dano25
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mercoledì 16 febbraio 2011
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qualunquemente riflettevolmente
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nascosto nella comicità di un personnaggio storico del piccolo schermo, Antonio Albanese esaspera ma inquadra una realtà politica calabrese purtroppo ancora viva nei piccoli paesi del sud. Dietro questa realtà, il film respira aria di sano divertimento con battute semplici e coinvolgenti e con personaggi folkloristici che colorano e riempiono lo schermo di allegria. Il personaggio di Cetto era famoso già prima di diventare sindaco ma nel film si esalta con il ritorni dalla latitanza con famiglia a carico (almeno a vista, un figlio da reinventare ed uno stuolo di amici che lo incoraggiano e lo adorano. Nello stile del più coatto Verdone, Albasene tira fuori un'interpretazione niente male per un film che certo non passerà alla storia ma che non verra dimenticato facilmente tanto quanto il personaggio di Cetto.
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nascosto nella comicità di un personnaggio storico del piccolo schermo, Antonio Albanese esaspera ma inquadra una realtà politica calabrese purtroppo ancora viva nei piccoli paesi del sud. Dietro questa realtà, il film respira aria di sano divertimento con battute semplici e coinvolgenti e con personaggi folkloristici che colorano e riempiono lo schermo di allegria. Il personaggio di Cetto era famoso già prima di diventare sindaco ma nel film si esalta con il ritorni dalla latitanza con famiglia a carico (almeno a vista, un figlio da reinventare ed uno stuolo di amici che lo incoraggiano e lo adorano. Nello stile del più coatto Verdone, Albasene tira fuori un'interpretazione niente male per un film che certo non passerà alla storia ma che non verra dimenticato facilmente tanto quanto il personaggio di Cetto. Votate La Qualungue è guardatevi rilassatamente e simpaticamente il film.
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giofredo'
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lunedì 24 gennaio 2011
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dietro l'aspetto canzanatorio e burlesco c'e ...
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verosimilmente una degli aspetti piu' cominci e , mi ripeto,verosimilmente un appesentimanto,giustificato sotto certi apetti, di una relta' per niente da ridere ( nonostante Albenese ci sia riuscito); e inutile quanto nella sua vena artistica, si evedenzia sistemalogicamente, lo zoccolo duro che nonostante tutto si ridiminsiona, in poche e insistenti e martellanti temi.
Comunque senza prolungarmi ulterioalmente, ho trovato il film...divertente.
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chiarialessandro
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mercoledì 26 gennaio 2011
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cetto la qualunque colpisce ancora! riso amaro.
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Albanese e Manfredonia sono (nei rispettivi campi di attore e regista) decisamente versatili e lo dimostrano opere come “E’ già ieri” (in cui il primo interpreta la parte di un personaggio straniato ed il secondo ci regala la visionarietà di un film dalla bellezza abbacinante nella sua delicatezza narrativa), “La seconda notte di nozze” (dove Antonio incarna un dolcissimo sognatore tenacemente arrampicato sui suoi cirri), “Giorni e nuvole” (nel quale sempre lui mostra la drammaticità del fallimento imprenditoriale e familiare), “Questione di cuore” (entro cui riesce a coniugare magistralmente paranoia e virile amicizia) o “Si può fare” (esilarante commedia di Giulio dalla quale, chi porta la testa sulle spalle non solo perché testa e spalle sono collegate, non può uscire senza porsi delle domande).
