Anno | 2011 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 114 minuti |
Regia di | Fabrizio Ferraro |
Attori | Luciano Levrone, Simona Rossi . |
Uscita | lunedì 12 dicembre 2011 |
Distribuzione | Movimento Film |
MYmonetro | 2,25 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 12 dicembre 2011
Incontratisi con un appuntamento al buio in un appartamento di Parigi, un uomo e una donna stabiliscono una relazione sessuale. Intorno a loro la città sembra continuare a vivere.
CONSIGLIATO NÌ
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Un uomo e una donna si incontrano in un appartamento di Parigi. È un appuntamento al buio, non si conoscono ma tra loro inizia una relazione sessuale estemporanea. Intanto la città continua a vivere e di giorno in giorno, di incontro in incontro, emergono sempre di più i sentimenti e le motivazioni dei due.
Con un'innegabile voglia di rimescolare le carte messe in tavola decenni fa da Ultimo tango a Parigi, questo film di Fabrizio Ferraro cerca l'assoluto in un bianco e nero netto e contrastato, rifiuta ogni concessione alla drammaturgia del racconto e vola più alto che può con la forma più austera e ricercata che può.
Il risultato però non è all'altezza delle premesse. La voglia di raccontare per silenzi e di suggerire un mondo in cui si siano perse le coordinate suona come velleità espressiva, il desiderio di esprimere gli ideali più alti suona come indecisione. Tutto sembra essere argomento della caccia al senso di Ferraro e di conseguenza nulla viene veramente catturato.
Con un atteggiamento che rasenta lo snobismo il film sembra rivendicare uno statuto passato e la qualifica di "cinema d'autore". Nel fare questo guarda a modelli vecchi di decenni (e, questa sì componente negativa, superati), cercando di ricominciare a battere percorsi di senso che oggi suonano terribilmente anacronistici.
L'isolamento, la solitudine nella metropoli, la mancanza di affetti e su tutto l'emergere, verso la fine del film, di una coscienza politica forte e dai valori fuori dal tempo, sono tutti stimoli che lo spettatore raccatta a forza lungo il film, con un salto pieno di fiducia nel fatto che quello sia il fine ultimo di una pellicola che, in realtà, sceglie di non operare alcun racconto, in questo isolandosi dallo spettatore.
Al culmine di questo processo espressivo in cui lentezza, silenzio e assenza di drammaturgia dominano il film, arriva il finale, in cui una barca naviga in tempo reale lungo un sottopassaggio della Senna per almeno 20 minuti, con solo i rumori ambientali ad accompagnarla. Un momento visivamente interessante, che poteva anche essere foriero di una riconquista di senso ma che, svincolato da qualsiasi intreccio, suona solo arrogante.
Concordo pienamente con Niola. Il film è di una lentezza arrogante. Inquadrature lunghissime in cui non succede nulla. Personaggi fermi e che non fanno niente. Non parlano, non si muovono. Il film sembra non finire mai. Il regista si è limitato a scegliere delle belle inquadrature svincolandosi dal raccontare una storia. Non può esserci un film senza storia.
Il paesaggio ci guarda, inquietante e infinito nella profondità dei campi lunghi, una Parigi in bianco e nero che scorre lenta come i bateaux mouches sulla Senna. L'esordio al lungometraggio di finzione di Fabrizio Ferraro, giovane documentarista fuori classe (Je suis Simone, Malgrado tutto, coraggio Francesco!) si ispira al film bruciato sul rogo della censura di Bernardo Bertolucci, Ultimo tango [...] Vai alla recensione »