marbus
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sabato 5 febbraio 2011
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non siamo molto lontani dalla realtà
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Cosa differenzia questo film dagli altri che sono in cicrcolazione in questo periodo e sono bollati come nuova "commedia all'italiana"? Due cose : il fatto che Albanese è un attore e non un comico (come non lo erano certo Gassmann, Tognazzi,Sordi), viene dal teatro (anche se il presonaggio di Cetto La Qualunque è nato in televisione) e riesce a crare una maschera odiosa , volgare e cinica che è l'unica chiave efficace per guardare ai nostri tempi dove non si sa se il malcostume ha contaminato la politica o la malapolitica è entrata nei nstri costumi. E l'altro punto è proprio questo : lucidità di sguardo e intelligenza nell'affrontare in satira quello che altrove è stato affrontato in maniera tragica o - più inspiegabilmente - rendendo qasi dei "miti" nella loro malvagità personaggi delinquenziali ( vedi "il capo dei capi").
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Cosa differenzia questo film dagli altri che sono in cicrcolazione in questo periodo e sono bollati come nuova "commedia all'italiana"? Due cose : il fatto che Albanese è un attore e non un comico (come non lo erano certo Gassmann, Tognazzi,Sordi), viene dal teatro (anche se il presonaggio di Cetto La Qualunque è nato in televisione) e riesce a crare una maschera odiosa , volgare e cinica che è l'unica chiave efficace per guardare ai nostri tempi dove non si sa se il malcostume ha contaminato la politica o la malapolitica è entrata nei nstri costumi. E l'altro punto è proprio questo : lucidità di sguardo e intelligenza nell'affrontare in satira quello che altrove è stato affrontato in maniera tragica o - più inspiegabilmente - rendendo qasi dei "miti" nella loro malvagità personaggi delinquenziali ( vedi "il capo dei capi").
Se questo film fosse uscito solo qualche anno fa sarebbe stato un film divertente ma talmente iperbolico da essere considerato improbabile. Ora ci si chiede - paradossalmente - quanto Albanese, Manfredonia e autori abbiano dovuto lavorare per sottrazione. Si ride spesso , ma di una risata amara.
Per quelli che amano "u pilu, i soldi e il cemento armato". Vi ricorda qualcuno?
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[+] maschera odiosa, chiave dei tempi
(di vecchiaragazza)
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madeo87
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lunedì 24 gennaio 2011
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laqualunque vince in tutti i sensi
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Cetto Laqualunque vince e con lui anche Albanese. E' un film che non fa soltanto ridere ma anche pensare al momento politico e sociale che stiamo vivendo in questo periodo in Italia. Le analogie tra Cetto Laqualunque e Berlusconi sono palesi, così come palese è il riferimento al figlio di Bossi, "il Trota", con il personaggio che nel film interpreta il ruolo di Melo ( figlio di Cetto). Nel film le battute non mancano (anche se spesso per un non-calabrese sono difficili da capire), e nonostante sia una pellicola comica ci sono momenti in cui si prova un disperato senso di angoscia nel momento in cui ci si accorge che quello che Albanese mette in scena con leggerezza e sarcasmo sia una realtà disastrosa con cui tutti i giorni dobbiamo fare a pugni.
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Cetto Laqualunque vince e con lui anche Albanese. E' un film che non fa soltanto ridere ma anche pensare al momento politico e sociale che stiamo vivendo in questo periodo in Italia. Le analogie tra Cetto Laqualunque e Berlusconi sono palesi, così come palese è il riferimento al figlio di Bossi, "il Trota", con il personaggio che nel film interpreta il ruolo di Melo ( figlio di Cetto). Nel film le battute non mancano (anche se spesso per un non-calabrese sono difficili da capire), e nonostante sia una pellicola comica ci sono momenti in cui si prova un disperato senso di angoscia nel momento in cui ci si accorge che quello che Albanese mette in scena con leggerezza e sarcasmo sia una realtà disastrosa con cui tutti i giorni dobbiamo fare a pugni. Degna di nota è l'interpretazione di Rubini nel ruolo dello stratega politico "Gerry Salerno". Concludo dicendo però, che spesso la realtà fa ridere (o piangere) più di un film tragicomico.
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everlong
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venerdì 28 gennaio 2011
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manca qualcosa..
