Anno | 2014 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Enrico Maisto (II) |
Attori | Felice Esposito, Francesco Maisto . |
MYmonetro | 2,93 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 aprile 2017
CONSIGLIATO SÌ
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Francesco Maisto, padre del regista, è stato per dieci anni giudice di sorveglianza a San Vittore negli anni di piombo, quando in carcere c'erano moltissimi detenuti politici. Con la sua macchina da presa il giovane Enrico approfondisce la conoscenza di Felice Esposito, militante di Lotta Continua e amico del giudice, scoprendo così nuovi risvolti sugli anni di piombo e sul rapporto tra i due.
L'opera di Enrico Maisto è innanzitutto una dimostrazione di grande coraggio, elemento fondamentale per un cineasta e forse ancor di più per un documentarista. Nonostante gli evidenti limiti di budget e di cura tecnica (specie sul lato audio si sarebbe potuto fare di più) Maisto porta avanti con determinazione una ricerca spiacevole che lo coinvolge personalmente, sfidando anche il rischio di scoprire qualcosa di inatteso o di spiazzante. L'indagine parte da Esposito e si interroga sull'ideologia trasformata in aberrazione: pur non essendo stato un brigatista, Esposito non ha mai negato di appoggiare la lotta armata come risoluzione rivoluzionaria del conflitto con lo Stato. Ma è chiaro come in fieri Comandante si trasformi in tutt'altro, guidando il regista sulle tracce del padre e attraversando una zona oscura nella comunicazione con lui, quella della passione politica e dell'amicizia con Esposito, così in contrasto con l'esercizio quasi sacrale della professione di magistrato. Un mistero racchiuso all'interno di un altro mistero, ancora più insondabile, relativo a un'epoca di passioni politiche forse incomprensibili, in cui l'azione ha preso il sopravvento sul pensiero o si è mescolata ad esso in un groviglio inestricabile.
Felice Esposito non è pentito ed è quello di un tempo, un "rudimento" per i volontari di un gazebo del Pd con cui ha un breve scontro verbale, uno che con la stessa dedizione con cui lanciava molotov ieri oggi copre i manifesti elettorali con dei volantini rivoluzionari. Un comandante caduto ma non rinnegato, che ammette lucidamente di aver compreso gli errori strategici dei brigatisti ma che non apre gli occhi a un presente che parla un altro idioma. Un viaggio che porta il regista fino a Cuba per indagare in realtà tra le proprie mura domestiche, che mescola audacemente privato e pubblico, personale e politico. La testimonianza di una giovane e fresca curiosità intellettuale verso pagine importanti della nostra storia da affrontare e da non trascurare.