Qualunquemente |
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Un film di Giulio Manfredonia.
Con Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Davide Giordano.
continua»
Commedia,
durata 96 min.
- Italia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 21 gennaio 2011.
MYMONETRO
Qualunquemente
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Infattamente mi chiedono che farò per i bisognosi!di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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mercoledì 12 agosto 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
QUALUNQUEMENTE (IT, 2010) diretto da GIULIO MANFREDONIA. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, SERGIO RUBINI, LORENZA INDOVINA, NICOLA RIGNANESE, DAVIDE GIORDANO, MARIO CORDOVA, LUIGI MARIA BURRUANO, SALVATORE CANTALUPO
Uno spettro si aggira per la Calabria: è lo spettro della giustizia. La località marittima a nome Marina di Sopra è in attesa delle elezioni comunali, ma il candidato sindaco Giovanni De Santis promette, con estremo malumore della fazione criminale del paese, un rinnovamento a base strettamente e unicamente legale. Fortuna vuole (per i simpatici malfattori, chiaramente) che rientra nella terra natale, dopo quattro anni di latitanza, il politico Cetto La Qualunque, da sempre idolo delle folle e di quello schieramento che aborrisce la legge e, come il suo insostituibile fomentatore, fa ogni cosa per arginarla e far trionfare il crimine. Viene dunque proposto a Cetto di candidarsi come sindaco, e lui, dopo alcune riflessioni, accetta: ovvio che i punti fondamentali del suo programma saranno il cemento armato e il sesso (rappresentato dal "pilu", che dà anche il nome al partito da lui guidato). Per battere il malaugurato De Santis è pero necessario l’aiuto di un esperto in scienze politiche, e questo appoggio viene trovato nella figura eccentrica ma pur sempre austera di Gerry Salerno, politologo amante della meditazione orientale che dà a Cetto i consigli necessari per guadagnare il più ampio consenso elettorale e conquistare un maggior numero di voti nei sondaggi. Quando arriva il fatidico election day, la dea bendata regala i suoi favori al Partito du Pilu: a forza di loschi maneggi, intimidazioni al concorrente avversario e giochi che più sporchi non si potrebbe, Cetto diventa finalmente il primo cittadino di Marina di Sopra. È una vittoria senza precedenti: il politico calabrese infidamente corrotto festeggia con i suoi sostenitori e promette la costruzione di un ponte, naturalmente tutto di cemento armato. Qualche critico sostiene che il cinema, per Albanese, rappresenti soltanto una scusa per veicolare e modellare i personaggi che lo hanno reso celebre sui palcoscenici teatrali, e non costituiscano pertanto un’autentica messa alla prova che, cinematograficamente parlando, dovrebbe arricchire un consueto bagaglio recitativo. Ma son giudizi che cadono in errore: l’attore di Olginate (che comunque è perfettamente a suo agio nelle parlate tipiche dell’Italia meridionale, malgrado le origini lombarde) migliora in questo caso uno dei suoi caratteri più azzeccati interpretandolo nel contesto di una storia che sa divertire magari insozzandosi di antipatie per un bizzarro e antieroico protagonista, ma evitando il gusto della scurrilità più oscena e abbracciando piuttosto un discorso che vede al proprio fulcro una comicità gestuale e verbale che stupisce per la varietà e l’ampiezza inesauribili di un repertorio mai troppo sfruttato. Ad affiancare Albanese emergono: un S. Rubini che si fa passare per milanese pur non riuscendo sempre a nascondere l’inflessione barese, che pretende una puntualità spaccata al secondo e che snocciola suggerimenti politici pretendendo un’esecuzione millimetrica; una L. Indovina isterica, passionalmente gelosa e iperattiva nella parte di Carmen, la moglie tradita di Cetto; un L. M. Burruano che interpreta con la sua abituale mistura di humour nero e caricatura imbestialita uno fra i più influenti ammiratori di La Qualunque; e anche un S. Cantalupo (comparso due anni prima in Gomorra di Matteo Garrone) funzionale nel ruolo del timoroso e impacciato esponente dell’ala integerrima del paese, costantemente preda del rigore moralistico e mira dei motteggi più feroci. È comunque un comico in chiave satirica e, volendo, pure un po’ licenziosa che merita almeno un applauso per la sacrosanta lucidità, a tratti anche dissacrante, con cui mette a nudo un sistema tutt’altro che semplicemente regionale, il quale ha molti conti in sospeso e parecchi debiti col senso più genuino e autoreferenziale di una giustizia estesa su scala nazionale. Prodotto da Domenico Procacci. Distribuiscono Medusa e 01. Stroncato da una larga fetta della critica nostrana, ma premiato da un successo al box office ben più che discreto.
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