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Probabilmente in virtù della congiuntura politica in cui l'Italia, suo malgrado, è costretta ad annaspare in questo periodo, da un film così atteso ci si aspettava di più. La sensazione è che manchi qualcosa e non soltanto dal punto di vista formale (specialmente nella seconda parte ci sono dei cali di ritmo con scene un po' superflue e ridondanti), ma soprattutto dal punto di vista critico. Manca il coraggio di affondare la lama, di rendere questo lavoro qualcosa di più di una semplice commedia da ridere basata su un personaggio di grande successo. Un personaggio che comunque soddisfa le aspettative di chi, in questo film, non esigeva altro che vedere Cetto La Qualunque in gran forma.
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Probabilmente in virtù della congiuntura politica in cui l'Italia, suo malgrado, è costretta ad annaspare in questo periodo, da un film così atteso ci si aspettava di più. La sensazione è che manchi qualcosa e non soltanto dal punto di vista formale (specialmente nella seconda parte ci sono dei cali di ritmo con scene un po' superflue e ridondanti), ma soprattutto dal punto di vista critico. Manca il coraggio di affondare la lama, di rendere questo lavoro qualcosa di più di una semplice commedia da ridere basata su un personaggio di grande successo. Un personaggio che comunque soddisfa le aspettative di chi, in questo film, non esigeva altro che vedere Cetto La Qualunque in gran forma. Albanese e Manfredonia, comunque, dimostrano, ancora una volta, una grande capacità espressiva e una estrema versatilità (si pensi a E' già ieri, riadattamento dello storico Ricomincio da capo, o anche a Giorni e Nuvole). Eppure questi grandi mezzi non sono stati sfruttati in modo adeguato in Qualunquemente, un film che forse avrebbe dovuto pretendere qualcosa in più, che avrebbe dovuto ambire ad una più accentuata fusione tra una comicità grottesca ed una critica amara all'attualità politica e sociale italiana. Da sottolineare, infine, un Sergio Rubini che appare fuori luogo e incapace di esprimersi per l'ottimo attore che è, forse troppo vincolato ad un contesto inevitabilmente rigido, dovuto alla straripante ed ingombrante personalità di Albanese, o meglio, di Cetto La Qualunque.
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misterix
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domenica 20 febbraio 2011
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mi ricorda la campagna politica di un politico....
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Film molto divertente, pero' bisogna pensare che in alcune parti d'italia è davvero cosi che va la politica!!!
Manca di originalita' perche' non c'e' nulla di nuovo nel film che non si è visto gia nella campagna politica delle scorse elezioni nazionali XD XD XD
fra gite pagate x avere il voto, voti comprati, false promesse, far finta che va tutto bene mentre il paese va a rotoli XD XD XD
Ne nello svolgersi di questa legislatura, fra' prostitute, festiini, e gente che va in galera al posto di altri con carte false XD XD XD
cmq vale la pena vederlo, riderci su e riflettere tanto su come siamo davvero messi in Italia co' stì politici!!!
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brian77
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domenica 30 gennaio 2011
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ma la realtà è più grottesca...
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Una fotografia dell'Italia profonda, della sua voglia di illegalità, della sua indifferenza morale, niente da dire. Ma da quel punto di vista coglie solo gli aspetti più pittoreschi e di costume della faccenda, in quanto tralascia la sostenza più importante: lo smantellamento della scuola e della sanità pubblica per favorire scuole e sanità private, la precarizzazione sistematica del lavoro, l'abbattimento delle difese sindacali e dei diritti dei lavoratori ecc. Non spetta a un film farlo, per carità, ed è anche vero che il culto dell'illegalità è all'origine di tutto: ma il problema è che poi una qualsiasi puntata di Porta a Porta risulta molto più grottesca del film.
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Una fotografia dell'Italia profonda, della sua voglia di illegalità, della sua indifferenza morale, niente da dire. Ma da quel punto di vista coglie solo gli aspetti più pittoreschi e di costume della faccenda, in quanto tralascia la sostenza più importante: lo smantellamento della scuola e della sanità pubblica per favorire scuole e sanità private, la precarizzazione sistematica del lavoro, l'abbattimento delle difese sindacali e dei diritti dei lavoratori ecc. Non spetta a un film farlo, per carità, ed è anche vero che il culto dell'illegalità è all'origine di tutto: ma il problema è che poi una qualsiasi puntata di Porta a Porta risulta molto più grottesca del film. E' il problema della satira nell'Italia di oggi: chi ci governa è molto peggiore e la sua minaccia molto più articolata di quanto un povero comico riesca a fare.
