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Monsters University presenta la nuova Pixar

Chiusa un'era, lo studio di Lasseter entra in una nuova fase.
di Gabriele Niola

In foto una scena del film Monsters University.

martedì 13 agosto 2013 - Approfondimenti

Dopo due film per molti versi fuori dal proprio canone e al di sotto del livello qualitativo cui ci aveva abituato, Monsters University riporta la Pixar ad ottimi livelli. Tuttavia proprio il fatto che questo sequel di Monsters & Co. sia, a differenza dei precedenti due film, un'opera riuscita ma lontana dagli standard della Pixar che abbiamo conosciuto dimostra inevitabilmente come per lo studio sia finita un'era e ne sia iniziata un'altra. È finita cioè quella fase produttiva in cui la Pixar, riusciva a portare nelle sale con regolare cadenza annuale film in grado di cambiare la nostra percezione dell'animazione e di rivedere il rapporto tra conoscenza e rappresentazione attraverso il video (la grande costante delle storie Pixar: come si giunga a nuove consapevolezze attraverso l'audiovisivo).

Monsters University, nel suo essere un bel film, riuscito e divertente ma non un'opera indimenticabile, non un viaggio audace nell'animo umano, annuncia una fase di normalizzazione per la Pixar dopo quella rivoluzionaria andata dal 1995 al 2010, cioè dal primo Toy story fino al terzo.

Le ragioni di un simile cambiamento vengono dal diverso assetto dello studio. Come è naturale che capiti nei gruppi creativi, quel che ad un certo punto è cambiata è stata la meccanica interna. Lo straordinario board di autori che aveva sempre diretto le operazioni (John Lasseter in testa assieme a Lee Unkrich, Andrew Stanton e Pete Docter con l'aggiunta in corsa del fuoriclasse Brad Bird) funzionando sia da registi che da sceneggiatori che da produttori fino a creare una figura collettiva unica a capo creativamente ed economicamente di ogni progetto, si è pacificamente separato. Alcuni si sono dati al cinema dal vero, come Bird e Stanton (quest'ultimo ora però al lavoro sul sequel del suo Alla ricerca di Nemo), messi a capo di copioni di film d'azione e avventura con risultati ottimi (nonostante il flop economico, John Carter rimane cinema d'avventura ai massimi livelli) e altri ricoprono diverse posizioni nello studio.

Questi 5 membri originali avevano concepito (o se non altro abbozzato) fin dalla fondazione la maggior parte dei personaggi e delle storie che avrebbero sviluppato nei successivi 15 anni, a cui si sono aggiunti Gli Incredibili di Brad Bird, il ratto ipersensibile di Ratatouille e il miracolo umano di Up. Undici film direttamente scritti e supervisionati da almeno il 50% del board e diretti da uno o due dei membri. La creatività collettiva, il contributo che ognuno sapeva dare attraverso l'estenuante processo di miglioramento e di limatura di gag, storytelling e sceneggiatura, è da sempre stato il segreto malcelato dello studio.

Ora che le cose sono cambiate, che la Pixar non è più uno studio in cui 6 persone contemporaneamente fanno la parte di David O'Selznick e quella di Steven Spielberg, rimane un'ottima fabbrica di film d'animazione divertenti e piacevoli. Non mancheranno nuovi capolavori probabilmente ma la Pixar come catena di montaggio dell'arte, come fabbrica di storia del cinema in grado di non sbagliare mai un colpo perchè fondata su un meccanismo inesorabile, la massima compenetrazione possibile tra arte e commercio, disponibilità economica e volontà di rischiare, fiducia e creatività collettiva, non esiste più. Quello che esiste ora è un'ottima casa di produzione.

L'ultimo anfratto in cui al momento è ancora possibile ritrovare quelle scintille di audacia e quella capacità di raccontare la modernità con immagini generate al computer rimangono i cortometraggi, l'unica parte della macchina produttiva nella quale ancora John Lasseter si dedichi al 100% secondo il paradigma che in passato aveva regolato la creazione di lungometraggi.

Nonostante siano sempre state delle perle, è indubbio che proprio nelle ultime produzioni i corti abbiano toccato vette magistrali. La luna, Quando il giorno incontra la notte e ora L'ombrello blu si distaccano dai precedenti, guardano verso nuovi orizzonti, cercano forme e trame inedite per l'animazione, giocano con il surreale battendo così percorsi mai solcati prima.

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