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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson.
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Titolo originale The Best Offer.
Drammatico,
durata 124 min.
- Italia 2012.
- Warner Bros Italia
uscita martedì 1 gennaio 2013.
MYMONETRO
La migliore offerta
valutazione media:
3,57
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sfarzo prefabbricato scambiato per cinema noirdi Giammy cinematograficoFeedback: 467 | altri commenti e recensioni di Giammy cinematografico |
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lunedì 14 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alla sua decima opera Giuseppe Tornatore fa come nel suo capolavoro La leggenda del pianista sull'oceano il verso ad un certo tipo di immagine cinematografica fruibile: il cinema americano e le sue maestosità, le sue manie e megalomanie di comunicazione, le sue raffinatezze ed esagerazioni estetiche dannunzianesche. Quindi il regista di Bagheria confeziona ancora una volta un "kolossal d'autore in formato esportazione lusso" (P.Mereghetti) dove evidente appunto il bisogno smisurato del cineasta di sentirsi cineasta d'oltreoceano, ma anche di voler piacere al pubblico internazionale. Prendendo ciò come se fosse un pregio per congratularsi con critica e persone. E forse quest'eccessiva esterofilia visiva uno dei limiti di Tornatore e di questo film. Ma per fare un piccolo grande film che possa scaldare platee di tutto il pianeta a volte tutta questa fuffa non serve. anche con quattro monete si può sfornare un prodotto valido che nascono senza interesse, ne prima ne durante la realizzazione. Ne sono un esempio registi come Wang Bing, Lav Diaz o Bela Tarr, ma anche Lars Von Trier o il nostro Michele Frammartino, autori di superbi lavori artistici che non hanno bisogno di ammucchiare tanta roba d'arte per rendere le riprese del film belle inquadrature. In questo film l'arte e si celebrata ed esaltata, ma ne rimane un po' vittima. Anche lo stesso meccanismo narrativo della storia d'amore segnata dalla differenza d'età tra Geoffrey Rush e Silvia Hoeks qui e molto prevedibile e fa perdere la storia per strada. E possono apparire sfacciati gli omaggi ad Hugo Cabret nell'idea del robot costruito con pezzi trovati per terra o nella scena finale del ristorante praghese quanto non involontariamente ridicoli. Il meglio di questo film mezzo riuscito sono tuttavia la generosità cinefila del regista di voler tenere in piedi in chiave moderna un meccanismo di cinema ormai defunto alla Fritz Lang o alla Hitchcock, e di lasciare un piccolo testamento rivelando ancora una volta un amore troppo grande verso un qualcosa di cinema che il tempo nei suoi intrecci di tutti i giorni ha reso irrimediabilmente obsoleto. Infatti della stessa storia ne si risentono troppe forzature di attualità proprio come cura all'eccessiva anzianità del racconto. E poi la furbata finale della protagonista che scappa con i quadri sarebbe stata ancor più cruda se al posto di una donna ciò l'avesse fatto un uomo che si sarebbe finto omosessuale per rubarli ad un venditore omosessuale, ma pardon qui il venditore e eterosessuale, la ragazza era vergine e asociale. Tutto in regola con i sessi, proprio per non dar dispiacere a nessuno. E poi la mafia e i gay. No, per carità in questo film di prefabbricato sfarzo (buona la fotografia) scambiato per noir, avrebbero rovinato il tutto. Meglio non far pensare una volta tanto alla gente a queste cose che nel mondo del commercio affarista ormai non possono mancare. Questo film pero lo vuole nascondere. Ne 'La sconosciuta' su certe sfumature c'era più sincerità.
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