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Albanese e Manfredonia sono (nei rispettivi campi di attore e regista) decisamente versatili e lo dimostrano opere come “E’ già ieri” (in cui il primo interpreta la parte di un personaggio straniato ed il secondo ci regala la visionarietà di un film dalla bellezza abbacinante nella sua delicatezza narrativa), “La seconda notte di nozze” (dove Antonio incarna un dolcissimo sognatore tenacemente arrampicato sui suoi cirri), “Giorni e nuvole” (nel quale sempre lui mostra la drammaticità del fallimento imprenditoriale e familiare), “Questione di cuore” (entro cui riesce a coniugare magistralmente paranoia e virile amicizia) o “Si può fare” (esilarante commedia di Giulio dalla quale, chi porta la testa sulle spalle non solo perché testa e spalle sono collegate, non può uscire senza porsi delle domande). Che cosa ci si poteva aspettare da un tale connubio? Nient’altro che “Qualunquemente”, feroce, cruda, realistica, scoppiettante e devastante satira, riflesso di quella realtà in cui siamo immersi e restiamo in apnea, caleidoscopico e premonitore affresco del mondo circostante, sintesi degli italici vizi (virtù, ad onor del vero, se ne vedono pochine); il tutto incastonato in un meraviglioso e difficile equilibrio tra grottesco, comico e drammatico nonché cesellato grazie ad una infinita serie di battute ed inquadrature, di alcune delle quali è impossibile non fare almeno un cenno per dare un’idea di ciò che attende lo spettatore: il razzismo dichiarato e la concezione della donna oggetto (l’amante che non viene chiamata per nome ma solo e sempre “cosa”) usata esclusivamente per il raggiungimento del piacere sessuale, da soli o nel corso di qualche piccola ed innocente orgetta con amici; l’importanza dell’apparenza nelle relazioni sociali (non a caso viene chiamato il consulente – consigliere che condurrà alla vittoria o si inizia a frequentare la chiesa); il disprezzo totale per le leggi e le regole (mai pagare le tasse!); la raccomandazione eletta a criterio di vita (parentopoli); il ribaltamento di ciò che dovrebbe essere unanimemente acclarato (quando Cetto, in chiesa, comincia a parlare al cellulare non pensa di essere lui ad infastidire fedeli e sacerdote bensì che sia il prete a dargli fastidio perché non smette di parlare); l’utilizzo strumentale degli anziani (la vecchietta abbandonata per strada perché commette l’errore di confidare che non avrebbe votato per lui); la piaga dei voti comprati con i soldi; il fastidio che creano i poveri quando sperano (o addirittura osano chiedere) di poter avere qualcosa in più; la necessità del potere mediatico, che arriva ad annullare i nemici; la farsa delle false promesse elettorali….. E chi più ne ha più ne metta; il frullatore è pronto per girare ancora!
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hollyver07
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lunedì 31 gennaio 2011
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"...se cercate il colpevole..."
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"...ancora una volta se cercate il colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio!..." La precedente frase è tratta da un altro film: V per Vendetta. In detta pellicola, tratta da un comics e decisamente più aggressiva nei contenuti, si narravano le gesta di un solitario vendicatore che lottava contro un sistema dispotico ecc. ecc.. Cosa c'entra, direte voi, con il film "Qualunquemente"? Semplice... la frase in grassetto, ovvero se cerchiamo il colpevole basta guardarsi allo specchio perchè ad essere un "Cetto La Qualunque" siamo davvero in tanti, forse troppi.
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"...ancora una volta se cercate il colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio!..." La precedente frase è tratta da un altro film: V per Vendetta. In detta pellicola, tratta da un comics e decisamente più aggressiva nei contenuti, si narravano le gesta di un solitario vendicatore che lottava contro un sistema dispotico ecc. ecc.. Cosa c'entra, direte voi, con il film "Qualunquemente"? Semplice... la frase in grassetto, ovvero se cerchiamo il colpevole basta guardarsi allo specchio perchè ad essere un "Cetto La Qualunque" siamo davvero in tanti, forse troppi. Semmai... è da chiedersi se simili forme di denuncia (perdonate il parolone) si debbano condividere solo sul "grande schermo" e non tramite mezzi di comunicazione più idonei
Per quanto concerne il film, inteso a struttura, recitazione e regìa, mi è parso valido ed apprezzabile sotto ogni aspetto. Complimenti alla troupe.
Saluti
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chetelodicoafare
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mercoledì 8 febbraio 2012
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ci si aspettava di più...
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Un film divertente ma non quanto lo è il personaggio in tv. La trasposizione del personaggio di Albanese è fallita sia perchè il suo "sindaco truffaldino" è stato "ripulito e ammorbidito" e sia perchè nel frattempo i politici veri sono finiti in scandali forse peggiori. L'onorevole Cetto La Qualunque esce ridimensionato da un film che lo vede amante degli eccessi sia pur non eccedendo granchè. La piscin in cui si sollazza con tanto di compagnia femminileè poco più di una vasca da bagno... Fuoriluogo ed esagerata la scena della vettura di De Santis fatta saltare in aria di fronte al ristorante del suo avversario.
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Un film divertente ma non quanto lo è il personaggio in tv. La trasposizione del personaggio di Albanese è fallita sia perchè il suo "sindaco truffaldino" è stato "ripulito e ammorbidito" e sia perchè nel frattempo i politici veri sono finiti in scandali forse peggiori. L'onorevole Cetto La Qualunque esce ridimensionato da un film che lo vede amante degli eccessi sia pur non eccedendo granchè. La piscin in cui si sollazza con tanto di compagnia femminileè poco più di una vasca da bagno... Fuoriluogo ed esagerata la scena della vettura di De Santis fatta saltare in aria di fronte al ristorante del suo avversario. Sfruttato al minimo proprio il personaggio di De Santis e il contradditorio nonchè la rivalità con Cetto che rimane comunque un personaggio fortissimo.