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renato volpone
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lunedì 31 gennaio 2011
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il racconto di un'italia che non vorremmo
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La comicità che ci si aspetta da questo film si tramuta in una grottesca farsa dei mali che affliggono il nostro paese. Il personaggio di Cetto Laqualunque nella sua naturale tranquillità calpesta ogni senso di moralità e lascia il pubblico con l'amaro in bocca, lo stesso amaro che proviamo quando andiamo a leggere le pagine di cronaca, i fatti di corruzione, di abusivismo, di prevaricazione. Il pretesto del comico apre la pagina su un realismo portato all'esasperazione, ma drammaticamente vero.
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donpedrito
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mercoledì 26 gennaio 2011
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l'istruttiva parabola politica di un mafioso
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Un grande Antonio Albanese, interpreta le origini politiche del famoso personaggio calabrese Cetto La Qualunque, in una commedia tanto triste quanto divertente come solo i comici più bravi sanno realizzare. Convinto dai suoi colleghi malavitosi a "scendere in politica" per contrastare un pericoloso rigurgito di legalità, Cetto si adopera in tutti i modi, legali e, principalmente, meno legali, per vincere le elezioni a sindaco contro l'onesto maestro De Santis. La storia è discretamente congegnata, con richiami evidenti all'attuale situazione politica e sociale: dall'ossessione sessista al decantato disprezzo per la cultura (in alcuni ambienti quasi un titolo di merito) e per l'interesse pubblico ("mi è stato chiesto se vengo eletto cosa intendo fare per i poveri bisognosi: na beata minchia!"), per finire al clientelarismo e nepotismo più sfacciato ("questo è mio figlio Melo e quindi per legge prossimo vice-sindaco").
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Un grande Antonio Albanese, interpreta le origini politiche del famoso personaggio calabrese Cetto La Qualunque, in una commedia tanto triste quanto divertente come solo i comici più bravi sanno realizzare. Convinto dai suoi colleghi malavitosi a "scendere in politica" per contrastare un pericoloso rigurgito di legalità, Cetto si adopera in tutti i modi, legali e, principalmente, meno legali, per vincere le elezioni a sindaco contro l'onesto maestro De Santis. La storia è discretamente congegnata, con richiami evidenti all'attuale situazione politica e sociale: dall'ossessione sessista al decantato disprezzo per la cultura (in alcuni ambienti quasi un titolo di merito) e per l'interesse pubblico ("mi è stato chiesto se vengo eletto cosa intendo fare per i poveri bisognosi: na beata minchia!"), per finire al clientelarismo e nepotismo più sfacciato ("questo è mio figlio Melo e quindi per legge prossimo vice-sindaco"). Ma la frase che sintetizza perfettamente il senso di questa pellicola, ben diretta da Giulio Manfredonia ed interpretata da un cast credibile tra cui Sergio Rubini, è quella pronunciata da Cetto durante il comizio di chiusura della campagna elettorale: "io sono la realtà, voi siete la fiction!"
Il film è destinato a diventare un cult della comicità italiana grazie anche ad una serie di gag esilaranti che, potete scommetterci, saranno replicate infinite volte nelle serate tra amici.
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olgadik
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venerdì 28 gennaio 2011
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surreale e cattivo
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Per evitare equivoci: il personaggio Cetto fu creato dall’attore circa 8 anni fa e il film era in lavorazione da quasi due anni. Niente perciò intenti pubblicitari di parte relativi ai fatti recenti che toccano il Presidente del Consiglio (fa effetto usare la maiuscola che qualche volta “significa”), ma solo una di quelle preveggenze d’artista che conosce bene vizi e difetti di buona parte di noi italiani. Ed eccolo il film involontariamente neorealista ma coloratissimo, volgare, surreale, iperbolico e kitsch. Anche troppo, se vogliamo, perché il suo iperrealismo a volte soffoca la recitazione e il testo, offuscando un po’ il personaggio.
