Breve storia di lunghi tradimenti

Film 2011 | Drammatico, +13 104 min.

Regia di Davide Marengo. Un film con Maya Sansa, Michele Venitucci, Franco Ravera, Marina Rocco, Manuela Morabito. Cast completo Genere Drammatico, - Italia, 2011, durata 104 minuti. Uscita cinema giovedì 28 gennaio 2016 distribuito da Microcinema. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,78 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 28 gennaio 2016

Una miscela di azione, amore, intrighi, sullo sfondo della finanza globalizzata.

Consigliato sì!
2,78/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,05
CONSIGLIATO SÌ
Un potenziale aspro atto di accusa, ben costruito, ma che si stempera in un bank thriller carico di troppi deja vu.
Recensione di Giancarlo Zappoli
giovedì 28 gennaio 2016
Recensione di Giancarlo Zappoli
giovedì 28 gennaio 2016

Giulio Rovedo, che si sta separando dalla moglie che ancora ama, è un avvocato di una piccola banca che si trova all'improvviso coinvolto in un intrigo di livello internazionale. Il suo istituto è stato infatti acquisito da una banca d'affari dietro cui sta Joseph Milton, anziano magnate apparentemente rispettabile ed impegnato sul piano della salvaguardia dell'ambiente. Giulio, trascinato dalla nuova amministratrice Cecilia Schwarz, si ritrova in uno stato dell'America latina in cui governa un politico senza scrupoli che vuole entrare in possesso di un documento che autorizza lo sfruttamento di una vasta area sotto la quale si trova il prezioso litio, destinato a diventare il nuovo petrolio. Quel documento interessa anche a Milton che non si fa scrupoli per ottenere ciò che vuole.
Ispirato al romanzo omonimo di Tullio Avoledo del 2007 e presentato nel 2012 al Courmayeur Noir in festival riesce ora a raggiungere le sale questo film di Davide Marengo che nel frattempo ha già realizzato e presentato Un fidanzato per mia moglie. Il lasso di tempo intercorso tra la realizzazione e l'uscita nelle sale fa parte dei misteri della distribuzione nazionale, considerato anche che il cast non è certo di secondo piano.
Il film non corre comunque il rischio di essere ormai fuori tempo massimo perché il soggetto è purtroppo sempre attuale e le banche, sia a livello nazionale che mondiale, non sono certo private dell'attenzione dell'opinione pubblica. Quando poi si tratta di banche d'affari le tematiche che le coinvolgono sono spesso situate sul crinale tra economia e malaffare a livello planetario e questo offre un'ottima materia al cinema. Ci sono poi collaborazioni interessanti (come quella con l'importante rivista "Internazionale" per cui scrive la moglie di Rovedo) e omaggi curiosi. Perché la colonna sonora accoglie canzoni di un passato ormai lontano come "Parlami d'amore Mariù" e omaggia il maestro Augusto Martelli con un brano che aveva composto per Il dio serpente. Ma ciò che sorprende di più è l'uso del pontecorviano toponimo d'invenzione Queimada per lo stato sudamericano in cui si trova il giacimento di litio. Ovviamente ci si vuole ricordare con una citazione 'colta' quello che era già espresso a chiare lettere dalla sceneggiatura e cioè che gli agenti del colonialismo oggi sono gli istituti bancari.
Ciò che però rende il film di Marengo meno originale di quello che ci si sarebbe potuto attendere è una trama carica di luoghi comuni (il protagonista in crisi coniugale, la manager pronta a prendersi ciò che vuole uomini compresi, il grande vecchio che opera nell'ombra, i giornalisti coraggiosi, i killer in raddoppio e via enumerando). Se a ciò si aggiunge un finale in cui i colpi di scena (prevedibili o meno) si moltiplicano si ha la sensazione che quello che avrebbe potuto diventare un aspro atto di accusa ha finito con lo stemperarsi in un "bank thriller", come viene peraltro definito dalla produzione, carico di troppi deja vu.

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