Il film è vivace ed è ricco di spunti divertenti più che di battute ma non rende quanto gli "episodi" raccontati da Albanese in tv. Il contraddittorio offerto dalle voci della Gialappa's Band non viene interpretato ne da De Santis avversario politico ne da altri personaggi come il carabiniere "integerrimo" di inizio film che pian piano sparisce. Lo spunto per il personaggio del figlio dell'onorevole "Melo" è buono. Il rapporto piuttosto difficile tra padre scapestrato e figlio "timido e insicuro" regala al film i momenti migliori.
Un film comico ma che è anche satira. Forse si voleva far pensare e riflettere troppo. Ne ha perso in slancio. Da ridere senza dubbio ma ci si aspettava di più...
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iuriv
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domenica 5 luglio 2015
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un po' così.
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Cetto Laqualunque è un personaggio creato da Antonio Albanese per piccole scenette, attorno al quale si è deciso di costruire una storia più strutturata.
Fin da quando l'istrione compare in scena, si nota subito come il regista cerchi, attraverso le immagini, di risaltare il suo culto della personalità, lo scarso rispetto per la legalità (vissuta come un'offesa) e la cafoneria con cui il soggetto tratta tutti.
Si tratta di una caratterizzazione dai toni marcati che vuole andare a raffigurare, con semplici tratti, quelli che sono i maggiori difetti percepibili di alcuni elementi della classe emergente italiana, pieni di parole ed estetica, ma privi di morale e reale utilità per la comunità che rappresentano.
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Cetto Laqualunque è un personaggio creato da Antonio Albanese per piccole scenette, attorno al quale si è deciso di costruire una storia più strutturata.
Fin da quando l'istrione compare in scena, si nota subito come il regista cerchi, attraverso le immagini, di risaltare il suo culto della personalità, lo scarso rispetto per la legalità (vissuta come un'offesa) e la cafoneria con cui il soggetto tratta tutti.
Si tratta di una caratterizzazione dai toni marcati che vuole andare a raffigurare, con semplici tratti, quelli che sono i maggiori difetti percepibili di alcuni elementi della classe emergente italiana, pieni di parole ed estetica, ma privi di morale e reale utilità per la comunità che rappresentano.
Un film di denuncia, quindi, che vuole utilizzare la satira per spiattellare in faccia al pubblico una realtà che conosce bene, ma dalla quale forse non si vuole davvero staccare.
Ma soprattutto questo è un film che non funziona.
Manfredonia rispolvera uno dei personaggi più di successo della carriera di Albanese, con tanto di nemesi e corollario di soggetti poco raccomandabili. Però, nella costruzione della trama, non si capisce bene dove gli autori vogliano andare a parare.
I caratteri in gioco sono talmente caricaturali da essere degni di una commedia demenziale. Il ritmo, però, non ha lo spirito travolgente di questo genere e si arrotola attorno a una storia esile con pochissimi spunti. Non c'è una seria intromissione degli antagonisti, messi all'angolo da una sceneggiatura che per loro propone pochissimo spazio.
Il risultato è un film che non fa ridere e questa è la cosa peggiore in assoluto. Qualche scena è divertente, ma si perde in un marasma di minuti in cui la vicenda sembra cercare di raggiungere la distanza senza troppe idee.
Recitazione non sempre adeguata e sfondo poco caratterizzato fanno il resto, macchiando una pellicola con potenzialità poco sfruttate.
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aristoteles
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martedì 24 novembre 2015
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cettamente sufficiente
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Simpaticamente rappresentativo del male più profondo del nostro Paese : La Politica.
Laqualunque è un personaggio orrendo,blasfemo,mafioso e ignorante ma sopratutto è uno che passa sopra i diritti delle persone e non ha coscienza etica proprio come tanti ambigui individui che governano.
E purtroppo,aggiungo,li votiamo noi.
Purtroppo,anche i migliori,una volta arrivati a sedersi su determinate poltrone,deludono.
Quindi è il sistema politico che non funziona ed Albanese lo prende volentieri in giro.
A parte il "correttamente politico o non" ci sono nel film sufficienti momenti di svago per due ore che passano tutto sommato veloci.
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Simpaticamente rappresentativo del male più profondo del nostro Paese : La Politica.
Laqualunque è un personaggio orrendo,blasfemo,mafioso e ignorante ma sopratutto è uno che passa sopra i diritti delle persone e non ha coscienza etica proprio come tanti ambigui individui che governano.