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Per evitare equivoci: il personaggio Cetto fu creato dall’attore circa 8 anni fa e il film era in lavorazione da quasi due anni. Niente perciò intenti pubblicitari di parte relativi ai fatti recenti che toccano il Presidente del Consiglio (fa effetto usare la maiuscola che qualche volta “significa”), ma solo una di quelle preveggenze d’artista che conosce bene vizi e difetti di buona parte di noi italiani. Ed eccolo il film involontariamente neorealista ma coloratissimo, volgare, surreale, iperbolico e kitsch. Anche troppo, se vogliamo, perché il suo iperrealismo a volte soffoca la recitazione e il testo, offuscando un po’ il personaggio. Le battute però sono sottili ed amarissime, piccoli capolavori di concisione: “Come si chiama la figlia della nuova compagna?” “Non me lo ricordo… la madre si chiama Cosa”. “Questi vogliono fare tutto nella legalità!” “Ma è legale una cosa del genere?”. “Melo, togliti il casco, sennò i compagni pensano che sei poco virile…”. L’ultima battuta che ho citato è rivolta al figlio maggiore ed è un elemento della linea di rieducazione studiata da Cetto per il ragazzo che ha il torto di essere buono, sensibile e rispettoso degli altri. Come a dire che con modelli di un certo tipo non c’è futuro che possa cambiare. Anzi è bene che il giovanetto vada in galera per evitarla al genitore e per imparare a diventare uomo vero, cosa che accadrà regolarmente. La politica del personaggio di Antonio Albanese, tornato nella natia Calabria dopo quattro anni di latitanza nell’America del Sud, è fatta solo di interesse personale, nel disprezzo totale delle regole. I voti si comprano promettendo “pilu” per tutti, l’oppositore politico va fermato con metodi mafiosi, in chiesa si va per farsi vedere. Al riguardo, esilarante la scena in cui Cetto, abbigliato con un completo a righe che riproducono il suo nome, inveisce aspramente contro il sacerdote perché, dicendo la messa, disturba le sue telefonate al cellulare. A completare il caravanserraglio della casa sontuosamente orribile, dove si muove un’umanità fatta di amici servili, doppie mogli ignorate, figli inermi, tutti sgargianti in abiti che superano per eccentricità le assurde creazioni di certi stilisti, arriva anche il guru Sergio Rubini, che deve perfezionare le strategie della campagna elettorale del candidato sindaco La Qualunque. Quest’ultimo personaggio si caratterizza per cercare ispirazione e raccoglimento nelle teorie orientali, molto rivedute e corrette. Il mondo che il film dipinge è davvero disgustoso, ma, come si sa, la realtà supera la fantasia e veder vincere le elezioni da quell’uomo che promette ponti di “pilu” sullo stretto e anche un tunnel “perché un buco mette allegria”, è un pugno nello stomaco, se si pensa a che paese corrotto e grottesco siamo diventati. Ancora una volta un paese cafone, parola che uso non certo nell’accezione ottocentesca né in quella che andava di moda nei salotti borghesi di una volta. Ridotte a bivacco di volgarissimi individui questa volta sono le istituzioni.
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[+] poche parole
(di barbara simoncini)
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leooooo
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mercoledì 23 febbraio 2011
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divertente e simpatico, ma non mi ha convinto.
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il film scritto e diretto quasi completamente da Albanese è sicuramente un bel film: belle molte battute (anche se la maggiorparte gia viste nel trailer) che comunque ti fanno sorridere e/o ridere, ma è fatto bene anche dal punto di vista tecnico (attori bravi e azzeccati...).
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fe_che
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lunedì 31 gennaio 2011
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onda calabra
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Era decisamente difficile creare un film sul personaggio di Cetto La Qualunque, già forse "trito e ritrito" dalla tv. Eppure Antonio Albanese ce l'ha fatta.
Cetto è un uomo piccolo, cinico, spietato, senza setimento, senza arte nè parte, senza ragione nè religione, senza morale nè ideale, che pure decide, per spirito di opposizione alla legalità, di candidarsi come sindaco di un paese calabro. Il suo oppositore, De Sanctis, nulla può contro i suoi metodi arcaici di ottenere consenso, ingaggiando anche un consulente d'immagine, Sergio Rubini.
Non fa solo ridere. Fa paura dover ammettere che forse è anche specchio di una realtà che fa riflettere.
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