Titolo originale | Erwin Wurm - Der Künstler der die Welt verschluckt |
Titolo internazionale | Erwin Wurm - The Artist Who Swallowed the World |
Anno | 2012 |
Genere | Documentario |
Produzione | Austria, Svizzera, Germania |
Durata | 52 minuti |
Regia di | Laurin Merz |
Attori | Erwin Wurm . |
MYmonetro | 2,96 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 aprile 2014
Erwin Wurm è particolarmente celebre per le sue "One Minute Sculpture", in cui egli stesso posa per breve tempo ipotizzando nuove relazioni con gli oggetti quotidiani.
CONSIGLIATO SÌ
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Erwin Wurm, artista che ha rivoluzionato il linguaggio dell'arte contemporanea, si racconta attraverso una serie di interviste approfondite e si lascia seguire durante l'allestimento di svariate installazioni nelle gallerie d'arte di tutto il mondo, da New York a Venezia, da Pechino a Miami, da Mosca a Vienna. Ne emerge il ritratto di un personaggio inquieto e in continuo movimento, con una tendenza al perfezionismo giustificata da una visione chiara dell'arte e della contemporaneità.
L'artista che ha ingoiato il mondo illustra il rapporto che Wurm instaura fra corpo e architettura, a partire dalla Narrow house che riproduce la casa genitoriale dell'artista come uno spazio angusto e soffocante, simbolo dei "confini della borghesia austriaca medio bassa", alla dimora grassa (e parlante) che, insieme all'automobile in sovrappeso, illustra il passaggio "dalla deformazione alla distruzione della forma".
L'interazione fra uomo e oggetto auspicata da Wurm si concretizza nelle Sculture per un minuto che hanno ridefinito il concetto di object permanence: "Quanto deve durare una cosa per definirla una scultura o piuttosto un'azione?", chiede Wurm in un'intervista. E nel corso del documentario invita assistenti, collaboratori, famigliari e visitatori a sedersi in un catino mettendosi un altro catino in testa per "provare ad essere per un minuto una conchiglia", o a rimanere in equilibrio su un'asse (da sdraiati), a infilarsi fra i braccioli di una sedia (cosa che fa lui stesso, in una delle scene più divertenti del documentario) o ad appoggiarsi a una parete sostenendosi solo con rotoli di carta igienica.
Le forme antropomorfe, l'ibridazione fra esseri umani e oggetti quotidiani appaiono nel documentario come le tappe di un percorso di riflessione dell'artista sul rapporto fra gli esseri umani e il reale e il regista svizzero Laurin Merz illustra quel processo creativo tramite le parole dell'artista e le immagini degli allestimenti. L'ironia che colora tutta l'opera di Wurm non impedisce all'artista di presentarsi come un lavoratore serio e instancabile, capace di arrabbiarsi a morte se un team di attrezzisti russi non riesce a mantenere in equilibrio un'automobile e di passare ore a sistemare un maglione sopra un incrocio di legni di scarto. Ma è la componente giocosa delle sue installazioni quella che il pubblico apprezza maggiormente, la stessa che ha conquistato in Red Hot Chili Peppers che si sono ispirati all'opera di Wurm per realizzare il video Can't stop.
L'artista che ha ingoiato il mondo esplora anche i legami famigliari di Wurm, a cominciare dal rapporto con il padre poliziotto che voleva che il figlio imparasse un mestiere "normale", per proseguire con l'anno terribile in cui l'artista ha perso entrambi i genitori e ha divorziato dalla prima moglie. Il documentario mostra i suoi figli grandi, la seconda moglie, la nuova bimba, ma restituisce soprattutto l'immagine di un uomo ossessionato dalla sua arte.
E poiché per Wurm gli aspetti interessanti dell'umanità sono "commozione, imbarazzo, derisione, fragilità", Merz procede ad illustrarceli attraverso le parole e i gesti dell'artista così come attraverso le reazioni di quanti lo circondano, compreso il gallerista convinto a posare in mutande in mezzo ad una strada di Pechino.