Cast completo Titolo originale: Der Anständige. Genere Documentario, - Israele, Austria, Germania, 2014, durata 94 minuti. Uscita cinema martedì 27 gennaio 2015 distribuito da Nexo Digital. - MYmonetro 3,01 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 8 gennaio 2015

Il documentario su Himmler, documentato dalle lettere scritte dalla figlia, partecipa alla Berlinale 2014 nella sezione Panorama Dokumente.

Consigliato sì!
3,01/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,02
CONSIGLIATO SÌ
Il privato e il quotidiano dell'artefice dell'Olocausto, indagati attraverso documenti e lettere inedite.
Recensione di Emanuele Sacchi
martedì 20 gennaio 2015
Recensione di Emanuele Sacchi
martedì 20 gennaio 2015

Grazie al ritrovamento di lettere autografe di Heinrich Himmler, sottratte agli Alleati nel 1945 e riemerse solo molti anni più tardi, Vanessa Lapa ricostruisce la vita del braccio destro di Hitler, capo delle SS e ideatore dei campi di concentramento, attraverso le sue memorie e le sue lettere a moglie e figlia.
Benché riguardante temi dolorosamente noti a tutti e pagine di storia che mai si vorrebbero sfogliare, il lavoro della regista israelo-belga Vanessa Lapa riesce a risultare tutt'altro che prevedibile. Perché ciò che è lecito attendersi e che forse solletica la curiosità, anche morbosa, dello spettatore, finisce invece per giocare un ruolo secondario nell'architettura di L'uomo per bene.
Otto anni di certosino lavoro di assemblaggio di materiali visivi e testuali e di sincronizzazione tra audio ricostruito e immagini rivitalizzate non sono stati spesi dalla regista per fornire nuove rivelazioni su Auschwitz e Dachau o dettagli storici mai citati, ma per ricostruire attraverso le lettere di Heinrich Himmler il profilo psicologico di un membro della classe media, apparentemente vicino alle abitudini di un borghese qualsiasi, ma capace - fuori campo, come vuole l'ipocrisia propagandistica di chi nega fino in fondo - di realizzare l'innominabile.
Per indagare su quel male oscuro che ha condotto la maggioranza dei tedeschi a scegliere di sostenere la più virulenta forma di odio verso il prossimo. Un'ombra che resta in agguato nel lato oscuro dei nostri pregiudizi, come un demone custode, insito nella natura umana. Perché un uomo (e con lui l'Uomo) ha saputo costruire tutto ciò, non un automa senziente come piace credere, immergendosi nel manicheismo consolatorio di tanta fiction. E se l'effetto di ricondurre qualcosa di malvagio a livelli inesplicabili al più apparentemente insospettabile degli esseri viventi riserva l'attesa dose di shock, ancora più efficace è ritrovare nelle paure e nelle fobie di un ragazzo incompreso, invidioso del prossimo e affascinato da Hitler, i medesimi preconcetti e teoremi che ancor oggi spuntano sulla bocca di altrettanti insospettabili, smarrendosi nella cacofonia usa-e-getta della contemporaneità.
Come impareggiabilmente rappresentato in Il nastro bianco di Haneke, la genesi del Male presenta tratti invariabilmente comuni, sinistramente familiari. La transizione di Himmler da giovane cattolico nazionalista, disgustato da ebrei e comunisti, a capo delle SS e ideatore della Soluzione Finale vive in un duplice percorso. Quello storico, di un gruppo sempre più numeroso di sconfitti in cerca di riscatto, umiliati dal trattato di Versailles e dal nascente bolscevismo, così come quello individuale, inedito e per questo ancor più prezioso, di un uomo "per bene" che dal criterio di scelta di un'auto passa rapidamente a quello di selezione non naturale, tra chi è destinato a vivere e chi a soccombere.
Su questo punto si concentra il lavoro di Lapa, che ha fatto ricorso all'aiuto di uno psicologo per la realizzazione del documentario, così da poter catturare la psiche di uno dei geni del male attraverso l'accostamento diacronico delle testimonianze e comprendere le reazioni di una figlia, Gudrun, ancor oggi incapace di accettare la realtà su suo padre e sulle azioni di cui si è macchiato, tra le più deprecabili dell'umanità intera. Chiudendo gli occhi come nel giorno della visita a Dachau, raccontata come un sereno picnic pomeridiano in famiglia in uno dei passaggi più inquietanti del film. La scelta di aggiungere una traccia sonora a immagini altrimenti mute, molto discussa, ha il pregio di esemplificare e insieme il difetto di attutire la plumbea essenza dì malvagità insita in esse. In ogni caso si tratta di una mirabile opera di riassemblaggio, fedele e meticolosa nella sincronizzazione delle sue componenti. Più forte dei suoi difetti, L'uomo per bene è un documento fondamentale sotto diversi aspetti e altrettanti livelli di lettura, una visione disturbante e irrinunciabile.

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