E purtroppo,aggiungo,li votiamo noi.
Purtroppo,anche i migliori,una volta arrivati a sedersi su determinate poltrone,deludono.
Quindi è il sistema politico che non funziona ed Albanese lo prende volentieri in giro.
A parte il "correttamente politico o non" ci sono nel film sufficienti momenti di svago per due ore che passano tutto sommato veloci.
Una cafonaggine che a volte fa sorridere e a volte infastidisce,ma quando Cetto si muove ed "insegna" sicuramente fa la sua figura.
Cinico ma con toni leggeri.
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andaland
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giovedì 27 gennaio 2011
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albanese ispirato
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La bellezza del film sta nell'essere una caricatura (neppure troppo) della realtà, di alcuni modi di essere dei politici e della gente del sud.
Si ride, ma si riflette anche sulla somiglianza con tante attuali condizioni del nostro paese.
In sala un paio di persone se ne sono andate prima della fine del film, forse non hanno apprezzato o capito lo spirito sarcastico dello stesso.
Complmenti ad Albanese che è riuscito a fare un film intero utilizzando un suo personaggio e riuscendo a valorizzarlo in modo decisamente azzeccato.
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geppi
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giovedì 10 febbraio 2011
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vedibilmente.
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Qualunquemente è lo specchio dell'Italia di oggi. Non si ride, si sorride, ma il riso è amaro. Grottesco più che satirico. La trama è esile, ma il film si gioca tutto sulla caratterizzazione del personaggio di Cetto e le situazioni paradossali. Albanese è completamente nella parte. Highlight del film: il comizio. Vedibilmente.
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marce84
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domenica 13 febbraio 2011
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grottescamente politico
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La realtà che supera la fantasia: è una frase troppe volte usata, ma mai come stavolta instaura un perfetto parallelismo tra situazione politica attuale e reale e situazione surreale del politico inventato da Antonio Albanese. Il pregio del film è quello di essere una commedia che facendo sorridere fa riflettere, che nella sua amarezza fa pensare, che forse non farà ridere a crepapelle come altre commedie scanzonate e più leggere, vedi Checco Zalone; ma la commedia di Albanese pare essere più sofisticata, una sorta di denuncia nel fotografare la situazione politica di un paese del sud, che poi non sembra essere così troppo distante dal resto del paese.
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La realtà che supera la fantasia: è una frase troppe volte usata, ma mai come stavolta instaura un perfetto parallelismo tra situazione politica attuale e reale e situazione surreale del politico inventato da Antonio Albanese. Il pregio del film è quello di essere una commedia che facendo sorridere fa riflettere, che nella sua amarezza fa pensare, che forse non farà ridere a crepapelle come altre commedie scanzonate e più leggere, vedi Checco Zalone; ma la commedia di Albanese pare essere più sofisticata, una sorta di denuncia nel fotografare la situazione politica di un paese del sud, che poi non sembra essere così troppo distante dal resto del paese. Vengono messi a nudo, in particolar modo, utilizzando il tono grottesco e ironico, i meccanismi della propaganda: discorsi vuoti, promesse surreali, con riferimenti forti all’attualità. Si parla di giustizia “bastasa”, di abolizione dell’Ici, “tu mi voti e io ti sistemo”, il partito del Pilu con riferimento forte al modo in cui viene trattato il sesso femminile in una società che dovrebbe definirsi civile ed anche un cenno ai media e al loro essere sbilanciatamente a favore di un esponente. E’ il trionfo del male e si ride soprattutto per esorcizzarlo, perché il sorriso è spesso amaro e sospeso a metà. Perché l’ignoranza, il Qualunquismo, le violenze e le prevaricazioni non hanno alcun limite, tutto è portato all’estremo e al paradosso dal personaggio del politico ultracorrotto e amorale. E la fotografia non è ristretta solamente al piccolo paese del sud, ma si estende a tutta la penisola così come ci vuole indicare il finale del film. Spassoso, invece, il personaggio di Rubini: il meridionale del Nord che torna al Sud e violenta la sua natura genuina con una parlata tipicamente lombarda ed un contegno di sé che sa tanto di artificiale. “Infinemente” si tratta di un trionfo dell’ignoranza e dell’illegalità, per cui si può ridere e pensare, ma con un obiettivo di denuncia neanche troppo velato, perché davvero la realtà non superi troppo la fantasia e diventare complici di un Cetto La Qualunque è un pericolo che corriamo tutti noi ogni giorno. VOTO 6.5
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